"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Belle le tue parole, soprattutto condivisibili.Bastano a rendere credibile al cittadino comune l’immagine di una politica trentina cosi’ scollata dalla realta’? E’ solo colpa dei giornali cattivi?
Quanta strada c’e’ da percorrere.
Coltivo sempre molta stima per te e oggi vi aggiungo un cordialissimo augurio.
Luisa Romeri
“il territorio non è un asino; e non lo è neanche l’essere umano.
Si è perso semplicemente il senso dell’umano e dei suoi scopi. O forse il malessere attuale deriva dal fatto che solo ora comincia ad essere chiaro questo senso e la dissonanza cognitiva è diventata intollerabile, per chi la percepisce.”
grazie a te che periodicamente ci aggiorni sul lavoro che svolgi dentro e fuori dall’aula. E’ veramente uno sguardo diverso, il poter leggere e seguire direttamente da chi quotidianamente segue e studia i problemi, dal leggerlo sul giornale dove o non sono riportate le notizie o sicuramente le viene dato uno spazio limitato o non le viene proprio dato.
Con fatica, vorrei segnalarti una questione che mi preme, anche perché ormai la vivo da qualche anno, cioè la questione badanti. Mi ha aiutato a decidere di parlarne l’articolo apparso qualche giorno fa sull’Adige, riguardante i dati che PromoCare ha divulgato sulla regolarizzazione delle badanti in trentino, e cioè che solo 1 su 5 ha un contratto regolare. Dico, con fatica, perché mi pare di essere arrivata ad un punto (e l’articolo me lo conferma) che non si tratta più di una questione solo mia, ma la regolarizzazione della badante stà diventando insostenibile (so che uso un termine forte) da un punto di vista finanziario per le persone anziane sapendo che pensioni percepiscono e, da qui, la decisione di molti di non regolarizzarle.
Michele Tait vicepresidente di PromoCare, dichiara che stanno promuovendo il lavoro regolare, e oggi quello che auspicano è un aiuto da parte dell’ente pubblico per aiutare le famiglie a sostenere questo servizio.
In questi giorni che il dibattito è sull’aumento annunciato delle case di riposo, mi pare che un’attenzione anche a questo argomento non sia fuori luogo, in quanto, come nel nostro caso, per mia zia è una scelta obbligata la badante perché nelle case di riposo del suo territorio non c’è posto,
Come vedi ho colto il tuo invito e senza dilungarmi ulteriormente e tediarti alla fine della giornata, se ritieni opportuno se ne può parlare.
Cara Giovanna, sono contento che questa modalità di comunicazione sia gradita, anche perché mi costa un lavoro supplettivo tutt’altro che trascurabile. Però mi aiuta, così come il “diario di bordo”, a sistematizzare quel che sto facendo, a mettere a fuoco le cose sulle quali val la pena davvero investire. Il tema che mi segnali mi sembra di grande rilievo, non solo per la questione economica che pure pesa, ma perché entra in uno degli aspetti forse più dolorosi di un tempo solo apparentemente emancipato, che sacrifica al lavoro (e al consumo) le relazioni. Mentre ti scrivo mi viene in mente un libro, “La terrazza proibita” di Fatema Mernissi. Il sottotitolo “Vita nell’harem”. Racconta dell’infanzia della scrittrice, trascorsa proprio nell’harem della sua famiglia a Fez, Marocco, e propone uno sguardo da noi sconosciuto che assomoglia molto di più alla famiglia allargata che al bordello dei nostri stereotipi, anzi di quest’ultimo non c’è proprio nulla. Ti dico queste cose perché a monte del problema che tu poni credo proprio ci sia il problema di una forma di organizzazione sociale priva di razionalità (e di amore) per cui si è sempre più soli ad affrontare i problemi. Non amo le case di riposo, anche se credo che in questo contesto possano rappresentare una risposta, e pertanto credo sia giusto renderle più umane possibile. Ma la risposta a questo deposito per vecchi (come le definiscono i miei amici di Città del Messico dove questa istituzione è considerata una nostra barbarie) non credo debbano essere le badanti. Anche qui, capiamoci. Io capisco perfettamente che oggi si sia costretti a far ricorso ad un ausilio di questo tipo, ma al tempo stesso credo che questo modo di affrontare il problema sia ridicolo e sostanzialmente privo di umanità. Come uscirne? La PAT assicura per l’assistenza domiciliare un’assegno di accompagnamento, per evitare che situazioni di relativa dipendenza finiscano direttamente in Casa di Riposo. Dove le patologie tendono a prendere una china di rapida involuzione. Nella mia esperienza personale, aver scelto di tenere mia madre in casa fino a 90 anni, è stata una cosa che mi ha dato sollievo e che mi ha permesso di recuperare una relazione prima del tutto sommaria. Ma so che ognuna è una storia a parte In ogni caso il problema c’è, è complesso e va affrontato. Se vuoi ne parliamo. Chiamami.
Un abbraccio.
Michele
Bravo,bravo.
Investire nella vivibilità e qualità
dell’aria nel trentino e soprattutto per i trentini.Bisognerebbe essere capaci di fare scelte politiche orientate in modo
particolare ad un cambio radicale nell’uso di combustibili inquinanti
negli spostamenti all’interno del piccolo territorio trentino. Insisto nel dire che una collocazione diffusa
di impianti a metano faciliterebbe
un cambio di mentalità per la gente locale ed si invoglierebbe un turismo
ad energia pulita cioè di coloro che hanno già macchine a metano ed aspettano di venire sulle montagne
trentine.
ciao
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Belle le tue parole, soprattutto condivisibili.Bastano a rendere credibile al cittadino comune l’immagine di una politica trentina cosi’ scollata dalla realta’? E’ solo colpa dei giornali cattivi?
