1 Agosto 2020

Maglaj, guerra e pace

Il documentario “Maglaj – guerra e pace” parla di tre ex soldati di Maglaj – un serbo, un croato e un bosgnacco – che nella guerra del 1992-95 avevano combattuto l’uno contro l’altro, e oggi di nuovo vivono nella stessa città e lavorano insieme per costruire un futuro migliore

di Bozidar Stanisic *

Alla fine di maggio di quest’anno ho ricevuto un invito, a dire il vero inaspettato, dal Centro per la costruzione della pace “Karuna” di Sarajevo per partecipare alla proiezione di un film documentario intitolato “Maglaj – rat i mir” [Maglaj – guerra e pace]. Una proiezione online naturalmente, cioè “a distanza”, a causa del coronavirus. Non sapevo che il film fosse stato realizzato già nel 2018, ma non è mai troppo tardi per le buone notizie. E un’altra buona notizia è che in Bosnia Erzegovina questo documentario già da qualche tempo è qualcosa di più di una semplice testimonianza della guerra combattuta tra il 1992 e il 1995 in un paese che ancora oggi è lontano dal raggiungere una riconciliazione e dall’elaborare un progetto concreto per il futuro.

Tre ex comandanti, un unico messaggio

"Mi chiamo Marko Zeli, sono un ex membro del Consiglio di difesa croato".

"Mi chiamo Rizo Salki, mi chiamano Italiano. Sono un ex membro dell’Armija della Bosnia Erzegovina".

"Mi chiamo Boro Jevti, sono un ex membro dell’Esercito della Republika Srpska".

Prima della guerra Marko, Rizo e Boro erano amici, lavoravano nella stessa fabbrica. Nella nostra guerra fratricida divennero nemici. Poi una volta finita la guerra, tornarono ad essere amici. E con questo documentario, il cui titolo allude al titolo dell’immortale romanzo di Tolstoj, mandano un chiaro messaggio a tutti i cittadini della Bosnia Erzegovina (compresi quelli della diaspora) che il futuro del loro paese passa attraverso la costruzione della convivenza e della pace. Prima di loro nessun partecipante diretto alle guerre in ex Jugoslavia ha mai compiuto un gesto simile.

Il film “Maglaj – guerra e pace” lancia un messaggio e un monito anche all’intera regione, soprattutto alle giovani generazioni, sull’assurdità dei disastri provocati dalle guerre e distruzioni, ma anche sull’importanza della convivenza e del dialogo.

27 Luglio 2020

Tre crisi e un’unica soluzione: la comunità.

di Federico Zappini

“Si sta vicini per fare miracoli, / non per ripetere il mondo che già c’è. / Che già siamo”.

Questo il monito di Franco Arminio, poeta e paesologo, al termine del suo risveglio poetico nel Tempio Civico di Trento. Un modo diverso e prezioso di cominciare la giornata.

Fare insieme, per trasformare l’esistente. Questo è il compito della Politica, l’orizzonte di una comunità. Una comunità consapevole di essere artefice principale dell’elaborazione delle strategie che la tengono insieme e le permettono di desiderare il futuro.

Se tutti condividiamo il fatto che stiamo vivendo tempi straordinari – con il Covid19 a sparigliare ulteriormente le carte di un mazzo già impazzito – appare chiaro che il nostro agire dovrà possedere tratti inediti e spirito generativo. Non basta ripartire, se rimettendosi in moto non si mette in discussione il contesto precedente allo stop pandemico. Il sovrapporsi di tre crisi – sanitaria/ambientale, economico/sociale, politico/istituzionale – rende urgente cambiare i paradigmi che hanno retto fin qui la nostra società, proponendone di migliori.

 

20 Luglio 2020

Pensieri per un cambio di paradigma

Care amiche e cari amici,

questa nota viene inviata a tutte le persone che in vario modo hanno partecipato agli itinerari / incontri del “Viaggio nella solitudine della politica” (www.zerosifr.eu).

Un viaggio iniziato nella primavera del 2017 con l'intento di indagare pensieri e politiche attraverso i tanti limes europei e mediterranei che hanno segnato e segnano la storia e il nostro tempo.

