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In Friuliè Massimo Moretuzzo il candidato della coalizione alternativa alla destra.

Moretuzzo, figlio di un piccolo imprenditore friulano che vende macchine per l’edilizia, ha cominciato a 20 anni a impegnarsi nel Cevi, il Centro di volontariato internazionale di Udine attivo soprattutto in America latina. Nel 2000 ha incontrato Emilio Molinari, leader del movimento per l’acqua pubblica, e da quel momento è diventato uno degli attivisti più influenti del movimento, fino al vittorioso referendum del 2011 contro la privatizzazione dell’acqua.

Punto di riferimento del Forum regionale per i beni comuni, è stato poi eletto, alla guida di una lista civica, sindaco del suo paese, Mereto di Tomba, in provincia di Udine, dove ha sperimentato forme di partecipazione innovative, come i buoni comunali per l’assistenza che funzionavano come una specie di moneta locale da spendere nei negozi del territorio; e come la promozione dei grani locali per la produzione cooperativa di pane e farina, oggi venduti in un “panificio di comunità” a Udine, anche con la partecipazione di carcerati coinvolti in programmi di reinserimento lavorativo.

Insieme a un battagliero gruppo di attivisti e intellettuali friulani, tra cui lo scrittore Tullio Avoledo, ha dato vita al Patto per l’Autonomia, che ha fatto eleggere molti sindaci in Friuli, ha sostenuto il movimento Adesso Trieste e alle elezioni del 2018 ha raccolto il 4,5 per cento dei consensi: è così entrato nel parlamento regionale come capogruppo del Patto.

Per aver definito “eversiva e antidemocratica” l’azione di Casa Pound che, nell’agosto 2019, aveva fatto irruzione nel parlamento regionale interrompendo i lavori e leggendo un comunicato sull’immigrazione, è stato querelato, rinviato a giudizio e infine assolto.

“Mi candido”, spiega ora al Fatto, “perché è tempo di raccontare un Friuli Venezia Giulia diverso da quello della destra nazionalista. Una Regione in cui beni comuni, sanità pubblica, economia giusta siano al centro dell’azione politica”.

* Il Fatto Quotidiano

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