Il PD del Trentino e il progetto territoriale
3 Febbraio 2014Domenica prossima le primarie per la segreteria del PD del Trentino
11 Marzo 2014“Metti in circolo il PD”
Il Congresso di un partito non rappresenta solo il momento in cui si elegge un segretario e si rinnovano gli organismi dirigenti, ma soprattutto un’occasione di discussione aperta, in cui ci si confronta sui programmi, sulle strategie e sullo stesso modello organizzativo cui un partito si ispira.
In tal senso noi, iscritti al Circolo PD della Val di Non, attraverso un lavoro collettivo, abbiamo ritenuto utile stendere questo documento, al fine di avanzare alcune osservazioni relativamente al rapporto tra il Partito Democratico del Trentino ed i territori, a partire da una considerazione di fondo: da tempo abbiamo notato una forte carenza (per non dire assenza) di comunicazione fra gli organi direttivi provinciali del PD (a tutti i livelli), gli amministratori del PD -in particolare consiglieri e assessori provinciali- ed i circoli territoriali, a partire dal nostro, che si ritrovano marginalizzati e comunque senza un vero accreditamento politico e una valida rappresentanza a livello centrale.
Ne fanno fede tre fenomeni altrettanto preoccupanti: le recenti elezioni provinciali hanno premiato in misura pressoché totale i candidati delle due aree urbane di Trento e Rovereto, al punto che nel gruppo consiliare provinciale del PD non siede alcun rappresentante della valli; la stessa scelta dei candidati alla segreteria provinciale del partito nel presente Congresso è stata fatta sostanzialmente a livello cittadino ed all’interno del ceto politico che a quel livello fa riferimento, senza un effettivo coinvolgimento dei territori; i territori, e quindi i circoli, non vengono coinvolti nella vita del partito e nelle scelte amministrative.
Questi fenomeni ci preoccupano perché siamo convinti che ignorare i territori, che si esprimono politicamente nei circoli, significa non solo ignorare la complessità del tessuto sociale trentino, ma anche perdere l’occasione per farsi contaminare, per scambiarsi idee e progetti.
Noi vorremmo quindi proporre un rinnovamento profondo di questo modello e richiamare l’attenzione di tutti sulla necessità di un partito che ponga al centro della propria azione i “territori” ed i “circoli” che animano il PD nelle valli, nelle comunità e nelle aree urbane, coerentemente con l’aggettivo “democratico” che dovrebbe connotare, non solo formalmente, il nostro partito. Un laboratorio a cielo aperto che riesca ad intercettare le esigenze e a progettare il futuro del territorio per il tramite di una “rete di relazioni sociali” che qualifichi i rapporti con le persone, sappia riconoscere le esigenze e le priorità e costruisca un “Progetto Politico” nuovo. L’innovazione sta nel ritrovare il dialogo e la solidarietà sociale tra le persone in armonia con il territorio.