C'eravamo ripromessi di concludere questa navigazione nel corso del 2020 ma l'insorgere della pandemia ci ha costretti ad interrompere la programmazione che prevedeva gli ultimi quattro itinerari (Apulia, il ponte verso il vicino Oriente; Andalusia, lungo le tracce del califfato e del Don Quijote; il tratto di mare fra la Sicilia e la Tunisia; I luoghi simbolici del delirio del Novecento, da Verdun e la Ruhr, ad Auschwitz per giungere a Chernobyl). Non sappiamo se nei prossimi mesi ci saranno le condizioni per realizzarli, ma in ogni caso – realmente o in maniera virtuale – quelle strade e quei luoghi rientreranno nelle riflessioni di questa nostra piccola comunità di pensiero.

Perché è forse questo – una piccola comunità di pensiero – l'esito di questo viaggio senza meta. Non necessariamente un pensiero comune, ma un comune interrogarsi sulle categorie con cui leggiamo il nostro tempo e la curiosità verso i percorsi individuali e collettivi che lo abitano. E poi il viaggio, come una forma politica collettiva che, a pensarci bene, ha segnato la storia dell'umanità ma che si è andata smarrendo nei rituali come nella metamorfosi della politica.

 

13 Luglio 2020

Microplastiche nel Garda: in tre anni da 9.900 a 131.619 particelle

di Alessandro Graziadei *

Le microplastiche minacciano sempre di più anche i laghi italiani e in questi contesti rappresentano un problema per l’ambiente, la biodiversità, la qualità delle acque, la salute della fauna e quella delle persone.

Dopo avere trovato microplastiche sul Ghiacciaio dei Forni, sui Pirenei e perfino nell’atmosfera, adesso si scopre che le microplastiche minacciano sempre di più anche i laghi italiani dove rappresentano un grave problema per l’ambiente, la biodiversità, la qualità delle acque, la salute della fauna e quella delle persone.

Secondo i dati raccolti in questi ultimi 3 anni da Goletta dei Laghi di Legambiente insieme all’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), nelle acque del lago di Garda in tre anni è aumentata in modo preoccupante la concentrazione media di micro particelle di plastica per km2 e “si è passati dalle 9.900 particelle del 2017 alle 131.619 particelle del 2019”. Ma il Garda non è il solo ad avere subito questa vera e propria “invasione” da microplastiche. I laghi Trasimeno e Bracciano, nonostante le differenti caratteristiche morfologiche ed ecosistemiche, sono nelle stesse condizioni del Garda, tanto che nelle acque del Trasimeno le particelle di plastica “da quasi 8.000 nel 2017 sono diventate 25.000 nel 2019 e nel lago di Bracciano da 117.288 particelle registrate nel 2017 si è passati alle 392.401 del 2019”.

11 Luglio 2020

Srebrenica, venticinque anni

Alla commemorazione per i 25 anni dal genocidio di Srebrenica si attendevano centomila persone. Saranno, causa restrizioni Covid-19, molte meno. Le numerose iniziative artistiche e di memoria quest'anno, in assenza di un momento di conforto collettivo, acquisiscono ancora maggiore importanza

di Alfredo Sasso *

I funerali delle vittime identificate negli ultimi dodici mesi – quest'anno in tutto otto - si terranno regolarmente, così come si svolgerà la tradizionale commemorazione dell’11 luglio. Ma il venticinquesimo anniversario del genocidio di Srebrenica si svolgerà in una cornice molto ridimensionata. L'incidenza del Covid, che in Bosnia Erzegovina era stata relativamente contenuta nei mesi primaverili, si è riacutizzata nelle ultime settimane, comportando nuove restrizioni sugli eventi pubblici e sugli arrivi dall'estero.

Prima della pandemia, gli organizzatori prevedevano circa centomila persone e di questi almeno diecimila, provenienti da tutto il mondo, sarebbero stati i partecipanti attesi alla Marcia della Pace. È il cammino di circa cento chilometri che riprende a ritroso quello compiuto da migliaia di bosniaci musulmani nel luglio 1995, che cercarono – solo una piccola parte vi riuscì - di mettersi in salvo dalle milizie serbo-bosniache che avevano appena occupato la cittadina di Srebrenica per poi operare l'eliminazione sistematica di tutti gli uomini adulti catturati, almeno 8.372 secondo l’elenco del Memoriale di Potoari.

