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Riflettere sulla sconfitta, per vincere ad ottobre.

Documento del Direttivo del Circolo di Rovereto allargato al sindaco, agli amministratori, ai consiglieri comunali, ai consiglieri circoscrizionali.

(17 luglio 2013) L’esito delle primarie del 13 luglio 2013 è stato assolutamente negativo per il PDT. La negatività risulta ancora più evidente, considerato che sono andati a votare 23.737 cittadini, superando di oltre 3.000 unità coloro che l’avevano fatto per le primarie Italia bene comune che sono stati circa 20.000. Per Alessandro Olivi ha votato solo il 40% dell’elettorato del 2 dicembre.

Da parte di tutti è stato espresso, ad Alessandro Olivi, il dispiacere per come sono andate le cose sia a livello politico e personale. E’ stato ringraziato per la serietà dell’impegno, il coraggio e la generosità che ha messo in questa partita. Generosità, che non è stata per nulla premiata dall’insieme del partito in cui, in questo momento, vengono prima del progetto politico le ambizioni personali di qualche personaggio.

La multifattorialità dell’insuccesso elettorale… a livello provinciale.

Queste primarie erano una competizione politica. Noi abbiamo lavorato come fossero una semplice espressione di un parere, il PATT le ha affrontate come elezioni vere con molta spregiudicatezza. Hanno influito sull’esito le questioni nazionali. I nostri elettori non sopportano il fatto che siamo al governo con la destra e nemmeno la confusione del PD, la lotta tra correnti trasformate in fazioni. La settimana scorsa la sospensione di tre ore dei lavori parlamentari è stata vissuta come un ulteriore cedimento alle pretese del PDL. Così come la posizione sugli F35 ha creato scontento e dissociazione.

Ha influito sull’esito il processo con il quale siamo arrivati alla designazione del nostro candidato. Mesi e mesi di discussione interna, spesso rilanciata e amplificata sui giornali da qualcuno dei nostri, dando una rappresentazione di indeterminatezza e incapacità di decidere. A ciò hanno contribuito le iniziative di Zeni e BorgonovoRe concretizzatesi in attività di promozione personale extrapartito, non solo non condivise e non concordate con gli organismi dirigenti, ma nemmeno comunicate preventivamente. E non ultima la rincorsa a Pacher, senza nemmeno tanta convinzione.

Alla fine di questo percorso Alessandro Olivi, pur nominato formalmente dall’Assemblea all’unanimità, non ha avuto l’appoggio dell’intero PDT. Ha influito il ritardare la data, cosa che ha portato molti di noi allo sfinimento, immaginiamoci gli elettori. Ciò ha anche determinato tempi brevi per la campagna elettorale di Alessandro (poco più di tre settimane) mentre Rossi e il PATT lavoravano da un anno. E ha influito anche la data stessa del 13 luglio e per di più di sabato invece che di domenica quando, la sera, la gente rientra in città dopo la fine settimana. Ha influito il regolamento restrittivo per la campagna elettorale. Niente spot televisivi e sui giornali, niente manifesti, penalizzando noi che, nelle città, fondiamo la nostra forza anche sul voto di opinione. Come ha penalizzato il voto di opinione il non essere riusciti a portare in Trentino nessun dirigentenazionale. Ha influito la sottovalutazione della posta in gioco. Molti di noi pensavano di aver già vinto ancora prima di aver cominciato la partita (cosa già accaduta con le elezioni nazionali di febbraio). Da ciò deriva anche il relativo impegno che abbiamo messo nel cercare di convincere i nostri elettori, in primo luogo, a venire a votare. Ha influito il non aver saputo marcare la differenza della nostra proposta politica. Il non aver detto con chiarezza e semplicità di messaggio che il nostro modello di società e di sviluppo del Trentino di domani è diverso da quello dei nostri alleati. Non antitetico come con la destra, ma diverso sì. E’ diverso sul tema del lavoro, del welfare, della cultura, dell’integrazione Il non aver esplicitato che noi abbiamo una diversa concezione della politica e del suo rapporto con i cittadini. Siamo un partito che guarda alla complessità della composizione della comunità non agli interessi delle singole categorie o corporazioni di cittadini e cerchiamo di mettere in campo strumenti di governo non in risposta a logiche clientelari.

a Rovereto…

Le ragioni del risultato cittadino sono prevalentemente quelle del risultato provinciale. Rovereto non si differenzia in termini di partecipazione al voto dal resto della Vallagarina e di Trento. In città ha votato il 12,5% dei nostri elettori alle nazionali come nel resto dei Comuni vicini e di più di quanti non abbiano votato a Trento e cioè il 9,5%. E peraltro i votanti di Olivi a Rovereto sono il 66% a Trento il 50%. Rovereto ha come aggravante di essere la città di Alessandro e quindi di non aver saputo cogliere l’opportunità di avere il possibile Presidente della Giunta provinciale del PD, espresso dal nostro territorio.

