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Riconoscersi italiani, europei e mediterranei

Ogni comunità, chiusa, fiacca e demoralizzata, potrebbe trovare nella sfida che pongono i "poveri cristi" un nuovo motivo per mettere in moto communitas, idee ed energie.

Europei. La Libia ci mostra tutti i santi giorni quanto si fatichi a riconoscerci europei. Altrettanto faticosa è la politica interna. Nonostante i diversi allarmi lanciati dal nostro governo e dalla Conferenza Episcopale l’Europa sembra fare spallucce. Certo. Ha promesso 7 milioni di euro per fronteggiare l’emergenza che, a conti fatti, corrispondono a 1,45 centesimi per ogni cittadino europeo. Insomma, niente. L’assunzione di responsabilità da parte di Bruxelles e la riallocazione dei giovani migranti nei 27 paesi è un’occasione unica per rifondare l’Europa. Sta per cambiare la storia e non può voltarsi da un’altra parte. In assenza di politica saranno le mafie a farla da padrone come è accaduto con la caduta del Muro ove i casalesi si sono acquistati metà Berlino mentre a Strasburgo ed a Bruxelles si blaterava.

Euromediterranei. Creiamo stabilità oltremare. Non vi sono scorciatoie. Come diverse comunità italiane, supportate dal Consiglio d’Europa, sono riuscite a relazionare con diverse comunità nei Balcani dopo le guerre fratricide 91-94, attraverso le Ambasciate di Democrazia Locale, oggi v’è l’urgenza di tessere nuove relazioni internazionali con la sponda sud del Mediterraneo. Non so quanto sia stato utile aver dato 150 milioni di euro al governo tunisino per fermare l’imbarco dei propri concittadini. Se gli stessi denari fossero utilizzati per sostenere programmi e progetti dal basso della società civile forse, a medio termine, avremo più opportunità in loco e, quindi, minor esodo. Aiutare a rimanere a casa loro non dev’essere solo uno slogan.

Come noi, quindi, della sponda nord del mediterraneo possiamo aiutarli a rimanere a casa loro? Alcune idee a diversi livelli:

Mondo. Non speculare sulla fame. La speculazione finanziaria sui beni alimentari di prima necessità è una delle cause dell’impennata dei prezzi alimentari. Bisogna scoraggiare, anche con tassazioni ad hoc, le speculazioni sul cibo. Se le speculazioni sugli immobili hanno portato all’attuale crisi economica figuriamoci le speculazioni sul pane. Mancano, inoltre, soli 4 anni al raggiungimento degli obiettivi del millennio.

Euromediterraneo. Va creata una comunità euromediterranea vera e non finta, come molti progetti europei. L’alleanza mediterranea, oggi, deve essere la nuova versione dell’alleanza atlantica di ieri, nata con il Piano Marshall. Iniziamo con il creare un mercato comune attorno al Mediterraneo intensificando gli scambi non solo di cose ma anche di persone.    

Europa. l’Unione Europea inizi con il rivedere la PAC – Politica Agricola Comune e l’effetto dumping nei confronti delle esportazioni dei prodotti agricoli dei paesi della sponda sud del mediterraneo. In qualità di maggior donatore al mondo ai paesi in transizione l’UE deve sostenere le governance di stampo democratico impedendo agli Stati membri di tessere relazioni con i despoti di turno. Tutti, come raccomandato dal Libro verde elaborato dalla Commissione Europea, devono aiutare le democrazie in transizione ad una cooperazione bidirezionale per una sana gestione dei fondi, nazionali o internazionali.

Italia. Deve riabitare la storia assumendo il ruolo che le spetta nel Mediterraneo. Non può, quindi, essere tra le ultime dei paesi OSCE in cooperazione internazionale. Non può continuare a violare leggi nazionali ed europee vendendo armi ogni dove. Più armamenti significa, semplicemente, più instabilità. Non può continuare a mostrarsi al mondo come il paese di Bengodi fatto di ville, feste e facili costumi. Non tutti, soprattutto i giovanissimi, hanno gli strumenti culturali per discernere. E non sto parlando solo dei giovani oltremare. Anche i nostri.

Insomma, Lampedusa è un’occasione unica per rifondare le nostre politiche a diversi livelli. Non sprechiamola.

 

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