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Le ragioni di un’intesa

di Michele Nicoletti *

Nell’accordo politico stipulato tra il PD, l’UPT e il PATT per un’alleanza nei collegi senatoriali del Trentino occorre distinguere tra le ragioni politiche dell’accordo e la scelta finale delle candidature. Le ragioni politiche sono chiare e, a mio parere, molto solide.

La prima ragione è che vogliamo portare il maggior numero di deputati e senatori della regione Trentino-Alto Adige/Suedtirol a sostegno di un governo di centrosinistra che valorizzi le autonomie speciali. Nessun elettore di centrosinistra, in questo momento della storia d’Italia, può desiderare sinceramente di favorire l’elezione di deputati o senatori del centrodestra dopo che questo schieramento ha portato il nostro Paese in situazioni di drammatiche difficoltà. Sappiamo tutti che la partita si giocherà al Senato per via degli effetti perversi del Porcellum e che nella nostra regione vige un sistema di collegi uninominali in cui vince chi ha un voto più degli altri. Se il centrodestra si presenta unito, il centrosinistra non può permettersi di presentarsi diviso. L’impegno che il PD del Trentino si è assunto con Bersani è quello di fare ogni sforzo per portare 6 senatori su 7 al centrosinistra. Sarebbe un risultato straordinario rispetto a quello di altre regioni.

Per fare questo si è costruita una complessa strategia di alleanze perché il PD da solo non può riuscire in questo intento. Sappiamo che in provincia abbiamo raccolto circa il 22% dei consensi. In primo luogo è stato sottoscritto un accordo tra il PD nazionale e la SVP e il PATT che prevede il sostegno degli autonomisti a Pierluigi Bersani sulla base di un impegno sottoscritto dal segretario nazionale del PD a salvaguardia delle autonomie speciali. Impegni di questo genere non sono stati al momento sottoscritti né da Berlusconi, né da Monti. Questo accordo ha portato alla confluenza della lista SVP (e PATT) alla Camera nella coalizione per Bersani (ciò vuol dire che ogni voto SVP-PATT alla Camera è un voto per Bersani) e a un’intesa sul collegio della Bassa Atesina tra SVP e PD dove per la prima volta la SVP con scelta responsabile e coraggiosa ha accolto la candidatura di Francesco Palermo, indicata di comune accordo con il PD. L’accordo nazionale e regionale prevedeva un’analoga apertura e disponibilità del PD in Trentino nei confronti degli autonomisti. L’accordo era chiaro: se la SVP avesse tenuto il collegio di Bolzano, il PD avrebbe rivendicato due collegi in Trentino; se la SVP avesse ceduto il collegio di Bolzano, il PD avrebbe rivendicato un solo collegio in Trentino lasciandone uno agli autonomisti. Quest’accordo tra il PD e gli autonomisti non è una semplice alleanza elettorale, ma una vera alleanza politica per l’assetto della nostra Regione e delle nostre Province che riguarda in primo luogo le elezioni provinciali del 2013 a Bolzano e Trento. Con questo accordo si è riaperto il dialogo tra le nostre autonomie e il futuro governo nazionale, si è data stabilità al quadro politico in Alto Adige e in Trentino con un’apertura reciproca tra forze autonomiste e forze democratiche che supera diffidenze dall’una e dall’altra parte, si è messa in un angolo l’ipotesi neocentrista che emargina il PD.

In Trentino abbiamo scelto di allargare questa intesa anche a quelle forze civiche che da sempre fanno parte del centrosinistra come l’UPT e che si impegnano a sostenere un governo di centrosinistra a livello nazionale. Il testo dell’accordo è chiaro ed è pubblico. Esponenti della lista Monti cercheranno di depotenziarlo per fini elettorali, ma l’impegno è esplicito: anche l’UPT dovrà appoggiare un governo di centrosinistra a livello nazionale e ciò impedisce a questa forza di perseguire strategie neocentriste che mettono in un angolo il PD.

