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In ricordo di Fulvio Forrer

La sua voce pacata, il suo argomentare deciso senza essere urlato, la sua etica professionale che non lasciava spazio al facile compromesso, caratterizzavano lo stile di Forrer che esercitava la pratica lavorativa con un entusiasmo e una determinazione invidiabile. Aveva firmato strumenti urbanistici e piani strategici ed ambientali facendo sempre attenzione all’uso intelligente del territorio, alla sensibilità dei processi insediativi, allo sfruttamento razionale dei sistemi di mobilità.

Nato a Bolzano nel 1957, Forrer si era laureato in Urbanistica presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Aveva scelto un corso di laurea particolare – quello appunto in Urbanistica – fondato all’inizio degli anni Settanta da Giovanni Astengo, che aveva l’obiettivo di formare professionisti nella gestione del territorio e dell’ambiente, fino al quel momento prerogativa distratta di architetti e ingegneri. Ed, in effetti, Forrer aveva appreso chiaramente la lezione del maestro sia rivendicando sempre l’autonomia e l’autorevolezza della figura dell’urbanista (era uno dei pochissimi urbanisti «liberi professionisti») sia lavorando con grande senso critico nella pianificazione dell’ambiente e del paesaggio trentini.

Attivo dentro gli organismi professionali di rappresentanza, era stato fondatore, più volte presidente e membro del direttivo nazionale, della sezione Trentino dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (di cui era attualmente vice presidente). Sensibile e attento a quanto accadeva fuori della nostra provincia, era stato inoltre membro del Consiglio direttivo della Commissione Nazionale per la Protezione delle Alpi. Ambientalista militante era, infine, stato più volte candidato con i Verdi del Trentino dentro i quali aveva saputo essere una voce autorevole, critica ed indipendente.

Autore di articoli su riviste specializzate, Forrer, aveva da sempre affiancato all’attività professionale quella della divulgazione culturale della disciplina e della ricerca. Aveva più volte collaborato con l’Università di Trento soprattutto sui temi del paesaggio e della sostenibilità: «la grande sfida di questo nuovo secolo – soleva dire – riguarda la sostenibilità dello sviluppo: invertire il trend dei consumi di materie prime, riportare la quantità di emissioni entro i limiti di capacità dell’ambiente di metabolizzarli, offrire a tutti gli abitanti del pianeta opportunità di vita e giustizia sociale».

E di questa sua sete universale di «opportunità di vita e di giustizia sociale», chi l’ha conosciuto, sentirà, da ieri, grande nostalgia.

da Ambiente Trentino.it

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