Cinquant’anni di cambiamenti climatici
21 Dicembre 2012Porto 2025.
26 Dicembre 2012– nell’attuale quadro giuridico (norma Costituzionale) non è possibile "sopprimere" d’ufficio i Comuni ma questi si possono fondere solo volontariamente e dopo un lungo iter;
– negli ultimi vent’anni, in Trentino, sono pochissimi i comuni che si sono fusi tra di loro (infatti, solo dal 1 gennaio 2010 si è passati da 223 agli attuali 217 comuni);
– l’alto numero dei Comuni non è di per sé incompatibile con una gestione efficiente dei servizi (la Francia, ad esempio, conta circa trentacinquemila comuni a fronte dei poco più di ottomila comuni italiani) purché, pur mantenendo salvo il "campanile" (e quindi una necessaria rappresentanza politica), gli stessi servizi vengano svolti in forma associata;
– negli ultimi anni Regione e Provincia di Trento hanno messo sul tavolo risorse aggiuntive a favore dei comuni che avessero voluto mettere in rete, tramite la gestione associata, una parte dei loro servizi. Si è assistito qua e là alla nascita di qualche iniziativa (la più estesa, con grande dispiego di risorse, è stata quella della polizia locale sovracomunale), ma la situazione di estrema frammentazione, diversificazione di trattamento dei cittadini a parità di condizioni, dispersione di risorse, è puntualmente continuata;
– nel frattempo, a livello nazionale, prima i governi Berlusconi e quindi Monti hanno agito duramente nei confronti dei comuni con popolazione fino a 5000 abitanti obbligandoli (ma vedremo se ciò accadrà veramente!) ad associarsi per lo svolgimento di tutte (o quasi) le loro funzioni.
Va precisato che la gestione associata di un servizio (ad esempio del servizio entrate e tributi) viene realizzata attraverso una struttura unica ed unitaria di coordinamento operativo a supporto dei singoli Comuni e costituisce lo strumento attraverso il quale viene garantita la specializzazione, l’uniformità di interpretazioni e comportamenti, la semplificazione delle procedure, l’ottimizzazione delle risorse umane e strumentali, la formazione del personale e, non ultimo (di questi tempi), una diminuzione dei costi di gestione. Le competenze decisionali, ad es. sulle singole tariffe continuano ad essere
riservate ai Comuni e quindi la "cessione di sovranità" riguarda esclusivamente le modalità di organizzazione del servizio (ufficio unico, orari, sportelli aperti al pubblico, ecc.).
Diversa è l’unione comunale, che è un ente territoriale e più precisamente un ente
locale vero e proprio; l’unione è costituita da due o più comuni per l’esercizio congiunto di funzioni specifiche a essa delegate. Il suo ambito territoriale coincide con quello dei comuni membri; è dotata di autonomia statutaria nell’ambito dei principi fissati dalla Costituzione e dalle norme comunitarie, statali e regionali. L’unione, di solito, dopo alcuni anni, sfocia nella fusione vera propria dei comuni, che diventano quindi uno solo (come è avvenuto, ad esempio, per i comuni trentini del Bleggio e per quelli della Val di Ledro).
Ma torniamo alla questione delle gestioni associate che ha fatto inalberare e preoccupare tanti amministratori.
Il nodo principale della gestione associata dei servizi è rappresentata dall’individuazione dell’ambito sovra comunale ottimale per assolvere in maniera adeguata le funzioni amministrative attribuite. In Trentino esistono già da oltre dieci anni vari esempi di gestioni associate tra le quali la più nota è sicuramente quella della polizia locale che, a parte le città di Trento e Rovereto, vede quasi dappertutto i vigili urbani che prima rispondevano al singolo sindaco, oramai agire organizzati su base sovra comunale. Con modalità diversificate, altri servizi comunali risultano oramai organizzati su base più ampia di quella del singolo campanile; si pensi alla raccolta dei rifiuti, alla gestione dei boschi comunali, in alcuni casi esistono servizi sovra comunali anche per gli acquedotti e le reti fognarie, alcuni servizi di biblioteca pubblica, asili nido… Le stesse gestioni sovra comunali delle entrate e tributi hanno interessato fino ad oggi circa il 30% dei Comuni. Le forme organizzative possono essere le più svariate come il consorzio, la convenzione tra due o più comuni, la società a capitale pubblico,ecc.