Ciò a partire da alcune considerazioni:
1. con “partito territoriale” non intendiamo il partito delle piccole patrie, di chi si trincera dietro un campanile o dietro le fragili appartenenze identitarie, ma al contrario il partito che fa della leale collaborazione tra tutti i livelli di cui si compone il suo metodo. In tal senso questa proposta non ha nulla di localistico ed autoreferenziale, ma al contrario intende proiettare in modo innovativo il PD su tutto lo scenario provinciale, fornendogli gli strumenti per capire meglio il contesto socio-economico in cui si articola il Trentino;
2. è neessario che il PDT dia credibilità ai circoli attraverso il riconoscimento del loro fondamentale ruolo di punti di riferimento e di sintesi dei territori. Ciò sia a livello di una presa di consapevolezza politica, sia attraverso alcune sostanziali modifiche di natura statutaria;
3. l’elemento centrale di questa prospettiva è creare i presupposti affinché i circoli diventino lo strumento fondamentale per rapportarsi alla società trentina, essendo essi per l’appunto gli organi più vicini ai problemi e alle domande che emergono da una comunità, le vere antenne ricettive delle esigenze e delle necessità di un territorio e delle persone che lo vivono;
4. è indispensabile promuovere una maggiore comunicazione fra il livello centrale del partito e quello periferico, non solo sulla base di una presenza attiva e non saltuaria sul territorio degli organismi direttivi del PD e delle sue rappresentanze istituzionali, ma anche -e soprattutto- attraverso un permanente scambio di informazioni ed un confronto costruttivo sui problemi concreti, anche al fine di individuare possibili interventi di natura politica o normativa a livello provinciale;
5. vanno attivati strumenti e momenti partecipativi che consentano ai circoli territoriali di essere protagonisti ed assolvere al loro ruolo. La partecipazione però non può essere qualcosa di saltuario od occasionale, ma deve corrispondere ad un metodo consolidato, sulla base di un percorso chiaro e riconosciuto, anche da un punto di vista statutario: ciò significa, ad esempio, la previsione di spazi e luoghi di confronto e discussione nei circoli e fra i circoli, i cui esiti però non cadano nel vuoto, ma vengano presi in seria considerazione dagli organi dirigenti del PD e possano quindi influire sulle decisioni che il partito prenderà a livello centrale, in un clima di reciproca collaborazione e responsabilità;
6. infine va riconosciuto ai circoli e valorizzato il ruolo fondamentale di organi di coordinamento sul territorio fra i vari livelli istituzionali in cui siano presenti ed operino rappresentanze del partito. In tal modo, pur nel rispetto dell’autonomia di ciascun livello, sarà possibile affrontare con maggiore cognizione di causa i problemi che interessano quella comunità ed individuare insieme le soluzioni che meglio rispondano all’interesse generale.
Siamo convinti che questa nostra proposta, nelle due direttrici in cui si articola (l’eletto che torni a rendere conto del suo lavoro nei circoli, e questi ultimi come nodo fondamentale di processi decisionali partecipati e diffusi), offra al partito la possibilità di rivitalizzarsi ed innovarsi positivamente, soprattutto a fronte di una congiuntura economica e sociale che si preannuncia complessa ed irta di difficoltà. In tal senso crediamo nella necessità di “fare rete” fra i territori ed i circoli, nella convinzione che i problemi che caratterizzano le singole zone possano anche presentare caratteristiche comuni e implichino perciò la necessità di interventi concordati.
E’ necessario aprire il partito alle più genuine forze ed istanze presenti a livello sociale e dar vita ad una filiera virtuosa che, partendo dalle idee, arrivi alle persone e poi ai voti, e non viceversa: il PD non può ridursi ad essere una mera macchina elettorale fondata su slogan o proposte scontate, ma deve qualificarsi come luogo di elaborazione e riflessione, in grado di offrire ai cittadini gli strumenti per giudicare sia le esperienze passate, sia i progetti futuri. Dove i cittadini possano contribuire con le loro diverse competenze, capacità e sensibilità alla costruzione di quella “mobilitazione cognitiva” di cui solo i circoli sono capaci.
Al fine di accrescere le capacità di analizzare, programmare e fare sintesi riteniamo sia necessario riuscire a creare le condizioni utili per dare la possibilità ad ognuno di interpretare il proprio ruolo nel migliore dei modi in un progetto unitario e in un sistema organizzato. Valorizzare e mettere a frutto il capitale delle esperienze di ognuno porterà un valore aggiunto alla capacità di individuare le priorità che non sempre possono essere determinate dai numeri, dal momento che vi sono delle situazioni marginali che, interpretate e risolte, portano alla vera innovazione sociale.
Nella convinzione di aver toccato esigenze che interessano anche atre persone, circoli e territori, ci permettiamo di far girare questo documento all’interno del partito, nell’auspicio di promuovere ed alimentare una discussione ricca ed articolata.
Eleonora Bottamedi, Alessandro Branz, Natale Cava, Gabriele Covi, Lorenza Menapace, Giulio Mendini, Rolando Valentini
(febbraio 2014)