9 Aprile 2012

Due stati e i confini del ’67. Ma Israele continua nella politica di sottrazione della terra

Monti vede Abu Mazen e Netanyahu. "Servono due Stati e i confini del '67". La Pasqua del premier italiano in Palestina e Israele. Ma intanto prosegue la politica di occupazione delle terre palestinesi. L'appello che viene da Beit Jala.

Da tempo vado dicendo che la questione palestinese potrà trovare soluzione in una diversa prospettiva regionale e mediterranea. E che la soluzione "due popoli, due stati" per quanto considerata realistica è stata continuamente calpestata dai nuovi insediamenti e dalla politica di Israele tesa ad evitare continuità territoriale nei territori gestiti dalla ANP, peraltro anch'essi contesi come nella zona C. Ciò nonostante le dichiarazioni di Monti sul riconoscimento dei confini del '67 vanno considerate un passo importante di discontinuità del governo italiano rispetto al recente passato, sempre che i comportamenti e le relazioni verso il conflitto ne siano conseguenti. Perché questo vuol dire una cosa in primo luogo: la messa in discussione di tutti gli insediamenti illegali dei coloni. Staremo a vedere. Anche perché nel frattempo Israele continua con la sua politica del fatto compiuto, come si evince dall'appello che proprio in queste ore ci viene da Beit Jala, comunità nei pressi di Betlemme e con la quale il Trentino ha avviato da tempo una relazione speciale di scambio e di cooperazione (m.n.)

(9 aprile 2012) «La questione palestinese va risolta al più presto». Sono le parole del presidente del Consiglio Mario Monti, giunto a Ramallah dove ha incontrato il presidente del'Anp, Abu Mazen. L'Italia, ha spiegato il premier, sostiene in Medio Oriente la soluzione di «due Stati», uno per Israele e palestinesi che vivano «in pace l'uno accanto all'altro», da raggiungersi attraverso «il negoziato». «L'Italia non riconosce nessuna modifica dei confini rispetto agli accordi del 1967», ha ribadito Monti sulla questione israelo-palestinese. «La posizione italiana è inequivocabile e ancorata all'Ue», ha aggiunto.

Monti ha poi incontrato in Israele il premier Netanyahu: «Il negoziato tra le parti non ha alternative per la soluzione del conflitto» israelo-palestinese, ha affermato. Monti ha auspicato «l'adozione di misure che ristabiliscano la fiducia» e aiutino a superare «lo stallo negoziale».

7 Aprile 2012

Una delega di guerra

di Giulio Marcon

(6 aprile 2012) La legge delega varata ieri dal Consiglio dei ministri per la riforma delle forze armate conferma le anticipazioni delle scorse settimane fatte dal ministro-ammiraglio Di Paola alle Commissioni Difesa di Camera e Senato e dal Consiglio Supremo della Difesa: tagli in 10 anni al personale militare e civile della difesa (33.000 addetti in meno) per avere più risorse da destinare alle armi e alle operazioni militari all'estero.

Infatti non si parla complessivamente di tagli alla spesa ma - dice Di Paola - di «bilanciare la spesa militare in senso virtuoso» (cioè meno soldi per gli stipendi e più risorse per le armi) per una riforma da fare, bontà sua, «senza richiedere risorse aggiuntive».

6 Aprile 2012

Sulla scuola un film già visto

di Michele Nardelli

(1 aprile 2012) Nei passaggi della storia non è facile orientarsi, si è in un contesto nuovo ma la testa è nel passato, lo sono le categorie di analisi, lo è il nostro sguardo, lo sono le stesse parole che usiamo. Occorre cambiare, ma questo richiede apertura di pensiero, studio, fantasia. Si misura qui la capacità della politica di interpretare il proprio tempo. Non di assecondarlo, rincorrendo gli avvenimenti, riducendosi a mero strumento di ricerca del consenso, ma di essere capace di visione, di fare sintesi fra istanze e sensibilità diverse, di farsi carico responsabilmente.

Incontro per strada un'amica che mi lancia da lontano una battuta, parole che mi sconcertano. "Per fortuna che c'è il PD nazionale" mi dice mentre la saluto e non ho nemmeno il tempo di ribattere perché già se ne è andata. No, non era un complimento. Si riferiva piuttosto alla questione della ventilata proposta di mettere mano in Trentino al nodo del reclutamento del personale nel contesto dell'autonomia scolastica. La Provincia, per bocca della sua assessora all'istruzione e del suo presidente, ha detto che è tempo di cambiare. Qualcuno del PD si è subito messo di mezzo, chiamando in causa il partito a livello nazionale, coperta di Linus un po' consunta ma evidentemente ancora utile per una politica ferma nei suoi stanchi rituali.

