16 Aprile 2018

Ritrovare il tempo e la comunità smarrita

Pensieri sparsi alla vigilia del viaggio a Bruxelles, promosso Usr Cisl Toscana e Istel, nell’ambito del percorso formativo: “I venerdì di Via Dei”, 18-20 aprile 2018

 

di Francesco Lauria *

 

  1. Chi deve interpretare il tempo che resta per ritrovare una bussola nella comunità smarrita?

Alla vigilia di un viaggio “sindacale” nel cuore dell’Europa, mentre in televisione o dagli schermi dei nostri smartphone osserviamo i missili occidentali delineare una possibile nuova “guerra umanitaria”, è questa la domanda notturna che risuona, analizzando quella che Aldo Bonomi ha definito, riecheggiando Baumann, “liquefazione spaziale”.

Questa perdita della solidità e relazione si ritrova anche a cospetto della rilevante perdita di capacità culturali, organizzative e normative, di trasformare il lavoro, nelle sue varie e non sempre catalogabili forme ipermoderne, in soggettività collettiva attiva e solidale1.

Lo sguardo, in particolare se si rivolge all’Europa strappata di questo tempo, rimane sospeso nelle “vicissitudini dell’io”, ripetuto nazione per nazione, incapace di rielaborare, uscendo da sé, un noi inclusivo, in cui riconoscersi, essere riconosciuto e, infine, riconoscere.

Ci perdiamo, naufraghiamo come singoli e collettività, nell’incapacità di ritrovarci, pensiamo a costruire nuovi recinti, nuove illusorie e falsamente rassicuranti comunità chiuse, a volte, le trasformiamo, persino in “comunità maledette”2, nonostante il monito che le guerre “fratricide” dei Balcani avrebbero dovuto imperituramente lasciarci.

15 Aprile 2018

Volgarità minano il dialogo

Sempre sulla questione degli Schützen a scuola, riprendo questo editoriale di Franco Rella apparso oggi sul Corriere del Trentino e che condivido in pieno.

di Franco Rella

(14 aprile 2018) Il caso degli Schützen a scuola mi ha messo in uno stato di profondo scoramento.

Pur condividendo le opinioni espresse dal preside Alberto Tomasi, da Quinto Antonelli e da Simone Casalini in un fondo esemplare, non ho grandi timori.

Immagino che i bambini delle scuole elementari, quando si vedranno in classe quei signori così bardati, con buffi cappelli con un curioso e indefinito piccolo pennacchio, penseranno a un prolungamento del carnevale, o a uno spettacolo in costume. Il che non dovrebbe portare loro molto danno.

A darmi profondo scoramento è stata invece la reazione scomposta del capo del governo provinciale, Ugo Rossi, che evidentemente quando si sente messo alle strette o criticato manifesta interamente se stesso, senza pudori.

 

14 Aprile 2018

Movimento disordinato. Equilibrio da trovare.

di Federico Zappini

(13 aprile 2018) Non c’è che dire. Neanche il tempo di segnalare – da parte del Presidente Ugo Rossi in persona – che i risultati delle elezioni politiche non avevano poi grande relazione per la situazione trentina ed ecco che proprio il contesto locale subisce una serie di scossoni.

Scricchiolano le coalizioni, quella di centro-sinistra in particolare. Si muovono, disordinatamente, i partiti. Fanno capolino, creando più o meno scompiglio, ragionamenti che richiamano alla discesa in campo di non meglio identificati pezzi di cittadinanza, non soddisfatti della proposta politica presente sul campo.

Tutti in movimento quindi, non senza una certa confusione. Forza Italia prova a coprire il fronte territoriale con una serie di liste civiche, dalla rappresentatività tutta da valutare. Vorrebbe riequilibrare il rapporto con la Lega, che mai si è fermata ed è riuscita a imporre agenda politica, linguaggio e senso comune anche in Trentino, dove mai era stata così forte e decisiva. Il Patt – con Ugo Rossi in prima fila – non chiude ad alcun orizzonte, disposto a spostarsi all’occorrenza lì dove possa essere confermato il proprio ruolo di potere, a costo anche di repentini cambi della linea ideale, come sta avvenendo in queste ultime settimane. Il PD tenta delle mosse – per il momento – solo al proprio interno, subendo però contemporaneamente i riflessi della crisi nazionale del partito e la difficoltà di capire cosa possa significare essere partito territoriale, ma non localista. Il M5S è alla ricerca invece di un moltiplicatore (il candidato Presidente?) del proprio peso elettorale – quasi interamente “di simbolo” – che in Trentino non sfonda il 20%.

