Divenire terrestri
11 Aprile 2022Sulle tracce di Al Andalus e del Don Chisciotte
20 Aprile 2022Spesso si crede che la nonviolenza sia il terreno per le anime belle o per chi in maniera ipocrita intende sottrarsi al conflitto. No, non c’era alcuna viltà nella resistenza dei ragazzi della Rosa Bianca contro il regime hitleriano, nel mettere il proprio corpo di fronte ad un carro armato come avvenne nelle strade di Praga nel 1968 o a Piazza Tienanmen a Pechino nel 1989. O nell’opporsi con le proprie istituzioni parallele nei ghetti della segregazione dell’apartheid in Sudafrica o, ancora, nella disobbedienza civile negli Stati americani dove i neri erano deprivati di ogni diritto.
Come scrive Mohandas Karamchand Gandhi «la nonviolenza è una lotta contro l’ingiustizia più attiva e più concreta della ritorsione, il cui effetto è solo quello di aumentare l’ingiustizia». Non accettando il terreno delle armi e della violenza, si rovescia il tavolo, s’impone un altro terreno di confronto, paradossalmente ancor più radicale perché nella nonviolenza i fini e i mezzi dell’agire richiedono coerenza. Non si riempiono gli arsenali se si vuole la pace. Passare da 25 a 38 miliardi di euro l’anno per le spese militari di un paese come l’Italia che “ripudia la guerra” (art.11 della Costituzione Italiana) vuol dire una cosa sola, aumentare l’ingiustizia. Sono ancora nei nostri occhi le immagini degli ospedali durante la pandemia dove i medici erano costretti a scegliere – per mancanza di strutture sanitarie – chi tenere in vita e chi no.
Se si vuole la pace – come afferma Aldo Capitini – non si deve preparare la guerra, bensì preparare la pace. Eccolo il cambio di paradigma.
L’Europa politica come proposta di pace
L’Ucraina è parte integrante dell’Europa. Noi pensiamo che l’Europa debba svolgere un ruolo cruciale nel porre fine alla guerra ed essere al centro di una soluzione stabile del conflitto in corso.
Il progetto politico europeo nasce nel pieno della seconda guerra mondiale come proposta di pace, anche se tenderà ad arenarsi di fronte alla contrapposizione fra le grandi potenze e la costruzione dei blocchi politico-militari negli anni della guerra fredda. Non a caso troverà un nuovo slancio a ridosso della caduta del muro di Berlino, dando vita ad un processo di allargamento guardato con sospetto dai nostalgici del vecchio bipolarismo che vedono nella nascita dell’Europa politica l’aprirsi di una nuova fase di relazioni internazionali non più segnata dai vecchi egemonismi.
In particolare nella risposta alla crisi pandemica, l’Europa ha segnato negli ultimi due anni un positivo passo in avanti nella ricerca di una politica economica comune (pensiamo al Next Generation EU e al debito), strada che andrebbe proseguita anche sul piano della politica estera comune (compreso un corpo civile di pace europeo).
È su questo terreno che chiediamo si esplicitino le capacità progettuali, intellettuali e valoriali dell’Europa nell’immaginare un ruolo autonomo e autorevole dell’Ucraina come territorio “sul confine” fra grandi civiltà che nell’incontro, nel dialogo e nell’ibridazione culturale hanno saputo dare il meglio di sé.
Come fu nell’immediato secondo dopoguerra anche oggi la soluzione può venire dalla capacità della politica di generare contesti inediti in grado di rappresentare un reciproco e comune interesse di pace, di sicurezza e di feconde relazioni.
Il Trentino – Alto Adige / Südtirol, forte di una consolidata prassi di autogoverno e dell’esperienza autonomistica potrebbe prestare il proprio bagaglio culturale e politico in questo contesto trasferendo buone prassi, basi giuridiche e formative in una realtà geopolitica dove i concetti di sovranità e di autodeterminazione appaiono al contrario generatori di nuove tensioni.
Un Cantiere di pace
Una piccola regione europea come il Trentino Alto Adige – Südtirol può ben poco di fronte alla dimensione di una guerra che coinvolge le strategie dei potenti della Terra, di fronte alle quali il diritto internazionale e le stesse Nazioni Unite sono messe all’angolo – anche per effetto di un sistema in larga misura obsoleto e di una riforma auspicata da decenni ma mai realizzata – ed esautorate dai forum dei paesi arricchiti.
Eppure crediamo nella diplomazia dal basso che – verso l’Ucraina come in passato in altri ambiti di conflitto acuto – ha saputo e sa realizzare una forte capacità di mobilitazione, di prossimità e anche di relazioni improntate al dialogo e alla pace.
In questo solco si muove la proposta di dar vita in questa terra ad un Cantiere di pace che si propone i seguenti ambiti di azione.