6 Aprile 2012

Quell’aprile a Sarajevo

Un ricordo lucido e intenso dell'inizio dell'assedio di Sarajevo, gli amici che diventano nemici e gli amici che abbandonano la città. L'incredulità di fronte al tragico accadere della guerra

di Azra Nuhefendić, http://www.balcanicaucaso.it/

(6 aprile 2012) Da quando ho letto che, vent'anni fa, anche il generale bosniaco Jovan Divjak non credeva che sarebbe scoppiata la guerra a Sarajevo, mi sento meno idiota. Anch'io, come il generale, non prendevo sul serio i chiari segnali premonitori, le situazioni inconfondibili. Non ci credevo, o non volevo crederci. Persino il giorno dopo il primo attacco su Sarajevo, tra il cinque e il sei aprile 1992, continuavo a dubitare. E così

5 Aprile 2012

Installazione per passaggio urbano

Nascosti dai palazzi del  centro e quasi sempre poco illuminati, sono i numerosi passaggi della città di Trento. Interstizi urbani invisibili agli occhi  come il Passaggio Teatro Osele, il vicolo che unisce piazza Mostra a Via del Suffragio, una zona di sospensione, una traiettoria nascosta ai molti, un attraversamento urbano che da oggi può diventare piacevole  incontro con la pittura dell'artista Luigi Penasa

Questo intermezzo cittadino entro pochi mesi diventerà l'indirizzo civico del Cafè de la Paix , circolo culturale gestito dall'eterogeneo gruppo di operatori artistici dell'associazione Cafè Culture e promosso dal Forum della Pace e dei diritti Umani di Trento.

5 Aprile 2012

Dall’amianto all’articolo 18

di Ugo Morelli

(30 marzo 2012) Non bisognerebbe mai perdere la capacità di critica e l'attenzione a scandalizzarsi di fronte al degrado della civiltà che è sempre in agguato. Sapendo che spesso noi non vediamo di non vedere. Non vedevamo di non vedere quando l'amianto sembrava fornirci soluzioni diffuse per ogni evenienza, dalla copertura dei tetti, agli impianti e alle attrezzature delle nostre case e oltre.

Ci sembra un effettivo salto di qualità quello che l'autonomia trentina fa dotandosi di una legge che mira alla protezione dai pericoli derivanti dall'amianto, avente come primi firmatari Michele Nardelli e Claudio Eccher. Una pesante eredità dell'era industriale e di comportamenti unilaterali e senza scrupoli, viene affrontata con la previsione di un importante investimento di risorse pubbliche.

5 Aprile 2012

Presentata la riforma del mercato del lavoro

Monti vara la riforma: "Svolta storica". Art. 18, torna il reintegro per motivi economici. Il giudice può imporre il ritorno del lavoratore se la causa del licenziamento è infondata.

(5 aprile 2012) "Questa riforma rappresenta un impegno di riforma di rilievo storico per l'Italia. E' una svolta per il mercato del lavoro che diventerà inclusivo e dinamico". Mario Monti, parlando in conferenza stampa, illustra così il testo che dovrebbe rivoluzionare le regole del mondo del lavoro. A partire dalla questione dell'articolo 18. Nel caso dei licenziamenti economici, torna l'ipotesi di reintegro qualora il giudice accerti che ci sia manifesta insussistenza della causa. In pratica sembrano averla spuntata il Pd, che aveva premuto per questa soluzione. "Un passo avanti importantissimo", dice il segretario Pier Luigi Bersani. Mentre la Cgil per ora sospende i commenti in attesa di leggere il testo. "Non vorremmo ritrovarci sorprese, come in altre occasioni", dice Susanna Camusso.

5 Aprile 2012

L’esempio che viene dall’Argentario

di Armando Stefani

(5 aprile 2012) A nome della Comunità dell'Argentario desidero esprimere il mio sentimento di gratitudine ed il mio entusiasmo verso quei cittadini che sabato scorso hanno dedicato il loro tempo, le loro energie e competenze al bene comune.

Da tempo credo profondamente nella partecipazione attiva a vari livelli: tirando su muretti, sistemando sentieri e giardini, tinteggiando e pulendo le pareti e le piazze deturpate dal tempo e dai nostri stessi concittadini; arrabbiandosi e indignandosi quando la Pubblica Amministrazione non fa la sua parte; non è sufficiente chiedere che siano puniti gli amministratori che rubano; dobbiamo indignarci quando chi amministra fa male i lavori, quando si spende il triplo di quello che si dovrebbe e per molto altro ancora. Il silenzio è assenso e la politica vive sulla indifferenza altrui, su quel comportamento di rassegnazione generalizzata, dilatata a dismisura soprattutto in anni recenti; partecipando ai luoghi dove si decide; ritornando alla politica ... anche se dalle nostre esperienze ne siamo usciti spesso delusi ... non c'è alternativa. È li che si gioca il nostro destino, il futuro della Circoscrizione, del Comune, della Provincia, dell'Italia, dell'Europa ... del Mondo.

5 Aprile 2012

Un interprete di questo tempo

di Michele Nardelli

(5 aprile 2012) Dopo Berlusconi, anche Bossi è costretto a farsi da parte. La sua vicenda sembra finire nel peggiore dei modi, vittima di quella stessa questione morale che negli anni '90 ne aveva favorito l'ascesa.