 

12 Aprile 2018

La storia siamo noi?

Riprendo dal Corriere del Trentino l'intervento di Alberto Tomasi che nei giorni scorsi ha dato il là ad un intenso confronto attorno all'opportunità o meno che le compagnie degli Schützen entrino nelle scuole interagendo con l'attività formativa. Nel quale è intervenuto proprio oggi anche il presidente della PAT (nonché assessore all'Istruzione) Ugo Rossi che ha tacciato da par suo come "censure da intellettualoidi" le obiezioni sollevate. Ma il tema - come scrive nel suo editoriale il caporedattore Simone Casalini - è tutt'altro che banale. Scrive Casalini: «L'ingresso degli Schützen nelle aule scolastiche ha subito innescato una polemica tra attori politico istituzionali, sociali e del sapere. La Storia è il grande discrimine della vicenda: chi ha il diritto di scriverla e tramandarla? È una frontiera labile. Spesso i vincitori sono i detentori della verità storica. O chi ha il monopolio geopolitico di questa. La storia dell’Occidente ha ridotto a epifenomeni gli altri fasci di storie che ora riemergono nelle nostre vite sotto diversa forma per chiedere cittadinanza. Nel caso degli Schützen è difficile parlare di una storia emarginata. Sono rimasti come testimonianza di un tempo arrestato e estinto, portatori di una nostalgia che il popolo trentino non conosce. Che la loro memoria sia divisiva lo dimostra anche l’ultimo caso: due classi su quattro della scuola elementare «Regina Elena» hanno scelto di non aderire perché non li hanno ritenuti latori di un messaggio condiviso. Le agenzie educative, come la scuola, devono poi poter attingere da istituzioni culturali riconosciute, da specialisti del sapere. I quali possono anche divergere su alcuni dettagli, ma motivandoli sul piano storiografico e non su quello ideologico. Si alimenta, altrimenti, il circuito della conoscenza fai da te. Se poi l’intento non era un approccio storico agli ultimi cento anni del Trentino, ma spiegare gli arcani del vestito da Schützen, allora viene da dire che forse non è quello il compito della scuola».

di Alberto Tomasi

L’antefatto è questo: in una scuola del Trentino è arrivata l’offerta di una compagnia Schützen per incontrare gli alunni. Lo scopo sarebbe quello di fornire un contributo alla conoscenza della storia locale, forse legando l’intervento alle coincidenze con l’anniversario della Prima guerra mondiale (e, si può supporre, facendo da contraltare, alla lettura e alle celebrazioni che probabilmente accompagneranno la prossima adunata nazionale degli alpini a Trento).

La richiesta degli Schützen è perlomeno curiosa e si potrebbe intendere come ulteriore prova di un’affettuosa, magari un poco cameratesca e paternalista, presenza folklorica: un po’ di nostalgia asburgica, della buona amministrazione d’antan, “stavamo meglio una volta”, riprendiamoci la nostra terra, difendiamo le nostre radici. Quindi che male possono fare se entrano in una classe, raccontano di sé, ricordano il passato e propongono una prospettiva che può avere suggestioni che possono colpire l’immaginario dei bambini, rendendo interessante il possibile incontro?

 

7 Aprile 2018

Cinquant’anni dopo, la poesia di Leo Ferrè

7 aprile 1968, buon compleanno Pepee

https://youtu.be/5fVPkIn_fGA

“... Due occhi simili a lanterne
quelle che splendono nei porti
quando l’avere occhi di scorta
farebbe gola ai marinai
per osservar la notte altrui
così come uno scimpanzé
presso i Ferré
Pépée...”

 

3 Aprile 2018

Dalla Catalunya al Trentino. Indipendenza e autonomia. Federalismo europeo. Sovranità da condividere e un pugno che deve farsi carezza.

 

di Federico Zappini

(2 aprile 2018) Abbiamo deciso di intraprendere un viaggio dentro la crisi politica catalana dopo esserci chiesti – a metà dicembre scorso – quale potesse essere il ruolo dell’Autonomia nella delicata fase che sta vivendo l’Europa. Siamo arrivati a Barcellona mentre sei indipendentisti catalani entravano in carcere o erano costretti all’esilio. Sulla via del ritorno abbiamo appreso che Carles Puigdemont era in stato di arresto e si andavano formando le prime manifestazioni di solidarietà e protesta nelle piazze catalane.