Perché allora, e nonostante l’accordo con il Consorzio dei Comuni (che li dovrebbe rappresentare) numerosi amministratori comunali si sono opposti alla Provincia ottenendo di fatto un rinvio ed un annacquamento del progetto di riorganizzazione di alcuni servizi comunali? Molti l’hanno fatto platealmente con una riunione "aventiniana" in quel di Ravina ma altri, pur non palesando in maniera così radicale la loro ostilità, pensano peste e corna della proposta provinciale. E pensare che l’oggetto del dibattito, tutto sommato, riguarda servizi "minori", come quello delle entrate (tariffe e tributi). Che potrà allora accadere quando i servizi da collocare nella gestione associata saranno ben più importanti di quelli oggi in discussione? Come quello di segreteria: nei comuni del Trentino ci sono circa duecento tra segretari e vicesegretari, (tutti con un trattamento economico da dirigente!) o quello degli uffici tecnici (si sa che molti sindaci hanno una particolare attrazione per i piani di fabbrica e verso il settore edilizio in particolare).
Come si è ricordato poco fa, a distanza di un anno dalla decisione della provincia e del Consiglio delle Autonomie (all’interno del quale sono rappresentati i Comuni e le Comunità di Valle), nel momento in cui si è trattato di passare dalle parole ai fatti, molti comuni hanno preso le distanze dal progetto di associare alcuni servizi ed hanno sollevato numerose (alcune apparentemente fondate ) perplessità di metodo e di merito.
In questi casi è difficile separare il razionale dall’irrazionale, ma sicuramente alcuni elementi possono aiutare a capire meglio i motivi della protesta.
– Pur dovendo oggettivamente individuare un ambito territoriale per dare un’economia di scala alla riorganizzazione dei servizi comunali, averlo sovrapposto a quello della Comunità di Valle è risultato perdente: non si può dimenticare che, a torto o ragione, l’istituzione delle Comunità di Valle (che sono andate a sostituire i vecchi comprensori) è stata mal tollerata dalla comunità trentina (meno del cinquanta per cento degli elettori avevano partecipano al voto per eleggere gli amministratori delle Cdv) e che molti sindaci vedono nelle Cdv un pericoloso competitor.
– Mentre la Provincia (seppur in accordo con il Consorzio dei Comuni) dettava regole per l’accorpamento di servizi comunali e procedeva a tagli (paragonabili a carezze in confronto alla mannaia utilizzata nel resto d’Italia) dei budget comunali, poco o nulla faceva per ridurre il "moloch" provinciale (ricordo che lo slogan del Pd durante la campagna elettorale era stato:"meno Provincia più Comunità").
– Idem per i molti enti funzionali della Provincia autonoma di Trento.
– I toni "perentori" utilizzati qualche mese fa dal presidente Dellai e dall’assessore competente Gilmozzi che ricordavano l’indifferibilità della scadenza del 1 gennaio 2013 come data di nascita delle gestioni associate non hanno spaventato nessuno perché in questi anni sono stati numerosi i casi in cui, a fronte di comportamenti "ribelli" da parte di qualche comune, non è seguita l’applicazione delle previste sanzioni.
– In ampie porzioni della classe degli amministratori locali e delle strutture comunali non è ancora passato il messaggio che i bilanci provinciali (e quindi comunali) sono
destinati strutturalmente a decrescere in modo molto significativo oppure, pur consci della situazione, in certi casi, come si è fatto a livello nazionale, una parte degli amministratori intende deliberatamente rinviare nel tempo le decisioni sgradevoli (possibilmente lasciandole ai futuri sindaci).
Nel momento in cui, mettendo assieme i servizi comunali, si è passati a calcolare il costo della singole gestioni associate, la quota di riparto di ciascuno dei comuni ha
paradossalmente "premiato" i meno efficienti e penalizzato i più efficienti per il semplice fatto che i comuni che spendono di più fanno media con quelli che spendono di meno; non a caso la fronda dei sindaci "ribelli" era guidata dal sindaco Walter Kaswalder che sull’altipiano della Vigolana ha organizzato nel tempo una piccola ma efficiente gestione associata dei tributi comunali che lo stesso sindaco non vuole ora vedersi inglobare in una gestione più estesa (l’intero territorio dell’Alta Valsugana) dove, evidentemente teme il sindaco, forse il servizio non è altrettanto efficiente. Ma quanti altri possono vantare la stessa "verginità" tra i protestatari riunitisi a Ravina?
– Nei momenti della riorganizzazione, è normale che sia maggiore la sensazione del poco che si "perde" subito rispetto a quello che si "rischia" di guadagnare domani .
– Nonostante, in privato, l’amministratore pubblico sia spesso (talvolta a ragione) critico con la propria struttura, quando si tratta di mettersi a confronto con l’esterno si chiude a riccio in difesa dell’esistente in forza del noto principio che "Ogne scarrafone è bell’ a mamma soja".
– L’anno elettorale (nel 2013, com’è noto, sarà rinnovato il Consiglio Provinciale) è l’ideale per i rinvii delle decisioni difficili… un po’, alla romana, insomma.
Roberto Devigili è dipendente comunale e consigliere Comunità di Valle Rotaliana