Quella che segue è la cronaca della notte delle candidature alla direzione del PD pubblicata su Huffington Post. Credo che il processo di trasformazione di questo partito o, meglio, la metamorfosi del progetto politico che stava nella sua Carta dei valori, l'idea di una sintesi originale in cui io come altri abbiamo provato a riconoscerci, si sia consumata da tempo. E' una notte lunga quella che segna questo partito. E non solo per effetto delle scissioni che via via ne hanno la segnato la vicenda (sotto questo profilo la scissione più significativa è quella avvenuta con l'abbandono da parte di più della metà degli iscritti e di un numero impressionante di elettori - http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=3957) ma proprio nella rinuncia alla ragione fondante, quella di dar vita ad un soggetto politico capace di mettere in discussione il «modello di sviluppo che condanna milioni di persone e intere aree del pianeta alla povertà e che, se non subirà modifiche radicali, renderà la terra invivibile». Di questa radicalità nel Partito Democratico non c'è più traccia. Per questo ho scelto quattro anni fa di non farne più parte, cercando altrove lungo coordinate di ricerca diverse le strade possibili di un nuovo umanesimo. Ma il problema non è solo il PD: ho l'impressione che siamo al crepuscolo di un sistema politico (e sociale) che richiede un cambiamento profondo nello sguardo, nel pensiero e nelle forme dell'agire. Conto di ritornarci nei prossimi giorni. (m.n.)
Lacrime, rabbia, suppliche e litigi per le liste: così Renzi si è fatto il partito di Renzi
di Alessandro De Angelis *
La notte che trasforma il Pd. Anzi, la notte del Pd. Alle cinque di mattina Andrea Orlando è distrutto. Chiede, con voce tesa: "Si possono almeno avere le fotocopie delle liste? Fateci almeno sapere dove ci avete messo. Un'ora di tempo e riprendiamo". Emanuele Fiano ha l'incarico di rispondere che non c'è tempo.
Poco dopo inizia la direzione, sette ore dopo la prima convocazione. E dalla presidenza, per la prima volta nella storia, le liste vengono solo lette. Un lungo eletto di sommersi e salvati. Paolo Gentiloni, arrivato alle due di notte, è visibilmente imbarazzato. Soprattutto quando non viene pronunciato il nome di Claudio De Vincenti, il suo sottosegretario a palazzo Chigi. Uomini di governo, gente con una lunga storia alle spalle, anche di provata lealtà apprendono solo a quel punto il proprio destino. Senza un colloquio, un sms, un contatto col Capo. Al termine del lungo elenco, nero su bianco non resta nulla, alimentando nelle ore successive il sospetto di aggiustamenti, limature, ulteriori sostituzioni nonostante il passaggio ufficiale. Poche ore dopo, a metà mattinata il sole illumina il "partito di Renzi". Dal Nazareno escono mano per mano la neo candidata Francesca Barra, giornalista che conquistò Renzi con una non indimenticabile intervista a palazzo Chigi, col suo compagno Claudio Santamaria, il popolare attore che prima si schierò con Virginia Raggi, tranne poi dichiarare poco tempo fa la sua delusione.