Fano, un racconto europeo
10 Marzo 2014Corrispondenze. Per riflettere sul nostro tempo.
20 Marzo 2014Con 136 voti favorevoli, 16 contrari e due astenuti la Direzione del PD ha messo fine al governo di Enrico Letta, il quale ha immediatamente annunciato le dimissioni. Ho già scritto in questo blog cosa penso di questa operazione, ascrivibile al processo di mutazione postmoderna della politica.
Ora sono proprio curioso di vedere cosa saprà fare Matteo Renzi con una maggioranza non diversa da quella precedente e con un’impostazione culturale che non si discosta – se non nella forma – da quella del suo predecessore.
Se avessimo a che fare con l’“ambizione smisurata” di un personaggio politico si tratterebbe di aspettare che gli eventi facessero il loro corso (rapidissimo, se pensiamo che le primarie con cui Pierluigi Bersani venne candidato premier sono state poco più di un anno fa…). Ma qui in gioco c’è qualcosa di più, ovvero il futuro di una comunità politica che rappresenta milioni di persone.
Temo infatti che ci stiamo rapidamente avvicinando all’epilogo di un progetto nel quale abbiamo creduto potesse realizzarsi quell’originale sintesi politico-culturale in virtù del quale abbiamo scelto di archiviare i percorsi più significativi della cultura democratica di questo paese e, per quello che mi riguarda, anche quella piccola eresia politico-culturale che in Trentino era rappresentata da Solidarietà.
Di fronte a questa preoccupante accelerazione del “finale di partito”, in molti mi esortano a considerare la proposta che ruota attorno alla candidatura europea di Alexis Tsipras. Non credo che la risposta a questa deriva possa essere il ritornare all’idea di una sinistra tardonovecentesca nel pensiero come nelle forme del suo agire.
Penso piuttosto che sia urgente rilanciare quel progetto politico territoriale ed europeo di cui insieme ad altri, andiamo parlando da tempo, non in vista di scadenze elettorali ma per riannodare pensiero, rappresentazione sociale, progettualità politica. Ci vorrà del tempo, ma è la condizione per mantenere una propria autonomia ed evitare di venir triturati nel tritacarne di un gioco politico/mediatico degenerativo.
5 Comments
Il fatto che Alexis Tsipras piaccia ANCHE ad una sinistra tardonovecentesca non significa che sia espressione di quell’ambito teorico.
Lo schieramento pro-Tsipras è davvero eterogeneo e include anche figure del calibro di Zagrebelsky, Spinelli e Rodotà che hanno tutt’altra ispirazione e soprattutto ben altre finalità.
Il programma economico di Tsipras mi sembra del tutto ragionevole ed europeista e sicuramente si sta battendo da anni per le autonomie locali:
http://www.polisblog.it/post/204525/elezioni-europee-2014-tsipras-10-punti-per-cambiare-la-ue
Alla fine ti piacerà, perché non è un espediente e non è una moda. Tsipras è solo espressione di un sentire comune molto diffuso tra chi vuole cambiare le cose senza distruggerle.
Se non sarà lui a dargli forma concreta e politicamente efficace, arriverà qualcun altro.
Credo anch’io che Tsipras sia persona intelligente e penso che la nascita di Syriza in Grecia abbia rappresentato un fatto positivo.
Di certo la genesi tutta verticale di questa proposta in vista delle elezioni europee elude il nodo cruciale della crisi delle forme politiche, così come il merito del progetto sociale che s’intravvede esprime un approccio neokeynesiano che ritengo inefficace ed insostenibile perché non fa i conti con il carattere limitato delle risorse.
Ma avremo modo di parlarne…
Della sinistra tardonovecentesca fanno parte non solo i reperti a sinistra del PD ma anche molti dei soggetti che hanno vissuto la lunga traversata del deserto (PCI-PDS-DS-PD)che si è conclusa ieri con il rito sacrificale di Letta-giraffa. Concordo con Stefano che invita a puntare l’attenzione sullo spirito dell’appello per Tsipras, ben rappresentato da Barbara Spinelli. Verrà anche il tempo per educare gli incolti, convertire i duri di cuore e riportare alla ragione i teorici della purezza ideologica. Non sarei così severo Michele: la materia è ancora allo stato grezzo, e se la verticalizzazione parte da Revelli e compagnia non siamo fuori strada.
Vincenzo
Con questo cambio il pd e’ finito. E’ il piu bel regalo al Nano. Che pena. E che delusione. Totale
Non voglio essere severo con nessuno, con me stesso semmai… Ma è dal 1989 che lavoro per costruire una progettualità politica originale e sono stanco di vedere riproporre gli stessi riti, le stesse analisi, le stesse categorie. Non lo dico per difendere il PD e le cose che scrivo su questo partito (e sulla politica nazionale) mi sembrano chiare.
Vorrei solo che il cambio di paradigma che vado da tempo invocando (e che riguarda anche la forma partito) non si ritagliasse semplicemente un ruolo di autorappresentazione, riuscendo a percorrere trasversalmente il pensiero democratico e l’esperienza che in Trentino ha saputo caratterizzare questa terra come un luogo di sperimentazione originale. Che oggi vedo in stato confusionale, a cominciare dal PD. Ma la risposta a tutto questo, cari amici, non è il cantiere nazionale unitario della sinistra e tanto meno quello europeo che annovera vecchi e nuovi arnesi ai quali la traversata nel deserto non ha portato un bel nulla.
Certo è che il pensiero di mezzo, politicamente, è più solo che mai.