Solidarietà. In queste ore le nostre comunità sono impegnate in uno straordinario lavoro di solidarietà verso la popolazione ucraina, tanto nell’accoglienza come nell’invio di aiuti umanitari e delle strutture della protezione civile. Mettendo sin d’ora in campo le necessarie progettualità per la ricostruzione nei mesi e negli anni del dopoguerra.
Interposizione nonviolenta. Stanno mettendosi in moto carovane di interposizione nonviolenta che vedono la partecipazione di esponenti della nostra società civile. Pur nella consapevolezza che in un contesto di degenerazione violenta del conflitto il terreno per un’azione efficace diviene di difficile praticabilità, indicare che fermare il conflitto è possibile anche per iniziativa di donne e uomini di buona volontà assume un valore di profonda testimonianza. E lo sarebbe in misura ancora maggiore se capace di coinvolgere rappresentanti delle istituzioni europee, nazionali e regionali ad ogni livello.
Autogoverno e stato di diritto. Nella speranza che il dialogo prenda il sopravvento sulla violenza, vorremmo che sul tavolo delle trattative, in queste ore come dopo il cessate il fuoco, il tema dell’autonomia nel rispetto dello stato di diritto potesse trovare piena cittadinanza. Un percorso costituzionale orientato all’indipendenza dell’Ucraina, alla salvaguardia delle diverse popolazioni, religioni, appartenenze linguistiche anche sulla base della nostra esperienza autonomistica. E a salvaguardare l’autonomia degli spazi e delle voci critiche di chi si oppone alla guerra.
Europa delle regioni. Pensiamo che la nostra Regione debba dar vita ad un’azione di diplomazia dal basso che veda protagoniste le regioni europee, a partire dall’idea di Europa federativa che nasce a Ventotene e dalle esperienze maturate di autogoverno regionale. Facciamo dunque appello alle istituzioni della nostra autonomia, agli istituti storici e di ricerca, all’Università, ai think tank che si occupano di relazioni e di politica internazionale perché siano congiuntamente protagonisti di un’iniziativa di diplomazia dal basso affinché il conflitto in corso possa aprire una pagina nuova nella costruzione dell’Europa politica.
Sobrietà e responsabilità. E infine, di fronte all’intreccio di crisi di natura militare, ambientale, sanitaria, energetica, alimentare, migratoria dovremmo prendere atto che s’impone un serio ragionamento sul nostro modello di sviluppo e i nostri stili di vita, improntato alla consapevolezza del limite delle risorse e alla necessità di riconsiderare i nostri consumi affinché siano sempre più improntati alla sobrietà e alla responsabilità. Perché questa è la strada concreta per togliere terreno alla cultura di guerra.
Sono questi i titoli dell’agenda di lavoro di un Cantiere di pace che intende riprendere e valorizzare le esperienze migliori che questa terra – anche grazie ad un uso intelligente e creativo dell’autonomia – ha saputo realizzare proprio sul terreno della diffusione della cultura della pace, dell’approccio nonviolento verso i conflitti, della formazione e della diplomazia popolare. Nello specifico, l’intento è quello di mettere sul tavolo del confronto proposte che possano indicare vie d’uscita praticabili nonché una piattaforma di impegni e relazioni per il futuro di un paese, l’Ucraina, che guarda all’Unione Europea.
Una proposta che rivolgiamo a tutte le persone che intendono dare il proprio contributo di esperienza, di sapere e di idee, nel Cantiere che apriremo con una fase di ascolto e consultazione sabato 16 aprile 2022, dalle ore 9.30 alle ore 12.30 presso l’ex Convento degli Agostiniani, in vicolo San Marco a Trento.
