24 Luglio 2017

«Per imparare bastava osservarlo». Cinque anni fa se ne andava Alberto Tridente

Da cinque anni l'amico Alberto Tridente non è più di questo mondo. In molti ne sentiamo la mancanza ma forse, nella caducità di ognuno, il “buttafuori del sole” (o il “destino” o quel che volete voi) gli ha fatto un regalo. Quello di fargli risparmiare l'amarezza di vedere andare a pezzi molto di quello in cui Alberto aveva creduto. Una cosa su tutte, il Brasile di Lula, di cui era amico fraterno.

Prima di andarsene, invece, Alberto un dono l'aveva fatto a noi. Un libro dal titolo “Dalla parte dei diritti” (Rosenberg & Sellier, 2011), la sua autobiografia, il racconto del suo Novecento. La vicenda umana e politica di un uomo che dalle presse di una piccola fabbrica del torinese dove inizia a lavorare a tredici anni arriva al Parlamento Europeo.

21 Luglio 2017

Terzo Statuto: processi, incroci, mediazioni, coraggio

di Federico Zappini *

(21 luglio 2017) Si potrebbe tagliare corto. L’operazione di manutenzione dello Statuto di Autonomia non è andata a buon fine. Non è il momento buono, meglio ripensarci poi. Non c’è il giusto clima – si dice – così come per la legge sullo ius soli e, sembra, per ogni argomento che preveda una minima messa in discussione della visione più complessiva del mondo. Venuta meno l’urgenza imposta della (fu) riforma costituzionale proposta da Matteo Renzi abbassare le ambizioni è diventata la parola d’ordine.

Se la questione si potesse risolvere tutta dentro la dimensione politica/partitica non sarebbe difficile spostare in avanti, posticipare, mettere in coda nell’agenda delle priorità. Temo però non ci sia permesso il lusso di evitare di prendere di petto la rivisitazione (non solo difensiva e non solo formale) del funzionamento dell’autogoverno e l’articolazione dell’infrastruttura – istituzionale, politica, sociale e culturale – dell’Autonomia. Lo spiega bene Francesco Palermo, mettendo in guardia chi con troppa facilità vorrebbe rottamare (va ancora di moda, purtroppo) il percorso fatto fin qui: “Attenzione a non rompere gli specchi solo perché non ci mostrano l’immagine che vorremmo. Anche perché, dicono i superstiziosi, rompere gli specchi porta male.”

15 Luglio 2017

Roma e le sue utopie quotidiane

Il terzo itinerario nell'ambito del "Viaggio nella solitudine della politica"

Città dove si percepisce in modo paradigmatico la crisi dei gruppi dirigenti. Luogo di verifica critica delle nuove forme della politica organizzata, verticale, personalistica, aleatoria, liquida. Luogo che ha trasformato la legalità in feticcio ideologico di una politica vuota.

Roma non può essere amministrata senza una visione, affidandosi solo alla lista delle competenze, perché si viene immediatamente “catturati” da reti di relazione, agende politiche, esperienze, sistemi di valori e corpi sociali che si adattano perfettamente alle rappresentanze che esprimono.

Cercheremo di rintracciare, in questo viaggio, le utopie quotidiane che, con radicalità di pensiero e di azione, ridanno corpo a un nuovo patto di cittadinanza tra le comunità territoriali e le associazioni, che rendono vivibile la città, curandone i beni comuni e le relazioni, producono conoscenza e sperimentano la propria capacità di governo.

Silvano Falocco

15 Luglio 2017

«Ogni volta fa più male». Srebrenica, ventidue anni dopo.

Quella che si combatte oggi in Bosnia Erzegovina è una “guerra per la verità” fondata sulla competizione etnica, e le armi principali sono parole e narrative sul passato

di Alfredo Sasso (dal sito www.balcanicaucaso.org)

“Fa male, ogni anno fa più male. Il problema è che noi, che abbiamo vissuto là, avevamo un’idea di cosa sarebbe potuta diventare quella comunità che è stata invece distrutta. Il tempo non cura tutte le ferite”, spiega in un’intervista televisiva Emir Suljagi. Sopravvissuto al genocidio di Srebrenica quando era poco più che ventenne (su cui ha scritto lo straordinario libro Cartolina dalla fossa) Suljagi è uno dei più instancabili testimoni degli eventi del luglio 1995, quando oltre 8.000 bosniaci musulmani furono uccisi dalle forze serbo-bosniache.

In questi ultimi anni, e soprattutto in quello corrente, l’attenzione pubblica su Srebrenica si è concentrata sull’attualità, tra speculazioni della politica domestica, aiuti e pressioni internazionali.

Suljagi, invece, cerca di restituire centralità a coloro che con il passare degli anni, in questi giorni di luglio, sono sempre meno protagonisti. “Quando parlo di vittime del genocidio, parlo dei miei compagni di classe con cui sono cresciuto. E so quanto potenziale abbiamo perduto in quel crimine mostruoso”.

