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“”>(https://pontidivista.wordpress.com/) riprendo questa bella e condivisibile riflessione

di Federico Zappini

(27 luglio 2015) Aggiungere qualcosa sull&rsquo

4 Comments

  1. stefano fait ha detto:

    1. è crisi di sistema se il sistema non la percepisce come tale?
    2. Dellai ha una colpa storica imperdonabile (al di là degli errori, mancanze, vizi che gli sono attribuiti e che non giudico, perché neppure vivevo in Trentino): un GRANDE statista prepara una classe dirigente in grado di sostituirlo, allo stesso modo in cui un padre prepara il figlio a non avere bisogno di lui e, se possibile, a fare meglio di lui. Non so se avrà una seconda chance, in qualche forma.
    3. il mito fondativo non può essere etnico (“Contro i miti etnici”) e non può essere lideristico-messianico. Dev’essere pragmatico. Il PATT cerca di emulare l’SVP, che a sua volta prova a riprodurre nel suo piccolo il modello bavarese di Edmund Stoiber: Laptop und Lederhose = europeismo/mondialità

  2. lilia malesardi ha detto:

    secondo me le generazioni saltano un ciclo, e difficile che un padre prepari un figlio, semmai un nipote visto che la vita lavorativa vale 40 e oltre anni. Questo per egoismo di protagonismo.

  3. stefano fait ha detto:

    Seconda parte del mio commento:

    Il Trentino ha tutto quel che serve per giocarsela alla pari con i partner tirolesi, tranne l’unità di intenti, la convergenza di interessi, la disponibilità dei singoli politici di porsi al servizio della comunità.

    Servono organizzazioni e persone che fungano da collante, che uniscano invece di dividere, che ascoltino prima di parlare, che cerchino terreni comuni e punti di contatto e che difendano i diritti dei cittadini-residenti ad avere un futuro dignitoso.

    Innumerevoli indicatori macroeconomici ci dicono che presto o tardi lo zombie dell’economia finanziarizzata cederà il passo ad un’economia viva, vitale e responsabile.

    Se cavalchiamo l’onda ce la possiamo cavare con qualche graffio; se l’onda ci travolge, perché non abbiamo imparato a nuotare e tanto meno a surfare, ci dovremo rialzare con le ossa rotte.

    Stiamo lì a rimirarci l’ombelico mentre bisogna pensare al futuro!

  4. stefano fait ha detto:

    @Lilia Malesardi

    E allora assumiamoci il ruolo di nipoti ;o)
    Fuor di metafora, l’idea è che il Trentino deve dotarsi di una classe dirigente che si adatti a una realtà in cui nel giro di una generazione un terzo dei trentini sarà “trentino” e sarà l’unica porzione a indossare abiti tradizionali (dei rispettivi paesi) mentre fila sui pattini in linea o fa la coda per la spesa o al bancomat (noi trentini “DOC” siamo indistinguibili da un bostoniano o da un ateniese, nel modo di vestire): dobbiamo inventarci una nuova identità trentina aperta ma non evanescente (e quindi per forza di cose legata all’ambiente naturale e al nostro essere ponte tra l’Europa nordica e il Mediterraneo) per un nuovo “mito fondativo” che coinvolga i nuovi trentini che stanno già costruendo un Trentino imprevisto.
    Non credo che il PATT, da solo, sia già in grado di farlo o voglia farlo.