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Primarie. Il mio voto a Bersani… come un’apertura di credito

E’, la mia, un’adesione con riserva, nella speranza che sappia governare aprendo bene gli occhi su un "sistema mondo", così strettamente connesso che nulla e in nessun luogo può accadere senza che in qualche modo ci tocchi tutti quanti.

Facendo propria la nozione di "limite" come "vincolo-obiettivo" da incorporare stabilmente nel nostro operare politico. Mettendo al centro la questione del lavoro, senza dimenticare però che la posizione di rendita del lavoratore occidentale sugli altri lavoratori è finita, a fronte della domanda di giustizia che viene da chi (ed erano i 4/5 dell’umanità) non aveva alcun accesso alla redistribuzione del reddito, che rivendica dignità a Pomigliano come a Kragujevac, a Detroit come a Sao Paulo. Consapevoli che nel 2030, cioè domani, saremo sulla terra in 9 miliardi di esseri umani e che o faremo posto per tutti o sarà la guerra di tutti contro tutti.

Sapendo che questo significa anche "guardarci dentro", favorire la valorizzazione dell’unicità di ogni territorio, quello straordinario "bene comune" fatto di cultura e di biodiversità che rappresenta l’Italia. Volgere lo sguardo all’interno di sé come paese significa riscoprire la terra, la storia, i luoghi, le vocazioni dei territori… Una gigantesca manutenzione, sviluppando a questo fine tecnologie e produzioni, alzando i livelli di qualità e di coesione per rimettere a nuovo le contrade, i borghi, le città: un’apertura al mondo come invito, come immagine, come idee – queste sì – esportabili.

La territorialità è fondativa di questa visione endogena, connette in orizzontale, coopera e viene in soccorso nel bisogno ben più efficacemente di un ordinamento verticale (e autoritario) che pensa di affrontare le sfide di una crisi diventata normalità a prescindere dal coinvolgimento dei territori.

E che fa dell’Europa il proprio orizzonte, perché oggi la cifra di ogni problema è insieme territoriale e sovranazionale, collocando il nostro territorio in una rete europea e mediterranea, dove la cessione di sovranità ci possa aiutare ad una appartenenza più intensa, più grande e di valore universale.

Mi sembrano idee semplici e al tempo stesso esigenti, non lontane da quello che questa terra, il Trentino, ha cercato esprimere in questi anni di solitudine politica in un nord preda dello spaesamento e della paura. Non amo le primarie, perché vorrei che la partecipazione fosse pratica quotidiana e non episodica. Ma nel risveglio di partecipazione di queste ore, che prende le primarie come quello che c’è per rivendicare almeno il diritto di parola, spero che questo sguardo possa trovare cittadinanza.

1 Comments

  1. stefano fait ha detto:

    Non credo che il Bersani invischiato nelle questioni bancarie del PD si farà portavoce di queste tue aspirazioni.
    Ma Renzi sarebbe molto peggio e Vendola conterebbe poco o nulla – mi auguro diventi il leader di una sinistra unificata e non nostalgica del comunismo, alternativa a grillismo e dipietrismo e tenacemente ostile al neoliberismo arrembante di questi mesi.
    La mia previsione è che il PD si spaccherà alla prima decisione cruciale in cui si deve decidere se obbedire alla troika in continuità con Monti o divergere (Hollande alla fine si è piegato e ha perso una grossa fetta del suo patrimonio di consensi).
    Vedremo se il tempo mi darà ragione.