14 Luglio 2017

La morte del premio Nobel Liu Xiaobo

(13 luglio 2017) Le agenzie internazionali battono la notizia della morte del dissidente cinese e protagonista della rivolta di Piazza Tien an Men Liu Xiaobo, premio Nobel per la pace 2010. Nonostante fosse da tempo malato le autorità si sono rifiutate di concedergli la libertà. Del resto la pressione internazionale per la sua liberazione è stata tanto flebile quanto sono importanti gli affari con il colosso orientale. Di fronte agli affari i diritti umani evidentemente non contano.

Esattamente cinque anni fa il Consiglio Regionale approvava la mozione che avevo presentato affinché venisse fatta pressione sul governo italiano per la sua liberazione. Mi piacerebbe sapere se questo documento sia stato almeno trasmesso a Roma dalla Presidenza del Consiglio Regionale e con quale risposta, ma temo che invece sia rimasto semplicemente un pezzo di carta. Non avrebbe di certo cambiato l'esito degli avvenimenti, ma anche questo ha a che fare con il valore della democrazia.

Scriveva Liu Xiaobo qualche anno fa: «Spero di essere l'ultima vittima delle interminabili inquisizioni letterarie cinesi e che, dopo di me, nessuno venga più incriminato per le sue idee». Purtroppo non è stato così, nemmeno per la moglie agli arresti domiciliari dal 2010.

 

13 Luglio 2017

Cassandra

di Francesco Picciotto *

(13 luglio 2017) Mi dispiace vestire i panni di Cassandra. Di mio sarei una persona positiva, ottimista di natura, uno di quelli che si sveglia la mattina carico di entusiasmo e con il sorriso sulle labbra.

Da qualche giorno il sud dell’Italia sta bruciando. Ha cominciato la mia isola (sappiamo sempre essere i primi nel peggio) e adesso cominciano ad arrivare notizie di roghi devastanti dalla Campania, dalla Puglia, dalla Calabria. Che cosa mi stupisce di tutto ciò? Mi stupisce lo stupore della gente.

2 Luglio 2017

Quel che il voto ci può insegnare

di Michele Nardelli

 

(1 luglio 2017) A voler capire, l'esito dei ballottaggi nelle elezioni amministrative di giugno ci racconta molte cose.

1. Indifferenza

L'astensione al voto ha raggiunto livelli a dir poco preoccupanti. Se quello dei Sindaci e delle amministrazioni locali è un ambito pubblico che ancora tiene nella considerazione dei cittadini (al sesto posto su 17 figure politico-istituzionali1), il fatto che abbia votato il 46 per cento degli aventi diritto ci dice del livello che ha raggiunto la crisi dell'attuale assetto democratico. Non è solo distanza, è invece insofferenza e forse anche indifferenza. Come se avessimo a che fare con istituzioni inutili delle quali si può fare anche a meno. Perché in fondo i luoghi delle decisioni sono altrove. Vi ricordate il Belgio rimasto senza governo per quasi due anni? Anche questo è la post-politica.

Ma insofferenza ed indifferenza non nascono da sole, sono i sintomi di un male più profondo che ha a che fare con quello che i partiti sono diventati, sotto il profilo della loro rappresentatività, su quello della capacità di comprendere ed interpretare il presente come di essere portatori di un progetto di società. Partiti sempre più verticali, progressivamente diventati macchine elettorali, intrisi di una cultura maggioritaria che ha trasformato il ruolo stesso delle istituzioni in proprietà di chi vince.

2. Roccaforti addio

Se la prima forma di mobilità elettorale è quella dal voto al non-voto, la fine delle appartenenze ha progressivamente fatto sì che il voto venga dato (e tolto) con grande fluidità. Se c'è un dato che salta agli occhi di queste elezioni amministrative è la definitiva scomparsa delle raccaforti elettorali. Genova “la rossa” elegge per la prima volta nella storia repubblicana un sindaco di destra. La città dell'antifascismo, la città dei Camalli (i lavoratori del porto) e dei ragazzi con le magliette a strisce2, la città di “Crêuza de mä” e delle tante creature di Fabrizio De Andrè, la città di Andrea Gallo e della Comunità di San Benedetto al Porto...

Città simbolo oggi piegate, come Sesto San Giovanni, chiamata un tempo la Stalingrado d'Italia per il ruolo avuto nella Resistenza al nazifascismo e successivamente per i numeri del consenso al PCI nel secondo dopoguerra, anch'essa finita nelle mani della destra.

No, nella società liquida non c'è più nulla di scontato. Dovremmo rifletterci, anche qui, in questa nostra terra dove l'anomalia che ci ha tenuti al riparo per quasi vent'anni dallo spaesamento è pressoché svanita nel nulla.

