Don Dante Clauser: una lezione di coerenza e di umanità
12 Febbraio 2013Le sirene
13 Febbraio 2013Oltre alla malattia, c’è qualcosa di specifico nel carattere di Benedetto XVI che lo ha portato a compiere un gesto mai osato dai suoi predecessori negli ultimi secoli? Possibile che dal ‘400 in poi nessun Papa si sia ammalato gravemente nel corso del magistero?
Giovanni Paolo II era in condizioni peggiori delle sue eppure non si è dimesso. Aveva un’immagine più mitologica del papato. Io penso che quello che ha aiutato molto Benedetto XVI nella sua decisione sia il fatto che lui è ideologico, ha una capacità di discernimento anche riguardo alle cose della fede che altri non hanno. Nel suo pontificato ha sempre Lasciato trasparire la sua umanità sia nelle cose belle che in quelle sbagliate. Non è stato un Papa ma un uomo che faceva il Papa.
In quali occasioni per esempio?
Per il modo in cui si rapportava ai problemi. Ricordiamo la sua grande sofferenza personale sullo scandalo della pedofilia nella Chiesa, il modo in cui è stato travolto dalle polemiche successive al discorso di Ratisbona sull’Islam e la costernazione, l’umiltà con cui ha risposto alla protesta che si è sollevata da parte di una grossa fetta di vescovi contro la sua decisione di riammettere i vescovi scismatici di Lefevre. In quella occasione ci furono tante proteste alle quali lui ha risposto cercando di giustificare la sua decisione: un altro Papa avrebbe scelto di non entrare nella discussione.
Non è strano che sia proprio un Papa come Ratzinger, descritto come reazionario soprattutto all’inizio del Pontificato, a risvegliare temi del Concilio Vaticano II?
Certo, lui non è tra i maggiori entusiasti del Concilio, come risulta da tanti atti. Era preoccupato dal rischio che il Concilio risultasse come rottura della continuità del concetto Chiesa. Per affermare questa verità ha svalutato e sminuito molte verità del Concilio e certamente ha avuto un governo pastorale molto prudente nei confronti dei Concilio, è stato un papa di transizione nel senso che il Concilio deve ancora essere realizzato dopo questo pontificato, ma non ha mai preso posizione palesemente contraria al Concilio. Ne è stato un leale recettore.
Le sue dimissioni possono essere definite un gesto laico dal quale forse avrebbe da imparare anche la politica, un mondo ormai quasi ‘sacro’ dal quale non si dimette mai nessuno: è così?
Più che laico è un gesto di demitizzazione della figura del Papa, ma è un gesto anche religioso: lo può fare solo un uomo di fede, uno di potere non lo potrebbe fare. E’ un gesto di grande disinteresse: probabilmente nei prossimi mesi ci accorgeremo che non sarebbe stato in grado di reggere il Pontificato, ma comunque la scelta di oggi è di grande coraggio. È azzardato il paragone con la politica: non compariamo delle cose incomparabili. Però è vero che la politica avrebbe da imparare che qualsiasi mandato di servizio pubblico va fatto con responsabilità, dedizione totale e senso di misura: non importa se sia un incarico religioso o laico.
(intervista tratta da "L’Huffington Post")