6 Luglio 2020

Trento. Di domeniche e turismo di cittadinanza

di Federico Zappini

(5 luglio 2020) Da due anni gestisco una libreria. Due soci lavoratori, zero dipendenti. Non ci sono i margini per assumere qualcuno. Può essere che io sia una schiappa come imprenditore.

Siamo aperti il lunedì dalle 15 alle 20, da martedì a sabato dalle 10 alle 20. Aggiunto il lavoro preparatorio (leggere, progettare, curiosare), l’impegno nel quartiere e burocrazia varia le giornate si allungano. Credo valga per molti. Ho alzato le serrande di domenica una decina volte, in concomitanza del Natale. Non un aspetto determinante per la mia piccola attività.

Immagino che per supermercati, grande distribuzione (un discorso a parte, che andrà affrontato), ristoranti e bar la situazione sia diversa. E non la sottovaluto.

Trovo però la discussione sulle aperture domenicali e – di riflesso – sul concetto di città turistica fuorviante e non totalmente centrata.

 

 

 

5 Luglio 2020

La nonviolenza nell’Islam

Una video conferenza di Adel Jabbar

Nel 2010, inaugurando come Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani il percorso annuale dedicato alla "cittadinanza euromediterranea", ragionammo con Adel Jabbar sulla necessità di far conoscere ad un pubblico più vasto le figure storiche della nonviolenza nel pensiero islamico: il Gandhi musulmano Badshan Khan, quello sudanese Mahmoud Mohamed Taha, il riformista egiziano Muhammad 'Abduh. Con Ali Rashid e lo stesso Adel Jabbar invitammo a Trento una figura di particolare interesse che incarna la storia millenaria della famiglia araba e musulmana che svolge il ruolo di garante dello "status quo" nel luogo più importante della cristianità, ovvero della regola del Santo Sepolcro a Gerusalemme, Wajeeh Nuseibeh. Ancora, ed in più occasioni, abbiamo avuto con noi Sami Adwan, uno degli intellettuali palestinesi più prestigiosi, studioso della nonviolenza ed artefice di uno straordinario lavoro fra i ragazzi palestinesi e israeliani attorno al tema della "storia dell'altro".

Un lavoro di ricerca e conoscenza che nel corso di questi dieci anni non si è mai interrotto, nel lavoro del Forum, nelle attività dell'associazione "Pace per Gerusalemme", nella rassegna cinematografica Religion Today.

Ecco perché credo sia di particolare interesse la conferenza sulla nonviolenza nell'Islam che ci presenta Adel Jabbar in questo video: https://youtu.be/resoeopZ5RA che vi invito a seguire.

26 Giugno 2020

Coronavirus e Valdastico

di Roberto Pinter

(25 giugno 2020) Si sa che il mondo e la vita sono lastricate di buoni propositi, come quando dopo una sbornia ci si ripromette di non farlo più ma il proposito dura fino al sabato successivo. Non era però fuori luogo immaginarsi che la ripartenza dopo il lockdown potesse essere all'insegna di una diversa consapevolezza. Non dico di un mondo diverso, ma almeno con diverse priorità. Dalla riorganizzazione sanitaria alla cura dell'ambiente, dalle risorse per la scuola alla protezione sociale.

Invece si infilano i buoni propositi nei documenti programmatici e si continua ad immaginare che ci sia un solo modello di sviluppo, che l'importante è recuperare risorse per sostenere le imprese e far ripartire gli investimenti senza scegliere la direzione. Tant'è che si rischia di trattare tutti nello stesso modo, senza scegliere l'innovazione, una maggiore giustizia sociale e il contrasto al cambiamento climatico. Nemmeno il lavoro riceve la necessaria attenzione, lasciando che in nome della flessibilità ci siano solo marginalità e precariato.

25 Giugno 2020

Un libro racconta Vaia: «La montagna ha bisogno di più rispetto». Il TG regionale sul Monito della ninfea

Lo hanno scritto Michele Nardelli e Diego Cason che hanno ripercorso i luoghi più colpiti dalla tempesta dell'autunno 2018 nell'area dolomitica. La pandemia, a loro avviso, conferma la necessità di un nuovo rapporto fra uomo e natura

Solo in Trentino, la tempesta Vaia ha abbattuto 4 milioni di metri cubi di alberi. I boscaioli sono al lavoro da un anno e mezzo per recuperarli, mentre i camion fanno la spola fra i piazzali di raccolta. In un libro - "Il Monito della ninfea", edizioni Bertelli - c'è ora anche il racconto degli effetti che quella tempesta ha lasciato nelle comunità delle Dolomiti. L'hanno scritto Michele Nardelli, ricercatore ed ex consigliere provinciale trentino, e Diego Cason, sociologo bellunese.

