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Ma è la guerra la soluzione?

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1 Comments

  1. stefano fait ha detto:

    “Il tema che già si è imposto nei discorsi politici è la guerra, qualunque cosa questa parola possa significare nella situazione in cui ci troviamo. Siamo solo all’inizio, perché su questa parola si giocano interessi politici ed elettorali che fanno leva su istinti e divisioni primordiali: amico-nemico, scontro di civiltà. Anzi, civiltà contro barbarie. Davvero siamo come a Poitiers nel 732, a Vienna nel 1529, a Lepanto nel 1571? Basta porre la domanda per comprendere che parlare di guerra è un puro nonsenso. Serve solo a mobilitare irrazionalmente l’opinione pubblica interna, per ragioni di lotta politica, come stanno facendo i partiti e i movimenti nazionalisti xenofobi che speculano sulla paura e illudono con la promessa che «la guerra» sia la risposta risolutiva…Il primo effetto d’una guerra dichiarata genericamente contro l’Islam sarebbe di compattare in un unico fronte nemico gli islamici che vivono nei nostri Paesi e che, bene o male, vi si sono integrati. Sarebbero questi le prime vittime: atti di violenza nei loro confronti; e sarebbero nuove reclute: atti di violenza come ritorsione. Odio su odio. Se ci si vuole imbarbarire e dare argomenti all’islamismo presso persone che ne sarebbero immuni, questa è la strada sicura…Questo è il momento della ragione, e la ragione dice non guerra, ma controlli, indagini e azioni di polizia. Tra azioni di guerra e azioni di polizia c’è la differenza che le prime sono rivolte indifferenziatamente contro «il nemico » e le seconde, selettivamente, contro i delinquenti, le loro organizzazioni, i loro addestratori e finanziatori”.
    Gustavo Zagrebelsky, “Le risposte dell’Occidente oltre lo scontro di civiltà”, Repubblica, 12 gennaio 2015
    *****
    “La lotta al terrorismo si fa con un dialogo accompagnato da una politica di aiuti, con rapporti economici e politici quotidiani. Non si vince con azioni militari. L’opzione bellica non ha avuto e non ha mai senso. Non c’è un caso, un solo caso, dove abbia portato risultati. È stato così in Afghanistan e in Iraq. E sarebbe così in Libia: l’emergenza libica deve essere risolta obbligando tutte le rappresentanze libiche a sedersi a un tavolo allargato. E questa offensiva diplomatica deve essere facilitata dal ruolo di Paesi esterni e favorita dall’Europa e dall’Onu”.
    Romano Prodi, Prodi: «L’Is? È frutto della guerra», Avvenire, 13 gennaio 2015