Questo il contesto nel quale ci siamo mossi, tra incontri con partiti politici e conversazioni con soggetti sociali e culturali. Un contesto che, visto lo spropositato utilizzo della carcerazione preventiva da parte dello Stato spagnolo, rischia di veder chiudersi ogni possibilità di dialogo politico, favorendo una maggiore polarizzazione delle posizioni in campo e attivando una crescente radicalizzazione dei metodi di lotta da un lato e di tentativo di reprimerli dall’altro.

31 Marzo 2018

Nell’Europa delle autonomie responsabili. Viaggio in Catalunya

Inizia giovedì 22 marzo 2018 il settimo itinerario del "Viaggio nella solitudine della politica".

Nella programmazione del “Viaggio nella solitudine della politica” non avevamo immaginato uno specifico viaggio catalano. Ma il nostro viaggio si rivela un generatore di idee e proposte che via via prendono corpo. E così dopo lo stimolante itinerario nel cuore di una Padania ormai declassata dalla Lega a trazione integrale del “prima gli italiani”, gli incontri di Pieve di Soligo “Autonomie cooperanti - L'utopia di un'Europa che si fonda sull'autogoverno territoriale” (22 ottobre) e di Trento “Autonomie - Quel cambio di sguardo che serve all'Europa” (alle Gallerie di Piedicastello, il 16 dicembre 2017), sono nate alcune piste di lavoro fra le quali la proposta di un viaggio in Catalunya, nella regione europea diventata cruciale rispetto alla possibilità di ridisegnare l'Europa in senso federalistico.

27 Marzo 2018

A proposito di cooperazione internazionale. CFSI, un bilancio

In relazione al dibattito sullo stato della cooperazione internazionale in Trentino, riporto qui la relazione di fine mandato di quattro esponenti del direttivo uscente del Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale (oggi Centro per la Cooperazione Internazionale), una relazione insieme critica e costruttiva rispetto all'evoluzione del Centro così come uscito dall'ultima assemblea dei soci e dall'indirizzo assunto dalla PAT.

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Relazione di fine mandato

Al termine del mandato triennale di consiglieri del Centro per la formazione alla solidarietà internazionale, poi Centro per la cooperazione internazionale, desideriamo lasciare un breve sunto del percorso realizzato e delle sfide aperte, come memoria e traccia per il prossimo direttivo.

1. L'attività interna al Centro

Il triennio trascorso è stato interamente destinato al ridisegno del Centro, percorso complesso e faticoso tanto che ha visto cambiare ben tre presidenti e succedersi numerose discussioni e ipotesi. Non va però dimenticata l'attività "ordinaria" del Centro, che ha permesso di raggiungere diversi obiettivi importanti fissati dal Direttivo ad inizio triennio.

9 Marzo 2018

Un vocabolario, dalla prossimità al mondo

Quella a seguire è l'introduzione di Federico Zappini all'incontro "Autonomia, quel cambio di sguardo che serve all'Europa" svoltosi a Trento sabato scorso 16 dicembre 2017 nella cornice del "Viaggio nella solitudine della politica". Nei prossimi giorni sul blog del "Viaggio" e sul questo stesso sito potrete trovare gli interventi di Ugo Morelli, Michele Kettmaier, Francesco Galtieri e Beppe Caccia. In allegato la mappa del confronto realizzata da Alessandro Bonaccorsi.

di Federico Zappini

Non si parte mai da zero. Abbiamo scelto di intitolare zero (dall’arabo sifr) il blog (http://www.zerosifr.eu/) che accompagna il “Viaggio nella solitudine della politica” che da qualche mese stiamo conducendo, perché lo zero nella storia non ha rappresentato l’irrilevanza ma una vera e propria rivoluzione nella possibilità di svolgere operazioni matematiche complesse, fino a quel momento impossibili. Ambiziosamente auspichiamo che questo contributo al dibattito politico – in forma aperta e senza nessun tipo di copyright – possa avere lo stesso effetto nei confronti della necessaria ripoliticizzazione della società. Serve uno “zero” da introdurre nel sistema, capace di cambiare paradigmi inservibili e di mettere in comune sguardi oggi tra loro distanti e diversi.