Primi firmatari:
Maurizio Agostini, medico
Stefano Albergoni, Ambiente Trentino
Marta Anderle, insegnante
Barbara Angelini, operatrice di accoglienza
ANPI del Trentino
Associazione Comunità Islamica del Trentino
Renata Attolini, Sinistra Italiana del Trentino
Marco Baino Educatore, formatore, Carovana Stop the War
Davide Baldessari
Roberto Barbiero, fisico e climatologo
Gianna Barozzi
Claudio Bassetti, presidente CNCA del Trentino
Daniel Bekele, Centro Astalli
Giuliano Beltrami, giornalista
Graziella Bernardini, Comunità Slow Food degli Altipiani Cimbri
Elena Berti
Emiliano Bertoldi, direttore ATAS
Micaela Bertoldi, insegnante e scrittrice
Don Cristiano Bettega, delegato diocesano Area Testimonianza e Impegno sociale
Laura Bettini, presidente Associazione Trentino con i Balcani
Francesca Boldrin, ACCRI
Donata Borgonovo Re, docente universitaria, Garante studenti Unitn
Piergiorgio Bortolotti, volontario carcere Trento
Luca Bronzini, Coordinatore Scuola Penny Wirton
Danila Buffoni, Docenti Senza Frontiere
Vincenzo Calì, storico
Luigi Calzà
Maurizio Camin, direttore Associazione Trentino con i Balcani
Gabriella Campregher, Tremembè
Mario Caproni, presidente Agedo Trentino
Beatrice Carmellini, pensionata
Luigi Casanova, Italia Nostra
Carla Casetti
Luisa Casonato, MLAL Trento
Mauro Cereghini, operatore culturale e formatore
Marco Cimonetti
Circolo Acli, Rovereto
Marino Cofler
Coordinamento Associazioni della Vallagarina per l’Africa
Lucia Coppola
Mario Cossali, Presidente ANPI del Trentino
Giuliana Cova, Associazione Malamango
Raffaele Crocco, giornalista
Edvard Cucek, Associazione Progetto Prijedor
Stefania De Carli, formatrice
Jabe Daka Zebenay, Associazione Amici dell’Etiopia
Maria Natalizia D’Amico
Michele de Candia
Enrico Delama, Associazione Il Melograno Brentonico
Monreal Dolores Del Carmen
Andrea Delmonego, collaboratore didattico
Federica Detassis, Fondazione Fontana
Chiara Dossi, presidente Cooperativa Arcobaleno
Mauro Dossi, Il Melograno
Europa verde del Trentino
Angela Falla, insegnante
Paolo Farinati, Coro Bianche Zime Rovereto
Federazione Anziani e Pensionati Acli
Mirryna Fendros, COTS
Andreas Fernandez, consigliere comunale Trento
Claudia Ferrari, presidente Acli Storo
Laura Froner, presidente Consiglio Provinciale Acli trentine
Lucia Fronza Crepaz, Scuola di Preparazione Sociale
Marisa Gigliotti, architetta
Giampiero Girardi, ricercatore sui temi della nonviolenza e del servizio civile
Luigino Gottardi
Stefano Graiff, presidente Centro Astalli
Alessandro Graziadei, caporedattore Unimondo
Anna Maria Guella, direttivo Luogo Comune
Gianni Guerrini, Associazione Amici Villa Sant’Ignazio
Giampietro Gugole, presidente Acli Lizzana
Adel Jabbar, sociologo
Dario Ianes, docente
Soheila Javaheri, regista
Erio Korani, Associazione solidarietà internazionale Rinia
Walter Lenzi, consigliere comunale Trento
Paulo Lima, Associazione Viracao&Jangada
Giovanna Luisa
Giorgio Lunelli, giornalista
Katia Malatesta, vicepresidente Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani
Pierino Martinelli, presidente Farete Rete Trentina Organizzazioni di Cooperazione Internazionale
Tommaso Martini, responsabile Slow Food Trentino Alto Adige
Luisa Mattedi, esperta agricoltura biologica
Antonio Mazza, associazione casa di accoglienza alla vita Padre Angelo
Mauro Milanaccio psicologo e responsabile Jonas Trento
Razi Mohebi, regista
Erica Mondini, insegnante e scrittrice
Paolo Mondini
Ugo Morelli, psicologo, studioso scienze cognitive e scrittore
Maria Rosa Mura, consulente culturale Gioco degli specchi
Giuliano Muzio, consigliere comunale Mori
Michele Nardelli, ricercatore e saggista
Silvia Nejrotti, formatrice e consulente nel Terzo Settore
Walter Nicoletti giornalista, Officina comune Rovereto
Luca Oliver, presidente Acli trentine
Ignazio Orgiana, segretario circolo PD Ala
Pier Francesco Pandolfi de Rinaldis per l’Associazione Pace per Gerusalemme
Rita passeini, Il Melograno
Emanuele Pastorino, attivista Futura Partecipazione Solidarietà
Rudi Patauner, vignettista, restauratore
Ilaria Pedrini, Economia disarmata – Movimento dei Focolari
Ezio Pilati, Associazione Progetto Prijedor
Massimiliano Pilati, presidente Forum Trentino per la Pace e di Diritti Umani
Roberto Pinter, Trentino for Tibet
Violetta Plotegher, presidente ATAS
Mauro Previdi, AfricaTomorrow
Giannino Pulit, insegnante in pensione
