"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Ciao,è davvero molto interessante questa tua riflessione verso l’open source vista dagli aspetti che spesso un informatico, che magari conosce bene il tema, tende a non affrontare (o non gli interessano proprio). Stavo appunto pensando di scrivere due righe in merito sul mio blog e colgo l’occasione di farlo intanto qui, già che ci sono. Difficile dare una risposta alle tue domande e comunque in queste cose la verità non esiste, ci sono solo punti di vista. Il mio è che probabilmente l’Open Source ha cambiato il modo con cui vediamo e viviamo molte cose. Il freemium può essere facilmente paragonabile e concettualmente derivato dagli approcci come le licenze LGPL, ma non è l’unico caso: ci sono molti altri modelli di business e di marketing derivati. Il tema è davvero molto lungo e complesso per affrontarlo qui, per cui mi fermo ad un’ultima riflessione che ritengo importante: oggi in Italia si sta ancora confondendo molto Open Source con – come accennavi nel post – l’accezione iniziale di freeware, tra l’altro fraintesa anche questa e molti imprenditori traducono tutto ciò in un unico termine: gratis. Niente di più sbagliato, ovviamente. Inoltre Open Source non è sinonimo di qualità a scatola chiusa: bisogna saper valutare, comprendere ed analizzare il lavoro svolto in ogni singolo progetto (che comunque verso i grandi numeri tende a convergere positivamente). Occorre quindi una certa cultura verso l’informatica e l’innovazione che ancora non vedo molto salda in Italia ma sono fiducioso per il futuro. Nicola Junior Vitto.
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Ciao,è davvero molto interessante questa tua riflessione verso l’open source vista dagli aspetti che spesso un informatico, che magari conosce bene il tema, tende a non affrontare (o non gli interessano proprio). Stavo appunto pensando di scrivere due righe in merito sul mio blog e colgo l’occasione di farlo intanto qui, già che ci sono. Difficile dare una risposta alle tue domande e comunque in queste cose la verità non esiste, ci sono solo punti di vista. Il mio è che probabilmente l’Open Source ha cambiato il modo con cui vediamo e viviamo molte cose. Il freemium può essere facilmente paragonabile e concettualmente derivato dagli approcci come le licenze LGPL, ma non è l’unico caso: ci sono molti altri modelli di business e di marketing derivati. Il tema è davvero molto lungo e complesso per affrontarlo qui, per cui mi fermo ad un’ultima riflessione che ritengo importante: oggi in Italia si sta ancora confondendo molto Open Source con – come accennavi nel post – l’accezione iniziale di freeware, tra l’altro fraintesa anche questa e molti imprenditori traducono tutto ciò in un unico termine: gratis. Niente di più sbagliato, ovviamente. Inoltre Open Source non è sinonimo di qualità a scatola chiusa: bisogna saper valutare, comprendere ed analizzare il lavoro svolto in ogni singolo progetto (che comunque verso i grandi numeri tende a convergere positivamente). Occorre quindi una certa cultura verso l’informatica e l’innovazione che ancora non vedo molto salda in Italia ma sono fiducioso per il futuro. Nicola Junior Vitto.