Quanta strada c’e’ da percorrere.
Coltivo sempre molta stima per te e oggi vi aggiungo un cordialissimo augurio.
Luisa Romeri
“il territorio non è un asino; e non lo è neanche l’essere umano.
Si è perso semplicemente il senso dell’umano e dei suoi scopi. O forse il malessere attuale deriva dal fatto che solo ora comincia ad essere chiaro questo senso e la dissonanza cognitiva è diventata intollerabile, per chi la percepisce.”
Caro Michele,
grazie a te che periodicamente ci aggiorni sul lavoro che svolgi dentro e fuori dall’aula. E’ veramente uno sguardo diverso, il poter leggere e seguire direttamente da chi quotidianamente segue e studia i problemi, dal leggerlo sul giornale dove o non sono riportate le notizie o sicuramente le viene dato uno spazio limitato o non le viene proprio dato.
Con fatica, vorrei segnalarti una questione che mi preme, anche perché ormai la vivo da qualche anno, cioè la questione badanti. Mi ha aiutato a decidere di parlarne l’articolo apparso qualche giorno fa sull’Adige, riguardante i dati che PromoCare ha divulgato sulla regolarizzazione delle badanti in trentino, e cioè che solo 1 su 5 ha un contratto regolare. Dico, con fatica, perché mi pare di essere arrivata ad un punto (e l’articolo me lo conferma) che non si tratta più di una questione solo mia, ma la regolarizzazione della badante stà diventando insostenibile (so che uso un termine forte) da un punto di vista finanziario per le persone anziane sapendo che pensioni percepiscono e, da qui, la decisione di molti di non regolarizzarle.
Michele Tait vicepresidente di PromoCare, dichiara che stanno promuovendo il lavoro regolare, e oggi quello che auspicano è un aiuto da parte dell’ente pubblico per aiutare le famiglie a sostenere questo servizio.
In questi giorni che il dibattito è sull’aumento annunciato delle case di riposo, mi pare che un’attenzione anche a questo argomento non sia fuori luogo, in quanto, come nel nostro caso, per mia zia è una scelta obbligata la badante perché nelle case di riposo del suo territorio non c’è posto,
Come vedi ho colto il tuo invito e senza dilungarmi ulteriormente e tediarti alla fine della giornata, se ritieni opportuno se ne può parlare.
Grazie
Giovanna
Cara Giovanna, sono contento che questa modalità di comunicazione sia gradita, anche perché mi costa un lavoro supplettivo tutt’altro che trascurabile. Però mi aiuta, così come il “diario di bordo”, a sistematizzare quel che sto facendo, a mettere a fuoco le cose sulle quali val la pena davvero investire. Il tema che mi segnali mi sembra di grande rilievo, non solo per la questione economica che pure pesa, ma perché entra in uno degli aspetti forse più dolorosi di un tempo solo apparentemente emancipato, che sacrifica al lavoro (e al consumo) le relazioni. Mentre ti scrivo mi viene in mente un libro, “La terrazza proibita” di Fatema Mernissi. Il sottotitolo “Vita nell’harem”. Racconta dell’infanzia della scrittrice, trascorsa proprio nell’harem della sua famiglia a Fez, Marocco, e propone uno sguardo da noi sconosciuto che assomoglia molto di più alla famiglia allargata che al bordello dei nostri stereotipi, anzi di quest’ultimo non c’è proprio nulla. Ti dico queste cose perché a monte del problema che tu poni credo proprio ci sia il problema di una forma di organizzazione sociale priva di razionalità (e di amore) per cui si è sempre più soli ad affrontare i problemi. Non amo le case di riposo, anche se credo che in questo contesto possano rappresentare una risposta, e pertanto credo sia giusto renderle più umane possibile. Ma la risposta a questo deposito per vecchi (come le definiscono i miei amici di Città del Messico dove questa istituzione è considerata una nostra barbarie) non credo debbano essere le badanti. Anche qui, capiamoci. Io capisco perfettamente che oggi si sia costretti a far ricorso ad un ausilio di questo tipo, ma al tempo stesso credo che questo modo di affrontare il problema sia ridicolo e sostanzialmente privo di umanità. Come uscirne? La PAT assicura per l’assistenza domiciliare un’assegno di accompagnamento, per evitare che situazioni di relativa dipendenza finiscano direttamente in Casa di Riposo. Dove le patologie tendono a prendere una china di rapida involuzione. Nella mia esperienza personale, aver scelto di tenere mia madre in casa fino a 90 anni, è stata una cosa che mi ha dato sollievo e che mi ha permesso di recuperare una relazione prima del tutto sommaria. Ma so che ognuna è una storia a parte In ogni caso il problema c’è, è complesso e va affrontato. Se vuoi ne parliamo. Chiamami.
Un abbraccio.
Michele
Bravo,bravo.
Investire nella vivibilità e qualità
dell’aria nel trentino e soprattutto per i trentini.Bisognerebbe essere capaci di fare scelte politiche orientate in modo
particolare ad un cambio radicale nell’uso di combustibili inquinanti
negli spostamenti all’interno del piccolo territorio trentino. Insisto nel dire che una collocazione diffusa
di impianti a metano faciliterebbe
un cambio di mentalità per la gente locale ed si invoglierebbe un turismo
ad energia pulita cioè di coloro che hanno già macchine a metano ed aspettano di venire sulle montagne
trentine.
ciao