L’alleanza a tre (PD, PATT, UPT) era fondamentale per ragioni elettorali (un’alleanza a due è assai più rischiosa in un tutti e tre i collegi) ed è stata esplicitamente sostenuta fino all’ultimo dal nazionale. Inoltre, per quanto ci riguarda, la coalizione a tre è stata fortemente voluta dai nostri amministratori provinciali, di comunità di valle, di comuni. Anche assemblee di partito si sono spinte a deliberare e a chiedere alla segreteria provinciale di salvaguardare come valore fondamentale nelle trattative il mantenimento della coalizione a tre. In un momento di crisi economica la rottura avrebbe portato fibrillazioni negative per i cittadini dentro le amministrazioni locali. L’accordo a tre è un accordo anche per le provinciali del 2013. Ciò vuol dire che l’ipotesi neocentrista è stata ulteriormente indebolita. Infine la partecipazione dell’UPT è stata fortemente voluta dal PATT per lealtà nei confronti di tutta la coalizione e per non essere scavalcato “a destra” dall’UPT.

In questo quadro il bene primario da salvaguardare per il centrosinistra nazionale e per il centrosinistra locale appariva evidentemente il mantenimento dell’alleanza a tre, di cui noi come partito maggiore e ora definitivamente perno e garante della coalizione dovevamo farci carico.

La distribuzione dei collegi

La distribuzione dei collegi nell’alleanza a tre partiva dall’idea di assegnare un collegio con buone speranze di riuscita ad ogni forza politica. L’analisi dei dati elettorali del 2008 mette facilmente in luce come la forza politica che ha migliori chance di successo nel collegio della Valsugana è l’UPT: i suoi voti alle provinciali sono 13810 a cui vanno aggiunti i voti della UAL che sono 2928. Il secondo partito è il PD con 9849 voti, mentre il PATT è solo terzo con 6867 voti. Risulta perciò del tutto incomprensibile il rifiuto dell’UPT di dare la sua disponibilità a presentare una sua candidatura in quel collegio. Il PATT aveva indicato come suo candidato il segretario Franco Panizza e aveva indicato il collegio di Trento/Valli del Noce come sua preferenza, dichiarando che una propria candidatura in Valsugana sarebbe stata troppo a rischio. Una candidatura alternativa del PATT in Valsugana sarebbe stata possibile solo a patto di un azzeramento delle candidature esistenti e della scelta di nuovi nomi in tutti e tre i collegi.

Questa ipotesi non è stata ritenuta accettabile né dall’UPT, né dal nazionale che aveva indicato la candidatura di Giorgio Tonini come candidatura di interesse nazionale per la sua competenza nei lavori parlamentari e per la sua rappresentatività dell’area riformista. D’altra parte la candidatura di Giorgio Tonini, presidente dell’assemblea del PD trentino, era stata accolta e fatta propria dalla stragrande maggioranza dell’assemblea degli iscritti e dei circoli del collegio di Trento. Sulla base di questi dati l’ipotesi dell’azzeramento è stata scartata.

A questo punto, in piena sintonia con il nazionale e con il pieno consenso dell’interessato, nello sforzo di garantire comunque il mantenimento dell’alleanza a tre con il duplice scopo di conquistare il maggior numero di collegi senatoriali e mettere in sicurezza per i prossimi anni la coalizione provinciale, il coordinamento provinciale del PD trentino all’unanimità ha deliberato di candidare il sen. Giorgio Tonini nel collegio della Valsugana, sbloccando l’impasse e permettendo la conclusione positiva dell’intesa.

La soluzione può sembrare poco logica. Ma è un atto di responsabilità nei confronti della coalizione di cui ora siamo i garanti, è un atto di coraggio che testimonia un modo di fare politica che non è quello dell’occupazione sicura delle poltrone, è un atto di attenzione verso tutti i territori della nostra provincia che rifiuta di considerare “residuali” alcune zone rispetto ad altre.

