L’avvertimento
10 Maggio 2012Nel limite va trovata la misura del futuro
13 Maggio 2012Vince la resistenza a perseverare nell’abitudine. Sentiamo ribadire il mito della crescita e, anche a livello locale, la vogliamo a tutti i costi e senza condizioni. C’è chi vuole riprendere a costruire case, senza se e senza ma; quelle scelte consumerebbero suolo e paesaggio senza chiedersi se servono case e se si venderebbero.
È raro sentire qualcuno che si chieda: sì, ma quale crescita?; quale sviluppo?; quale economia per quale società?. C’è chi attende di ricominciare a fare operazioni finanziarie spericolate che garantiscano arricchimenti veloci, come prima della crisi in atto, senza rendersi conto che è stato quel modo di fare e pensare a causare la crisi. C’è chi vuole continuare a non pagare le tasse o a sprecare perché lo ritiene possibile o, ancor di più, pensa che sia proprio la cosa da fare per i propri vantaggi.
Eppure i segni di un cambiamento epocale e non provvisorio sono evidenti e i limiti ancora di più. Quel Club di Roma che pubblicò quarant’anni fa "I limiti alla crescita", snobbato dall’ortodossia economica, oggi torna a impegnarsi in una pubblicazione che disegna lo scenario dei prossimi quarant’anni: 2052: A Global Forecast for the Next Fourty Years.
È difficile essere negazionisti, sostenere cioè che siano esagerate le previsioni di questo rapporto, soprattutto dopo le conferme del rapporto precedente e dopo che abbiamo scoperto che la più grande multinazionale del petrolio ha finanziato le tesi negazioniste e chi, con un’etica scientifica a dir poco discutibile, le ha sostenute.
Scopriamo che il riscaldamento del pianeta sta avvenendo ad una velocità superiore a quella prevista; ciò inciderà pesantemente sul cambiamento del clima. La causa principale di tutto questo è il dominio di modelli economici di sviluppo a corto termine.
L’umanità ha ormai superato la disponibilità di risorse sulla Terra ed emettiamo in un anno il doppio di gas serra che può essere assorbito dalle foreste e dagli oceani del pianeta. L’aumento progressivo della popolazione è una delle questioni cruciali insieme ai sistemi energetici basati sui combustibili fossili e ad alta produzione di carbonio. Se le informazioni sono così chiare e la riduzione dell’"impronta ecologica" è l’unica via possibile, c’è da chiedersi perché non capiamo una questione che è, evidentemente, la più importante.
Resistiamo a capirla in ogni modo e chi è responsabile della ricerca in molti campi, unitamente a chi governa sistemi allargati e locali, ha un compito etico e epocale inderogabile a favorire il superamento di quelle resistenze. Evidenziare la bellezza e la sobrietà del limite è un primo passo in quella direzione.
5 Comments
I responsabili della ricerca e i governanti, hanno favorito la resistenza a comprendere l’importanza dei “limiti”, forse nonpossiamo più semplicemente delegare..siamo,in parte,complici inconsapevoli di un sistema di cuinon abbiamo dubitato abbastanza, parole come “crescita” e “sviluppo”sono state intese come sinonimi di facile ricchezza, ma crescita e sviluppo ad ogni costo possono anche impoverire se la modalità per ottenerli sono speculazioni,non curanza,non controllo su ciò che in realtà succede veramente…chi ha aderito al sistema fasullosprecando e non pagando le tasse per i propri vantaggi a contribuito a consolidarlo, edora che la “pacchia” è finita si cerca nell’imposizione del limite il colpevole…anche per i suicidi.No..no di fatto non capiremo forse mail il valore del “limite”
L’attuale sistema , fino ad un certo punto del proprio percorso , ha permesso a tutti di migliorare il proprio status , chi più e chi meno . Ora assistiamo solo al peggioramento di molti ( dei giovani sopratutto )ed al miglioramento di pochi , più che di crescita credo che sia necessario un nuovo sistema .
L’occidente ha fondato la propria crescita sul modello keynesiano, un patto fra capitale e lavoro che si basava su un progressivo aumento dei consumi e delle produzioni. Questo modello si reggeva grazie ad una condizione: a quel tavolo di concertazione non aveva accesso una parte consistente dell’umanità, deprivata delle proprie risorse. Oggi non è più così. Cina, India e Brasile sono le locomotive dell’economia mondiale. Nel frattempo siamo diventati 7 miliardi e nel 2030 saremo in 9 miliardi di esseri umani sul pianeta Terra che rivendicano vita e dignità. Il carattere limitato delle risorse impone dunque un cambio di paradigna, in assenza del quale sarà la guerra. Di questo c’è la percezione, tanto che sono in molti a rivendicare il carattere non negoziabile del proprio stile di vita. Da qui al rivendicare un diritto superiore il passo è breve.
– le risorse non sono limitate per natura, sono limitate perché il mercato produce maggiori profitti quando un bene scarseggia. Si tratta di una scelta sistemica;
– la curva demografica è molto cambiata negli ultimi quarant’anni e la retorica misantropica del Club di Roma è stata a dir poco infame (cf. George Monbiot, “Black Shirts in Green Trousers”, April 30, 2002). Detto questo, non era comunque necessario crescere e moltiplicarsi. Maggiore equità = stabilizzazione demografica;
– il riscaldamento globale non è dovuto principalmente alle attività umane (che accentuano ed accelerano, ma non determinano) ma è un evento ciclico che sfocerà in una glaciazione, molto prima di quanto si pensi. Il che non significa che noi possiamo permetterci di continuare a depredare, sprecare ed inquinare, ma solo che non si fonda una campagna educativa su un falso, anche se questo falso rinsalda le nostre convinzioni e forza persuasiva.
– il limite dev’essere esterno, non interno: l’autodisciplina del corpo ha senso solo se è costruita sul libero esercizio della ragione e della creatività. E’ bene evitare che il limite divenga un alibi per la restrizione dei diritti civili che sono un bene comune e rappresentano anche i nostri doveri civili (visto che sono tenuto a rispettare i diritti altrui e renderli effettivi, autodisciplinandomi).
Sobrietà e bellezza appartengono alla struttura dell’uomo e alle sue aspirazioni profonde. Come declinarle nuovamente in questo momento storico?
E’ il momento forse di cominciare davvero un “cammino di libertà” nella responsabilità verso gli uomini tutti.
L’uomo libero contro l’uomo idolatra che serve solo se stesso e si serve di tutto e di tutti per accumulare nei suoi granai, per sentirsi sicuro, per sentirsi come un dio!