La pandemia ha bloccato le presentazioni del libro, fino a sabato, alla libreria Due Punti di San Martino, a Trento. Ma secondo gli autori ha anche confermato la necessità di un cambio di mentalità. Nel senso che la montagna non deve essere un oggetto di consumo per chi vive in città.

Il servizio della Rai regionale del Trentino Alto Adige: www.rainews.it/tgr/trento/video/2020/06/tnt-Vaia-libro-monito-ninfea-nardelli-cason-dolomiti-montagna-2ef6bfcd-9f35-4b7c-b3b8-01ad82406bea.html 

 

23 Giugno 2020

I limiti della storia (occidentale) e l’avanzare delle altre storie

di Simone Casalini

L’omicidio di George Floyd, soffocato a Minneapolis da un poliziotto bianco, grano di un rosario di violenza «statale» senza fine, ha ridestato il mondo (Trento e Bolzano comprese, con partecipate manifestazioni di piazza) al tema del razzismo quando questo sembrava ormai sdoganato nella forma proteiforme e ambigua della politica contemporanea. Otto minuti e 46 secondi di filmato, il tempo dell’agonia di Floyd pressato dal ginocchio dell’agente Derek Chavin (con un pedigree di 18 denunce per violenza in 19 anni di servizio), reo di aver pagato con una banconota contestata da 20 dollari un pacchetto di sigarette, hanno segnato un principio di smottamento nella coscienza di un Paese, gli Stati Uniti, a cui non sono serviti due mandati del primo presidente afro-americano (Barak Obama) per rimuovere il razzismo di Stato, e più in generale nell’Occidente che ha malcelato le ombre sanguinarie della sua storia, che poi è la Storia. Addirittura scatenando un’ondata iconoclasta e una revisione di giudizio (non revisionismo) su alcuni personaggi di questa Storia universale, ampiamente compromessi dal fenomeno coloniale.

Il problema, però, è proprio questo. Schiavismo e colonialismo — la cui eredità s’incunea fino ai nostri lidi sociali — sono dispositivi che non hanno lasciato colpe né giudizi storici né memoriali e nemmeno statue per le vittime.

22 Giugno 2020

Il monito della ninfea. RAI Veneto intervista Diego Cason

Quel che dovremo comprendere... un monito, quello della ninfea, che non investe "solo" la tragedia che nella notte del 29 ottobre 2018 ha devastato oltre 42 mila ettari di boschi dell'area dolomitica, ma che ci parla del nostro tempo, del rapporto fra uomo e natura segnato dall'antropocentrismo, dell'insostenibilità di un modello di sviluppo del quale le pandemie, l'invasione delle locuste, i processi di desertificazione, gli eventi metereologici estremi, gli incendi non sono che il quotidiano manifestarsi.

Il libro, che proprio in questi giorni vede la ripresa delle presentazioni "dal vivo" (la prima è a Trento nel tardo pomeriggio di sabato 20 giugno), è stato oggetto nei giorni scorsi di un servizio dalla sede regionale della RAI del Veneto attraverso l'intervista ad uno degli autori, Diego Cason.

Che qui potete vedere: https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2020/06/ven-Tempesta-Vaja-Il-monito-della-ninfea-Diego-Cason-5125c884-9e2d-492f-99b6-61fd035c0409.html 

15 Giugno 2020

Il monito inascoltato della ninfea

Una nuova recensione dedicata al libro "Il monito della ninfea". Sul giornale online di "Sbilanciamoci!" (la Campagna Sbilanciamoci! riunisce dal 1999 ben 49 organizzazioni e reti della società civile italiana impegnate sui temi della spesa pubblica e delle alternative di politica economica), è apparsa in questi giorni un "consiglio di lettura" a cura di Giulio Marcon, che ringraziamo.

La potete leggere qui: https://sbilanciamoci.info/il-monito-inascoltato-della-ninfea/