Un sindacato europeo?
La globalizzazione del lavoro impone la globalizzazione dell’azione sindacale
11 Settembre 2011
Un sindacato europeo?
La globalizzazione del lavoro impone la globalizzazione dell’azione sindacale
11 Settembre 2011

La rivincita di Lech Walesa

Diario di viaggio dalla Polonia

Il Forum trentino per la Pace e I Diritti Umani, all’interno del percorso “Per una cittadinanza Euromediterranea”, ha proposto un viaggio formativo in Polonia che vede protagoniste le reatà sindacali trentine CGIL e UIL. Dal 7 all’11 settembre 6 rappresentanti di CGIL, 6 di Uil e 4 del Forum per la Pace attraverso incontri con il sindacato di Solidarnosc e docenti dell’Università di Varsavia avranno la possibilità di indagare gli accadimenti del passato per riflettere insieme sul presente e sul futuro del mondo del lavoro e delle trasformazioni sociali che investono l’Europa. Riportiamo il diario di viaggio del gruppo: 8 settembre 2011, uno scritto di Franco Ianeselli.

di Franco Ianeselli

(8 settembre 2011) Sfoglio la rivista della compagnia aerea polacca sull’improbabile aereo che ci porta da Varsavia a Danzica. L’editoriale è di Lech Walesa, l’elettricista amico del Papa e premio Nobel per la pace che negli anni ottanta ha guidato la rivolta pacifica di Solidarnosc, sindacato-movimento in grado di portare il regime comunista al collasso, primo tassello del domino che ha fatto cadere una dopo l’altra tutte le repubbliche socialiste dell’Est. Walesa – a cui da vivente è stato dedicato l’aeroporto di Danzica – è rimasto un mito all’estero ma ha concluso la sua carriera politica in patria in maniera umiliante. Primo presidente della Polonia libera nel 1990, alle elezioni del 2000 raccolse l’1 per cento dei voti.

E la sua vicenda fa il paio con quella di Solidarnosc: 10 milioni di iscritti nell’Ottanta crollati anno dopo anno fino ai 600.000 attuali. Dura spiegare agli operai che avevano lottato da eroi per conquistare elementari diritti civili e politici che la tanto agognata libertà significava, nell’immediato, il diritto dei nuovi padroni delle fabbriche a licenziarli in massa, lasciandoli liberamente al loro destino. Dura per i sindacalisti andare a fare assemblee sulle opportunità offerte dalla società di mercato a dei lavoratori abituati da decenni a vivere in un mondo dove non si trovava la carta igienica ma l’impiego era comunque garantito a tutti, al di la’ e al di sopra di ogni convenienza economica.

Oggi Walesa celebra la sua rivincita. Il suo editoriale è sullo stile del Berlusconi più pimpante, quello del nuovo miracolo economico e del milione di posti di lavoro. La differenza sta in un particolare: in Polonia il miracolo c’è davvero. Mentre nel Belpaese siamo alle prese con una sostanziale stagnazione cominciata ben prima della grande crisi, qui l’economia cresce al ritmo del 4%, estensione della piattaforma produttiva di una Germania proiettata di nuovo a Est, questa volta non per ridurre la splendide città polacche in un cumulo di macerie ma per portare occupazione e benessere.

La strada che porta dall’aeroporto di Danzica al centro è costellata da cantieri. I bar sul lungofiume hanno l’atmosfera elegante e cosmopolita delle più incantevoli città europee. Gli amici del sindacato sono sicuri: i lavoratori polacchi rifarebbero tutto, solo qualche nostalgico vorrebbe tornare indietro. Ce lo raccontano mentre si discute di come provare a contrastare assieme lo strapotere delle multinazionali del manifatturiero e della distribuzione, che l’avranno sempre facile fino a quando potranno contare sull’assenza di collegamenti e strategie comuni tra i sindacati nazionali. E pensiamo che questa sia una delle strade più importanti per costruire fino in fondo la cittadinanza europea.

Comments are closed.