La centrale non si farà
26 Marzo 2010Un voto utile
28 Marzo 2010Inanzitutto la frutta fresca viene data ai bambini già tagliata e sottovuoto in una confezione di plastica (e via rifiuti…). Non mi piace presentare la frutta così anche se posso capire che vi siano problemi logistici legati alla distribuzione. Ma la cosa che più mi sconcerta è che la mela che mia figlia si è mangiata è stata confezionata in uno stabilimento romagnolo ed è di provenienza ITALIANA. Contrariato ho approfondito il progetto e l’ho trovato molto valido vedendo che, tra le varie cose, prevede anche laboratori didattici, approfondimenti su un buon uso di frutta e verdura, visite in fattorie didattiche. Nel protocollo si parla di uso di prodotto dop, bio, da produzione integrata, ma soprattutto si parla molto di TERRITORIALITA’. Io mi chiedo dove sia questa territorialità se nel nostro Trentino si da a mia figlia una mela la cui origine è genericamente ITALIANA e confezionata in Emilia Romagna? Il progetto vede anche un accordo Stato/regioni in essere; mi chiedo se in quei tavoli non si poteva prevedere l’uso di mele locali che certo non mancano qui in Trentino. Sorrido amaramente poi nel pensare alla bellissima legge provinciale 13 del novembre 2009 che parla proprio di produzioni di prossimità e all’importanza che viene data in questo dispositivo proprio all’educazione al consumo consapevole di prodotti locali nelle scuole. Concludo vedendo questa bella iniziativa come un’occasione persa per educare bene i nostri bambini ad un vero consumo consapevole e locale.
Massimiliano Pilati è dottore in Agraria – Lavis