Abbiamo sbagliato, nella campagna elettorale a non caratterizzare territorialmente la candidatura di Alessandro, a non parlare di alcune questioni di assoluta rilevanza per i roveretani, quali il prospettato ridimensionamento dell’ospedale, la necessità di risolvere il nodo di piazzale Orsi e il collegamento statale – polo della meccatronica, il mancato finanziamento da parte di Rossi per l’acquisto del terremo ex Master Tool per la terza RSA, il tentativo di togliere autonomia e finanziamenti al MART.

Non possiamo nasconderci che aver portato alle urne il 47% di coloro che hanno partecipato alle primarie del 2 dicembre non è accettabile. Cosa abbiamo sbagliato o non fatto? Abbiamo sottovalutato la necessità del rapporto diretto con i cittadini, con il singolo cittadino, con i settori e i mondi della città. Non abbiamo fatto il porta a porta, non in maniera diffusa per parlare e ascoltare, come dovremmo fare sempre, in ogni caso. Abbiamo organizzato giornate con i gazebo, ma tutte in centro città. I dati dei quartieri da questo punto di vista sono desolanti. Nelle roccaforti del Rione Nord, di Sacco – S. Giorgio – Lizzana i dati parlano chiaro. Siamo stati timidi e pigri, politicamente parlando. Non abbiamo proposto nessuna iniziativa. Non abbiamo fatto nessun volantinaggio davanti ai supermercati, alle fabbriche, alle chiese. Anche la lista delle 200 telefonate da fare agli lettori delle primarie non è stata completata. Quando ci sono stati i gazebo sembrava quasi che ci vergognassimo a distribuire il materiale e a parlare con le persone La sede che doveva essere aperta costantemente durante la campagna elettorale, è rimasta spesso chiusa per mancanza di disponibilità a tenerla aperta. Alcuni di noi hanno lavorato tanto, altri meno, altri ancora per niente. Non abbiamo dato sufficientemente l’idea di crederci come insieme delle persone, come gruppo, come partito. Ce le dobbiamo dire queste cose perché dobbiamo evitare il ripetersi degli errori in vista dei prossimi appuntamenti. Come dobbiamo dirci che abbiamo pagato anche la percezione dei cittadini che questa amministrazione non stia lavorando bene, nonostante tutti noi sappiamo che sta rivoltando la città come un calzino con una trasformazione urbanistica di Rovereto – per migliorare la qualità della vita e delle relazioni e contestualmente rilanciare l’economia industriale, turistica e commerciale, culturale – che le due amministrazioni precedenti non hanno nemmeno ipotizzato.

Conclusioni e proposte anche per la dirigenza provinciale

Questa sera nel confronto tra noi abbiamo dato segno di grande responsabilità, di umiltà e anche di orgoglio. Ci siamo detti che dobbiamo riprendere a lavorare in vista delle elezioni di autunno. Dobbiamo farlo perché nulla è più scontato, nemmeno la vittoria del centrosinistra autonomista. Convincere il nostro elettorato a votare Ugo Rossi sarà difficile, molto difficile. E’ prefigurabile un forte astensionismo nelle nostre file. Dobbiamo evitare la non partecipazione al voto, contribuendo a definire una lista – con a capo Alessandro Olivi – robusta, significativa per la presenza di donne e uomini riconosciute e credibile. Dobbiamo contribuire ad elaborare un programma che renda chiara e comprensibile la nostra visione del Trentino di domani sui temi del lavoro, del welfare, dell’ambiente, della cultura, della giustizia e della coesione sociale.

Accetto di continuare a fare il Segretario di questo Circolo perché non ho nessuna intenzione di comportarmi come il protagonista di un famoso romanzo di Joseph Conrad che abbandonò la nave pensando che stesse per affondare quando in realtà ciò non accadde. Il PD non è una nave che sta per affondare e non affonderà se ci sarà l’apporto di tutto il gruppo dirigente a Rovereto come a livello provinciale e riusciremo a cambiare passo.

Il PD a cui pensiamo è un soggetto politico forte che una volta definito e sottoscritto il patto di fiducia, stima e rispetto tra le persone che lo compongono, riesce a fare sintesi progettuale e operativa della diversità delle opinioni e delle proposte, con la consapevolezza che prima di tutto viene il bene della comunità. Non uno spazio in cui ciascuno è libero di dire la sua senza che poi si arrivi a condividere le scelte a cui tutti, eticamente, dovrebbero attenersi. Le correnti sono una ricchezza se contribuiscono alla definizione del bene comune a partire da sensibilità e punti di vista diversi. Se si trasformano in fazioni personalistiche per la conquista di visibilità e di potere sono una sciagura.

Il Circolo di Rovereto invita l’intero gruppo dirigente provinciale non a rassegnare le dimissioni in modo indifferenziato. Il rinnovo della dirigenza avverrà nel prossimo e imminente Congresso. Ora è prioritario assumersi le responsabilità non solo della sconfitta alle primarie ma anche del condurre alla vittoria il PD e la coalizione del centrosinistra autonomista alle elezioni di ottobre. Chiediamo che ci sia una diversa distribuzione degli incarichi, in particolare per quanto riguarda il Coordinamento provinciale che dovrebbe essere maggiormente rappresentativo del territorio, non solo delle correnti.

Fabiano Lorandi, Segretario del PD di Rovereto

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