Paolo Rama, Consorzio associazioni per il Mozambico
Piergiorgio Reggio, presidente Cooperativa Progetto 92
Don Paul Renner, teologo
Silvia Ricci, Associazione Mazingira
Giuliano Rizzi, presidente Ipsia del Trentino
Paolo Rosà, insegnante
Anita Rossi
Annibale Salsa, antropologo
Riccardo Santoni, Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Domenico Sartori, giornalista
Delia Scalet, Acli Primiero
Donato Scrinzi
Scuola Preparazione Sociale
Maria Grazia Sighele, Gruppo Autonomo Volontari
Nicola Simoncelli, presidenza Acli trentine
Lorenza Spagnolli
Claudio Stedile, già dirigente scolastico, formatore
Armando Stefani, Consorzio Brasil Trentino
Augusto Tait, presidente Acli Mezzolombardo
Alberto Tamanini, Solidarietà Vigolana Carovana Stop the War
Giuliano Tasini, Associazione Spagnolli-Bazzoni
Michele Toccoli, Docenti senza frontiere
Annalisa Tomasi, già delegata ADL Prijedor
Paolo Tonelli, ex Consigliere provinciale
Andrea Trentini, Centro Pace Ecologia Diritti Umani
Alessandro Vaccari, Officina Comune
Tommaso Vaccari, Associazione Quilombo
Silvia Valduga, volontaria
Stefano Vernucci, presidente Solidarietà Vigolana
Andrea Vezzoli, insegnante
Roberta Vicenzi, Cedas
Marta Villa, antropologa, docente universitaria
Roberta Zalla, Tam Tam per Korogocho
Silvia Cristina Zangrando, associazione Amici Trentini
Jacopo Zannini, formatore
Alessio Zanoni, consigliere comunale Riva del Garda
Federico Zappini, Libraio e consigliere comunale Trento
Leonora Zefi, Teuta
§§§
Per aderire scrivere al seguente indirizzo: Walter.Nicoletti@aclitrentine.it
§§§
1https://covid19.who.int/ al 1 aprile 2022
2Papa Francesco, discorso al Centro femminile Italiano del 24 marzo 2022
18 Comments
Sarò presente in qualità di segretario del circolo PD DI ALA che condivide in pieno.
GRAZIE MICHELE! Buonissimo documento!!! Non so se ti è arrivata voce che (essendo andata in pensione (solo) con la scuola) sono ora in Israele/Palestina – vivo ad Haifa e cerco di dare il mio contributo al cammino (ancora lungo…) della pace qui… un abbraccio
Bellissimo questo appello. Grazie Michele. Provo a condividerlo
ciao Michele. Grazie mille! Proprio stamattina ne discutevo con Antonio. Immagino tu lo abbia segnalato anche a lui, è così? Penso di inviarlo a diverse persone e associazioni.
Ciao Michele. Grazie infinite. Ne ho parlato anche con Pierino questa mattina. Condivido l’apertura di questo cantiere e resto a disposizione.
Purtroppo sabato 16/04 non riesco ad essere presente a Trento. Ma ci verrei con tutto il cuore. Posso firmare anch’io? Se possibile, inserisci pure la mia firma “Sara Bin, geografa, docente e formatrice”. Grazie mille
Ciao Michele, complimenti per questa iniziativa, che ho già aderito sia come APP che io personalmente. Farò il possibile per esserci.
Condivido totalmente. Farò girare questo appello fra i nostri iscritti.
Maurizio Pallante, Sequs (Sostenibilità Equità Solidarietà)
Iniziativa necessaria e davvero condivisibile. Grazie. Non si può assistere in questo limbo di impotenza e dolore senza dare il proprio contributo al bisogno di pace. Purtroppo sabato non potrò essere presente. Ma ci sarò nel prosieguo di questo laboratorio.
Grazie. Condivido pienamente e cerco di diffondere.
Grazie! Non l’avevo visto… condivido.
Ho mandato mail con sottoscrizione.
Condivido appieno ogni riga. C’era proprio bisogno di un simile momento di condivisione. Luigi
Grazie mille, un’idea importante
Grazie Michele, ho inviato a Walter Nicoletti la mia adesione. Purtroppo sabato non riuscirò a esserci però.
Condivido. E’ un bel gruppo di pensiero, spero che concretizzi anche qualche azione.
Grazie per avere espresso un pensiero così forte e coerente che sottoscrivo.
Marisa Gigliotti
Bellissimo appello che approvo pienamente e che condividerò senz’altro. Grazie Michele.
Caro Michele,
ho letto l’appello sull’auspicio di pace e sul ruolo che il Trentino-Alto Adige potrebbe svolgere.
Condivido pienamente.
Occorre fare il possibile per promuovere una cultura della pace che è altra cosa dal pacifismo gridato. E ‘ un sentimento che nutro da sempre anche se realisticamente sono scettico in una conversione totale dell’uomo alla pace. Bisogna comunque provarci e sperare.
Aderisco quindi al documento.
Buongiorno, sono convinta che solo il dialogo, non le armi, possa riportare la pace. È un percorso difficile ma da fare. Ottima proposta signor Nardelli. La sottoscrivo pienamente. Grazie