Umberto Bossi, al di là delle apparenze, non è stato affatto un fenomeno da baraccone. Grazie proprio all'intuizione del suo padre padrone, la Lega ha rappresentato in questi anni un fatto politico moderno, capace di interpretare forse più di ogni altro questo improvvido tempo.

Il tempo dello spaesamento, il tempo della solitudine sociale, il tempo del rancore, il tempo dell'egoismo, il tempo del disprezzo verso la cultura. La Lega ha saputo parlare alla pancia di una società che andava perdendo rapidamente i propri riferimenti sociali e culturali, in piena sintonia con la "locanda" delle volgarità e dell'invidia. Chi votava Lega era in larga parte la povera gente.

2 Aprile 2012

Criminalità ed economia

Con la crescita dei mercati finanziari i confini tra economia legale ed illegale si fanno sempre più porosi. Non servono nuove leggi: occorre regolare l'economia e la finanza. Un'intervista di Luca Muzi al magistrato francese Jean De Maillard

(Aprile 2012) Jean De Maillard è un giudice specializzato in reati economici e finanziari, da poco nominato membro dell'Osservatorio nazionale sulla criminalità francese. Ha pubblicato diversi volumi in materia tra cui La truffa: la finanza al di sopra della legge e delle regole (Gallimard 2010) e Il Mercato fa la sua legge. Criminalità e globalizzazione (Feltrinelli 2002). De Maillard è stato recentemente invitato dalla Sezione internazionale della Fondazione Lelio e Lisli Basso a tenere una conferenza a Roma su "Finanza internazionale e criminalità organizzata". Per il magistrato francese c'è una «stretta interconnessione tra economia legale ed economia illegale» e più che una continua rincorsa da parte della giustizia per scoprire e sanzionare le attività illegali sarebbe necessario «provare a pensare un'economia che non abbia bisogno della frode».

Jean De Maillard, lei si occupa di reati penali dal 1984, qual è l'attività che svolge un magistrato nel campo dei reati economici e finanziari?

La giustizia, in generale, si occupa dei reati finanziari tradizionali: le frodi, i falsi in bilancio, i crimini di borsa. Questi rappresentano la quotidianità del lavoro di un giudice. Ma al di sotto di questa criminalità tradizionale troviamo una criminalità finanziaria, o meglio un'attività di frode finanziaria, molto più sottile, spesso molto più complicata e di cui la giustizia fatica a occuparsi o di cui non si occupa mai. Se si vanno a studiare le dinamiche che ha portato alla crisi finanziaria, a partire dalla vicenda dei mutui subprime negli Stati Uniti, ci si rende conto del fatto che la grande criminalità finanziaria sfugge praticamente a tutti i controlli.

2 Aprile 2012

Myanmar, la vittoria della nonviolenza

(2 aprile 2012) Il volto della resistenza nonviolenta oggi è quello di questa esile donna che da più di vent'anni rappresenta il simbolo della libertà e della democrazia per il suo paese, la Birmania. Difficile dire quali saranno le conseguenze del voto pressoché plebiscitario che ha portato in Parlamento la premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. Se il blocco di potere militare e affaristico sostenuto della Cina proverà un colpo di coda o se le aperture democratiche degli ultimi mesi usciranno rafforzate.

Di certo questo voto ci racconta un'altra storia, quella di un popolo che ha saputo aspettare, piegato certo dalla violenza del regime ma non domo. Un percorso ancora lungo, in un contesto dominato da un Parlamento ancora appannaggio del vecchio regime. E non ha caso nel primo discorso dopo la vittoria Aung San Suu Kyi ha invitato i manifestanti alla prudenza.

E anche di un'Europa che ha saputo dar credito al processo di apertura degli ultimi mesi attraverso l'attenuazione dell'isolamento internazionale, tracce di una "politica estera" dell'Unione che potrebbe esercitare, qui come altrove, un ruolo straordinario di mediazione.

Un nuovo soggetto politico, l'Europa, capace di parlare senza il peso delle armi o del passato coloniale degli stati nazionali. Ma questo è compito nostro.

30 Marzo 2012

Argentario Day, le giornate del bene comune

di Armando Stefani

(30 marzo 2012) Il 31 marzo si svolgerà la seconda edizione dell'Argentario Day. Dopo un'edizione valutata come straordinaria era possibile qualche calo di tensione. Scorrendo le azioni programmate nei singoli paesi, scopriamo invece un'edizione altrettanto, se non addirittura più sorprendente. Gia venerdì tra alunni, insegnanti e nonni erano in cinquecento a raccogliere immondizie, tagliare siepi, dissodare terra e piantare fiori nelle scuole elementari di Cognola e Martignano. E sabato moltissimi cittadini dedicheranno tempo e competenze al bene comune dimostrando di essere saggi, responsabili e capaci di prendersi cura dei beni comuni, mettendo in pratica quel famoso art.118 della nostra costituzione.