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In Prima Commissione il Disegno di Legge sul software libero

1 Comments

  1. Nicola ha detto:

    Ciao,è davvero molto interessante questa tua riflessione verso l’open source vista dagli aspetti che spesso un informatico, che magari conosce bene il tema, tende a non affrontare (o non gli interessano proprio). Stavo appunto pensando di scrivere due righe in merito sul mio blog e colgo l’occasione di farlo intanto qui, già che ci sono. Difficile dare una risposta alle tue domande e comunque in queste cose la verità non esiste, ci sono solo punti di vista. Il mio è che probabilmente l’Open Source ha cambiato il modo con cui vediamo e viviamo molte cose. Il freemium può essere facilmente paragonabile e concettualmente derivato dagli approcci come le licenze LGPL, ma non è l’unico caso: ci sono molti altri modelli di business e di marketing derivati. Il tema è davvero molto lungo e complesso per affrontarlo qui, per cui mi fermo ad un’ultima riflessione che ritengo importante: oggi in Italia si sta ancora confondendo molto Open Source con – come accennavi nel post – l’accezione iniziale di freeware, tra l’altro fraintesa anche questa e molti imprenditori traducono tutto ciò in un unico termine: gratis. Niente di più sbagliato, ovviamente. Inoltre Open Source non è sinonimo di qualità a scatola chiusa: bisogna saper valutare, comprendere ed analizzare il lavoro svolto in ogni singolo progetto (che comunque verso i grandi numeri tende a convergere positivamente). Occorre quindi una certa cultura verso l’informatica e l’innovazione che ancora non vedo molto salda in Italia ma sono fiducioso per il futuro. Nicola Junior Vitto.