23 Giugno 2017

Terzo statuto, il fallimento della Convenzione

di Riccardo Dello Sbarba *

(22 giugno 2016) Con un documento approvato da una parte sola, che ha messo in minoranza la delegazione di lingua italiana quasi al completo, la Convenzione per l'autonomia di Bolzano ha negato nei fatti quello che era il suo compito: disegnare una nuova autonomia come patto costituzionale tra cittadine e cittadini di ogni gruppo linguistico, seguendo il metodo dell'intesa e del reciproco rispetto.

La Convenzione di metodi ne ha seguito un'altro: quello della maggioranza, che in Sudtirolo diventa facilmente, se non ci si sta attenti, maggioranza etnica. E così è stato. Il documento finale ha visto saldarsi l'asse Svp-Schützen sulla linea del “noi andiamo per la nostra strada”. Questo asse equivale a uno schiaffo alla attuale classe dirigente della Stella Alpina, Kompatscher in primis, e proprio per questo al ponte verso la destra ha lavorato incessantemente il campione della vecchia classe dirigente, cioè l'ex presidente Durnwalder.

17 Giugno 2017

Ius soli, finalmente in Parlamento. Ma che triste spettacolo…

 

di Michele Nardelli

(17 giugno 2017) Era il 15 dicembre di sei anni fa quando il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento approvò su mia proposta un ordine del giorno (vedi il link al testo) per la «Promozione del diritto di cittadinanza "ius soli" ai minori nati in Trentino o in Italia da genitori stranieri, garantendo i diritti riconosciuti ai loro coetanei di cittadinanza italiana relativamente alle competenze in capo alla Provincia Autonoma di Trento ed in particolare all'accesso ai servizi che riguardano l'assistenza sociale e sanitaria e il diritto allo studio».

Anche allora la proposta si scontrò con una forte opposizione da parte della Lega e di diversi esponenti del centrodestra che si distinsero con degli interventi a dir poco farneticanti. L'argomento faceva emergere il peggio di questi individui e della loro cultura politica.

9 Giugno 2017

Un viaggio nella solitudine della politica

 

Sarà un viaggio un po' particolare, che avrà come ambito di indagine la solitudine della politica. A questa parola, solitudine, non assegno un significato in sé negativo. Vorrei dire piuttosto che si tratta semmai di una condizione dalla quale partire per non farsi prendere la mano dallo sconforto o dal rincorrere l'agenda politica, per inoltrarci nella crisi della politica, laddove ancora si fa fatica a riconoscere la sconfitta che segna la fine del Novecento e cercare sul piano del pensiero prima ancora che dell'agire strade inedite. Un viaggio che ci aiuti ad essere meno soli e ad osservare da vicino le molteplici esperienze che nascono malgrado tutto nella sperimentazione sociale, culturale e politica. E che nel viaggio vorrei conoscere e raccontare.

9 Giugno 2017

Terre alte alpine. Fra abbandono e ritorno. Il secondo itinerario del Viaggio nella solitudine della politica

Edolo – Val di Susa (2–3–4–5 giugno 2017) La Montagna da periferia a centro. Cambi di sguardo per comunità politiche*

«Oggi le Alpi sono un impasto di innovazione e tradizione, globale e locale, modernismo e nostalgia nel cuore della vecchia Europa”. “Anche se si ferma alla disobbedienza e all’utopia senza costruire veri modelli di società, la voce arrabbiata della montagna filtra come goccia nella crepa del sistema, logorandolo con la spavalderia di chi vede il mondo dall’alto in giù e ha il privilegio di cogliere il pericolo per primo e urlarlo in legittima difesa, perché tutte le acque scendono dalla montagna. Nessuna sale alla sorgente».

Enrico Camanni, Alpi ribelli

Itinerario 2. Terre alte alpine. Fra abbandono e ritorno.

Stiamo parlando del territorio alpino che va dalle Dolomiti alla Provenza. Una moltitudine di storie parallele che hanno accompagnato la vicenda dello sviluppo del nord ovest italiano lungo vallate ciascuna delle quali ha espresso vocazioni e attitudini che ne hanno segnato il territorio.

3 Giugno 2017

Il Festival e quell’urgente cambio di sguardo

di Michele Nardelli

(3 giugno 2017) In questi giorni si svolge la dodicesima edizione del Festival dell'Economia di Trento, quest'anno dedicata al tema per nulla banale della “Salute diseguale”.

Ospitare un evento annuale di riflessione sulle cose del mondo ha un valore in sé, considerato che la conoscenza è il tratto che consideriamo decisivo per abitare la “metamorfosi” del nostro presente. Cosa per nulla scontata nel delirio del “fare”. Eppure l'ossessione delle ricadute non ha smesso di interrogare decisori e finanziatori sugli effetti del festival in termini di presenze e di produzione di PIL. Ma su questo piano non c'è che dire, il festival dello scoiattolo rappresenta una kermesse di successo, misurabile dalla capacità di attrazione e di pubblico presente, dall'indotto sull'economia locale, dalla qualità dei relatori provenienti da tutto il mondo e, infine, dall'aver fatto di Trento la città del Festival dell'Economia.