Il PD trentino esce da questa vicenda come il partito che ha fatto ogni sforzo per portare l’85% dei senatori della regione al centrosinistra, ha saputo costruire una forte e stabile alleanza con le forze autonomiste, ha saputo convincere il futuro presidente del consiglio Bersani dell’importanza delle autonomie speciali, ha voluto dare solidità alla coalizione regionale e provinciale contro la crescita della destra in Alto Adige e contro i rigurgiti neocentristi in Trentino, ha reso possibile la candidatura di Francesco Palermo e Giorgio Tonini a senatori democratici del Trentino-Alto Adige Suedtirol. In un quadro determinato da condizionamenti oggettivi derivanti dalle scelte della direzione nazionale e degli alleati a me non pare un risultato da disprezzare. Ma come sempre in politica la bontà delle strategie dipende dal loro successo. E per questo è necessario impiegare ogni nostra energia. E’ in gioco la possibilità di dare al nostro Paese un governo nuovo, con il Partito Democratico.

*Michele Nicoletti è segretario del PD del Trentino

P.S. Permettete che aggiunga a queste considerazioni politiche anche una considerazione personale. Come segretario ho cercato di muovermi in piena sintonia con le delibere dei nostri organi, per altro sempre all’unanimità, e con le decisioni della Direzione Nazionale, e ho cercato il dialogo con gli alleati, improntato a un radicale rispetto delle posizioni altrui. Se mi trovo candidato nella lista della Camera dei Deputati è in forza del consenso ricevuto alle elezioni primarie da parte di persone che hanno ritenuto di valutare positivamente le mie competenze professionali e il mio impegno politico a livello provinciale e nazionale degli ultimi anni.

3 Comments

  1. stefano fait ha detto:

    Queste scelte non saranno capite (probabilmente perché sono sbagliate) ed avranno un risultato concreto: Rivoluzione Civile al 5% in Trentino e oltre il 7-8% nei centri urbani.
    Chi voterà Mr. “Uniformi agli Schuetzen in piena economica”? Che credibilità penseranno che possa avere a Roma?
    Hai letto i commenti sul forum dell’Adige?

  2. Michele ha detto:

    Vedremo, vedremo… E, in ogni caso, se dovessi mutuare le mie scelte politiche dal forum de “l’Adige” dovrei scegliere l’esilio. Per fortuna ci sono in giro tante persone intelligenti, che vogliono bene al Trentino e alla nostra autonomia.

  3. stefano fait ha detto:

    Non mi pare realistico concludere che il forum dell’Adige non esprima un sentire diffuso.
    Gli altri quotidiani locali hanno registrato lo stesso tipo di reazione.
    E dubito fortemente che le “tante persone intelligenti, che vogliono bene al Trentino e alla nostra autonomia” non siano rappresentate da chi si è rivolto ai giornali o ha espresso il suo “malumore” (eufemismo) sui social network.
    Spero che quella tua frase (che non è da te) ti sia sfuggita in un momento di pressione emotiva (succede a tutti).
    Ma adesso butto lì un’altra previsione: entro un paio d’anni ti renderai conto che il tuo progetto era giusto e continuerà ad esserlo ma, per la comprensibile volontà di realizzarlo, hai sbagliato cavalli da aggiogare e sei finito aggiogato.
    Vuoi una prova? Sei la stessa persona che qualche tempo fa mi diceva che questa non è una crisi, è la Crisi, anzi, che il sistema stesso è una crisi e quindi “crisi” non è neppure il termine giusto da usare. Eppure ti ostini ad avallare decisioni e progetti all’insegna del “questo sistema può funzionare e siamo noi quelli che lo faranno funzionare”.
    Se ha ragione quel primo Michele Nardelli (quello che vede lontano), spero che faccia ragionare il secondo, altrimenti, prima o poi, quei due arriveranno a darsele di santa ragione ;oDDDD