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L’intellettuale europeo e l’orologiaio catalano (1)

Amabilmente controcorrente, come quando scrisse una lettera a Josip Broz “Tito” chiedendogli di mettersi da parte per raggiunti limiti di età, quando nessuno nella Jugoslavia socialista si sarebbe nemmeno sognato di dire una cosa del genere al padre della patria.

In questo suo andare controcorrente non c’era antagonismo, bensì la ricerca di dialogo. Un dialogo esigente, certo, ma con la forza delle idee, che si trattasse di Tito o di Leonid Breznev, di Varlam Salamov o di Karol Wojtyla…

Con la stessa puntigliosità del suo epistolario1, Predrag raccontò il Mediterraneo. Non la storia di questo mare, né le sue connessioni geografiche… niente a che fare con il pur straordinario lavoro di ricerca di Fernand Braudel2. Ma il mare e le sue creature, i venti e gli spazi, la natura e i suoi dettagli apparentemente insignificanti, i saperi e le parole, gli oggetti e i mestieri, le vite e i cimiteri che nel Mediterraneo si sono incontrati ed intrecciati fino a forgiarne un carattere ed un’identità, pure nel loro continuo divenire.

Ne venne un’opera geniale3, un “breviario” imperdibile per chi è mosso dalla curiosità dei particolari e dalla profondità dei pensieri che lo spazio mediterraneo ha generato nel tempo, come qualcuno l’ha definita “una sfida ai generi letterari”.

Un giorno Predrag mi disse che avrebbe voluto conoscere quella “meraviglia della natura” di cui Johann Wolfgang Goethe parla nel suo “Viaggio in Italia”, ultimo soffio mediterraneo verso nord “dove già crescono i limoni”4. Così in una domenica autunnale accompagnai Predrag lungo le rocce che scendono a picco nel grande lago fino a giungere nel borgo forse più mediterraneo dell’arco alpino, Limone sul Garda.

La meraviglia verso quel piccolo mare capace di trasferire fra le montagne le atmosfere meridiane si leggeva negli occhi chiari di Predrag. Insieme alla fatica del vivere, esiliato nel suo stesso paese che lo aveva condannato per la sua sferzante critica verso “i nostri talebani”5. E senza più una lettera da scrivere, tanto erano sciocchi i nuovi potenti.

Quando Predrag se ne andò da questo mondo ho avvertito la mancanza di un ultimo saluto che pure mi ero più volte ripromesso passando da Zagabria. Le nostre vite di corsa concedono ben poco alle sensibilità più profonde, tanto da farci smarrire la coscienza della nostra caducità.

Così un viaggio formativo6 – grazie a Sanja e Mira7 – apre la possibilità di restituire un piccolo omaggio ad un amico caro e ad uno dei grandi scrittori del Novecento.

Ora c’è una pianta di limone sull’ultima dimora di Predrag Matvejevic.

 

Zagabria, 9 settembre 2018

 

1 Predrag Matvejevic, Epistolario dell’altra Europa. Garzanti, 1992

2 Fernand Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II. Einaudi, 1986

3 Predrag Matvejevic, Breviario Mediterraneo. Garzanti, 1991

4 Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia. Mondadori, 1983

5 Predrag Matvejevic, Mondo ex. Garzanti, 2006

6 Si tratta del percorso formativo “Ex Jugoslavia, una guerra postmoderna. Viaggio nel cuore dell’Europa” (8 – 14 settembre 2018) realizzato dall’Istituto storico di Modena

7 Mi riferisco a Sanja Rojc e a Mira Matvejevic, rispettivamente cara amica e moglie di Predrag Matvejevic

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