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Lo denuncia la Global Forest Coalition. Gli alberi vengono dalla Russia, e più precisamente dalla Carelia, attraverso l’impresa svedese Swedwood, controllata da Ikea. La Global Forest Coalition (un’alleanza di organizzazioni non governative con membri in oltre 40 paesi) condanna fermamente le le pratiche distruttiva di Ikea in Russia. L’associazione svedese Protect the Forest, membro della Global Forest Coalition, e l’associazione ambientalista russa Spok hanno provato con una investigazione sul campo in Carelia russa, che la Swedwood abbatte foreste con alto valore di biodiversità e di alberi centenari.

Secondo gli ambientalisti l’Ikea sta radendo al suolo foreste con alberi di un’età che varia tra i 200 e i 600 anni ed anche Josefin Thorell, una portavoce dell’Ikea, ha ammesso che "l’età media degli alberi abbattuti nella regione è di 160 anni", ma ha aggiunto che "L’età degli alberi tagliati è meno importante della gestione complessiva della concessione. In una gestione responsabile delle foreste si tratta davvero di gestire la foresta in modo da proteggere la biodiversità, piuttosto che concentrarsi sull’età dei singoli alberi. Risparmiamo il 16 – 17% della foresta per preservare i valori di alta conservazione, il che è ben al di sopra dei requisiti di legge, nonché dei requisiti Fsc. Il livello corrisponde l’obiettivo globale fissato dall’Onu nella Convention on biological diversity (Cbd)". Ma le foreste più vecchie sono importantissime perché ospitano i più alti livelli di biodiversità e stoccano più CO2, ma nonostante questo continuano ad essere prese di mira in tutto il mondo dal disboscamento legale ed illegale. La Thorell ribatte che l’Ikea non smetterà di sfruttare le sue enormi concessioni forestali: "Il livello di abbattimento nel nostro contratto d’affitto è basso: circa lo 0,4% all’anno del contratto di locazione, che è molto più basso rispetto alla velocità media della forestazione della Karelia".

Secondo Viktor Säfve di Protect the Forest, che anche se la Swedwood non taglia più di 1000 – 2000 ettari l’anno, consuma molto più legno della regione: "Ikea/Swedwood non utilizzano solo il legno proveniente dalle foreste centenarie che abbattono, acquistano anche legname proveniente da altri attori dell’area, e il numero reale di alberi centenari che Ikea ha contribuito a distruggere è maggiore". "È molto triste che foreste che ci hanno messo secoli per maturare possano andare perse in pochi giorni – spiega Andrei Laletin, di Friends of the Siberian Forests – Ikea promuove il consumo di massa di prodotti economici a base di legno, e questo abbassa il valore che la gente da alle foreste centenarie. In questo minaccia il diritto delle generazioni future a godere i vantaggi del nostro patrimonio forestale".

L’associazione svedese Protect the Forest ha lanciato una petizione per aiutare Ikea e Swedwood a cambiare pratiche forestali. Anche noi possiamo aiutarli a cambiar pratica. Basta non acquistare più i loro mobili sin tanto che la motosega non vien deposta. E tornare all’artigianato locale. Non è affatto male.

3 Comments

  1. stefano fait ha detto:

    “Sforziamoci di diventare un gruppo di costruttivi fanatici, che con tenace ostinazione si rifiutano di accettare l’impossibile, il negativo. Possiamo ancora realizzare ciò che vogliamo fare. Insieme. Un futuro glorioso!”
    Ingvar Kamprad, fondatore dell’IKEA

    *****

    “Nel libro della Aasbrink si rivela che Ingvar Kamprad non solo era iscritto al partito nazionalsocialista svedese con la tessera numero 4.014, ma faceva parte del gruppo d’azione Sss che aveva il compito di arruolare nuovi camerati, fra il 1941 e il 1945. La sua ammirazione per il leader del nazismo svedese, Per Engdahl, era sconfinata ed egli continuò ad aderire al partito neonazista che Engdahl fondò dopo la fine del secondo conflitto mondiale con la denominazione di «Nysvenska rörelse» (Movimento nuovo svedese) che divenne la fucina di movimenti di estrema destra. Kamprad ammirava a tal punto Engdahl che in una recente intervista concessa appunto alla Aasbrink lo aveva definito «un grande uomo», pur asserendo di non condividerne le teorie naziste”.
    Francesco S. Alonzo, “Mr. Ikea, un vero nazista anche dopo la guerra”, La Stampa, 26 agosto 2011

  2. non ci siamo ha detto:

    si ma l’artigianato locale lo conoscete? ikea in passato ha avuto ben migliori politiche ambientaliste di tanti “artigiani locali”. per poi non parlare dei prezzi. andate a vedervi quanto costa un mobiletto da bagno.uno specchio,un lavandino e mobile…quando vi sparano dai 2000€ in sù (con legno che viene da..lasciamo perdere che è meglio)converrete che farsi alcuni km all’ikea non è poi male. ikea non sarà il paradiso ma ha il pregio di essere una delle grandi aziende più attente all’ambiente e al lavoro di sempre. boicottarla mi sembra troppo. spingerla per riaddrizzarsi ok però…

  3. non ci siamo ha detto:

    @stefano fait
    quindi boicottiamo(idea quantomeno…violenta) l’ikea perché fondata da un ex simpatizzante nazista.(tra l’altro perseguiamo la persona o l’azienda?)
    assolviamo però da ogni passato zappini perché altrimenti “è una discriminazione” (da pipinato articolo su unimondo)).

    interessante, veramente interessante.
    una domanda:quale azienda piccola o grande sopravvissuta alla seconda o alla prima guerra mondiale non si è sporcata le mani?mi sembra una caccia alle streghe. nei fatti cosa ha fatto ikea per diffondere idee o idelogie filonaziste?nulla.anzi…