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Partito territoriale, un’idea da coltivare

Perché le chiavi di lettura della realtà vanno profondamente rinnovate e c’è bisogno di una nuova visione di futuro, perché la dimensione dei problemi è sempre meno nazionale e sempre più sovranazionale e territoriale, perché lo richiede la nuova fase di un’autonomia non è data una volta per tutte ma chiede di essere vissuta e coltivata sul piano della responsabilità individuale e collettiva, perché infine una possibile risposta alla crisi dei partiti è la costruzione di reti politiche territoriali e insieme sovranazionali.

Un pensiero politico da rinnovare

Quelle della coalizione del centrosinistra autonomista trentino sono culture e sensibilità diverse. Ma una storia si è conclusa per tutti e il patrimonio di ciascuno è importante ma non sufficiente ad affrontare un contesto profondamente mutato. Oltrepassato il Novecento, occorre elaborarlo, fare i conti con quel che ha rappresentato, trarne degli insegnamenti per guardare al futuro. Se mi guardo attorno, razzismo, totalitarismo e violenza sembrano rispuntare come facessero parte della natura umana e la paura diviene sempre più un criterio di orientamento politico. Di fronte alla crisi, c’è un diffuso evocare la sobrietà… ma abbiamo forse fatta nostra la cultura del limite? La consapevolezza dello sviluppo demografico del pianeta e del carattere limitato delle risorse dovrebbe indurci a riconsiderare un modello di sviluppo che si dimostra ogni giorno più insostenibile. Invece abbiamo banalizzato il concetto di "sostenibilità" riducendolo a quel che è possibile, anziché declinarlo nella riproducibilità degli ecosistemi, iniziando col darci nuovi parametri sui quali misurare la qualità del vivere.

La cifra del presente

La crisi della politica e della sua credibilità non è solo l’esito della casta. Riflette in primo luogo la difficoltà di comprendere le trasformazioni del nostro presente. A cominciare dalla scala dei problemi, che è sempre meno "nazionale", ma piuttosto regionale e sovranazionale. Che, tradotto, vuol dire da un lato far crescere la capacità di autogoverno dei territori e, insieme, la necessità di mettersi in connessione con nuove dimensioni geopolitiche. Se il federalismo è l’"ordine delle autonomie", se l’autonomia è la politica del territorio, il costituirsi di macroregioni alpine e le politiche di prossimità con il Mediterraneo rappresentano un modo diverso di pensare l’Italia ma soprattutto l’Europa.

Autonomia e responsabilità

L’autonomia, lo abbiamo visto nelle ultime "finanziarie", rappresenta una possibile risposta alla crisi. Non nella chiusura in se stessi a difesa del proprio giardino, ma nella mobilitazione creativa e nell’assunzione diffusa di responsabilità. Dobbiamo dirci con molta onestà che negli ultimi anni l’autonomia è stata invece spesso considerata come un dato consolidato una volta per tutte o, talvolta, come un privilegio che la storia ci ha regalato. La sfida dell’autonomia (e della crisi) si vince con la partecipazione e la rimotivazione delle persone, nella pubblica amministrazione, nei luoghi della formazione, nel privato. Nel farsi carico responsabile, nello spirito di iniziativa, nell’apprendimento permanente, nella capacità di cambiare di ognuno di noi. E, infine, nel formarsi ad ogni livello di una nuova classe dirigente. Senza la quale la sfida dell’"autonomia integrale" per il Trentino si riduce ad uno slogan.

Reti politiche

Questo implica che anche le forme della politica devono essere ripensate. Su questo sono tutti d’accordo ma i rimedi fino ad oggi sono stati peggiori del male. Perdita di legami sociali, crisi dei meccanismi partecipativi, cultura plebiscitaria hanno fatto sì che i partiti diventassero macchine elettorali. Incapaci di dialogo vero con i territori, che tendono invece a sorvolare, preferendo avere terminali elettorali anziché luoghi vivi, capaci di autopensiero. Credo che la riforma della politica non passi tanto dalle regole elettorali, che pure sono da cambiare perché adattate ad un sistema centralista, ma nella capacità di ristrutturare la politica, di immaginare cioè, a Trento come altrove, esperienze politiche territoriali, confederati sul piano nazionale e sovranazionale. Forse così anche i partiti nazionali potranno cambiare.

L’idea di dar vita ad un partito territoriale va presa sul serio. Ma se non vogliamo bruciarla sul nascere, costruiamola senza farci condizionare dalla fretta e dalle scadenze elettorali. Per il 2013 rinsaldiamo i legami dell’attuale maggioranza attraverso un patto politico per l’autonomia integrale del Trentino. E mettiamo in moto una piccola carovana fatta di idee innovative, opportunità formative, esperienze creative. Dando spazio alle eccellenze che, a guardar bene, non mancano in questa terra.

6 Comments

  1. Stefano ha detto:

    Mi piace il progetto, ma temo che il 2013 sia proprio l’occasione giusta per lanciarlo. La crisi dell’eurozona sta per esplodere, a dispetto degli slogan rassicuranti delle autorità e, stando a quanto riferisce il secondo canale israeliano, gli americani sono già stati informati che Israele ha deciso di attaccare (quindi le dichiarazioni di Obama erano pura immagine: è un politico è giusto e normale che si comporti così).
    Normalmente non mi piace la fretta e la pressione, ma dubito che avremo molte scelte, nei mesi ed anni a venire.

    ciao vado in piazza

    stefano

  2. stefano fait ha detto:

    A quanto scritto sopra, un po’ affrettatamente, aggiungo il consiglio di leggere il mio post dal titolo “Zuccotti Park e Piazza Battisti: il fallimento di indignati ed autonomisti ci serva di lezione”, che mi pare integri il discorso di Michele.
    C’è molto lavoro da fare ma c’è anche la buona volontà e presto ci sarà anche l’attenzione della gente.

  3. stefano fait ha detto:

    errata corrige: “A quanto ho scritto nel commento precedente (sotto, non sopra), aggiungo…”

  4. enrico ha detto:

    Molto saggio e profondo, michele, condivido

    Ciao

    e

  5. Adel ha detto:

    Spero che la chiarezza del tuo intervento possa contaminare il pensiero di diversi attori della vita pubblica!

  6. Beppe ha detto:

    Intanto ti invio la mia più totale condivisione del contenuto del tuo documento. Eventuali commenti ulteriori, a dopo!
    Buon lavoro!

    Beppe