8 Marzo 2018

Siamo caduti in un pozzo. Rimaniamoci per un attimo per tornare a vedere il sole e la luna… [prima parte]

di Federico Zappini *

«La verità è nel fondo di un pozzo: lei guarda in un pozzo e vede il sole o la luna; ma se si butta giù non c’è più nè sole nè luna, c’è la verità»

Leonardo Sciascia

 

(8 marzo 2018) Leggo attorno a me spaesamento e frustrazione, stupore e delusione. Voglia di fuggire. Chissà dove poi, come esistesse un altrove perfetto e privo di spigoli nel quale abbandonarsi ad una vita senza alti e bassi, senza conflitti da affrontare, senza complessità da sbrogliare. Leggo il bisogno di capire cosa è successo e cosa succederà. E la voglia di un abbraccio, in attesa di un ragionamento politico risolutivo che tarda a venire a galla. Leggo anche – dopo un primo momento di giusto silenzio, utile a mettere ordine, a razionalizzare – commenti che tendono a fotografare la situazione politica dentro gli schemi precedenti al voto di domenica. Già essere arrivati fin lì con quegli schemi è stato evidentemente un errore. Perseverare è – come sappiamo – diabolico. Eppure è la scelta più semplice, tra chi sottolinea l’ignoranza generalizzata dell’elettorato e chi denuncia la mancanza di una proposta di “vera” sinistra capace di intercettare un bisogno che – a conti fatti – sembra invece essere semplicemente migrato altrove, cambiando di forma (anche radicalmente) o riconoscendo parole d’ordine di proprio interesse dentro programmi e visioni altre.

Siamo caduti in un pozzo. Finalmente. E ci siamo caduti (parlo ovviamente anche per me, che pure qualche avvisaglia mi ero permesso di segnalarla negli ultimi mesi) senza averne la piena consapevolezza, almeno fino a quando non abbiamo sentito il terreno mancare sotto i piedi e iniziare, inevitabile, la caduta. Un caduta per fortuna non troppo rovinosa, almeno dal mio punto di vista, e forse addirittura salutare e, se ben interpretata, potenzialmente generativa.

5 Marzo 2018

Oggi è sabato, domani è domenica *

di Michele Nardelli

(3 marzo 2018) Le previsioni del tempo indicano che lunedì prossimo ci sarà ancora pioggia e neve sopra gli ottocento metri. Insomma non potremo rifugiarci in una bella giornata di sole. Ma non preoccupiamoci più di tanto, malgrado l'esito elettorale avremo a che fare con lo stesso paese del giorno precedente.

Sarà ancora notte quando le prime proiezioni elettorali sullo spoglio ci forniranno una fotografia di questo paese, delle sue paure e del suo smarrimento. Del resto, per mesi gli istituti demoscopici hanno indicato le tendenze di voto degli italiani e non penso che l'esito si discosterà in fondo più di tanto, salvo forse per il risultato di qualche partito minore che potrà rappresentare una qualche sorpresa.

Tutto invece si giocherà sull'avvicinarsi o meno alla soglia del 40% da parte della coalizione di destra (non ho mai pensato a Berlusconi come ad un uomo di centro) o del Movimento 5 Stelle, tanto che Salvini si è augurato negli ultimi giorni della campagna elettorale che il PD non vada sotto il 22% perché questo potrebbe significare un forte spostamento di quell'elettorato verso i pentastellati.

14 Febbraio 2018

Uranio impoverito. Un crimine contro l’umanità.

Una pagina nera di asservimento e complicità di cui l'Italia (e non solo) si dovrebbe vergognare. Il testo integrale della Relazione conclusiva della Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito.

di Michele Nardelli

Il 7 febbraio 2018 è stata approvata la relazione conclusiva della “Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito” istituita dalla Camera dei Deputati il 30 giugno 2015.

Si tratta di un ponderoso documento di 252 pagine, diviso in 6 capitoli, una riflessione conclusiva sul valore che ha avuto questa quarta commissione d'indagine nel mettere in rilievo la tutela ambientale dei poligoni di tiro, la scomparsa di comportamenti e situazioni contrastanti con le normative vigenti, il fare luce nell'oscuro groviglio di normative militari dietro le quali si sono nascosti i rischi e le responsabilità. Il documento è inoltre composto da una serie di allegati relativi ai lavori della Commissione d'inchiesta (malattie neoplastiche nei militari italiani, missioni, audizioni, testimonianze, collaborazioni esterne) e da un'introduzione dedicata ad una delle vicende forse più simboliche, quella relativa al poligono di Capo Teulada, splendido lembo di terra nella parte sud occidentale della Sardegna che dal 1956 è stato trasformato in zona militare attraverso un accordo con la Nato.