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Esame di maturità per il Venezuela

In linea generale, i margini di manovra dovrebbero essere ristretti: si tornerebbe a elezioni entro 30 giorni nel caso in cui l’impedimento avvenga nei primi quattro anni del mandato. Qualora si verifichi negli ultimi due anni, è previsto che l’incarico si trasmetta automaticamente al vice Presidente (nel caso di specie, a Nicolas Maduro). Al momento, tuttavia, i costituzionalisti sono impegnati, Carta Magna alla mano, a provare o a confutare l’ipotesi che la cerimonia d’insediamento presidenziale possa essere posticipata. Sembra facile. La situazione, in realtà, è molto confusa, si naviga a vista e altrettanto incerte paiono essere oggi le conseguenze politiche di ciascun passaggio istituzionale.

Il 2012 si era chiuso in Venezuela con l’improvvisa partenza per L’Avana del Presidente malato. Due mesi prima, il 7 ottobre, era stato rieletto alla guida del Paese fino al 2019 con il 54% dei consensi, quasi sette milioni e mezzo di voti, contro il candidato dell’opposizione unita nella Mesa de Unidad Democratica, MUD, Henrique Capriles, che aveva ottenuto un ragguardevole 45% di suffragi (6 milioni e 200mila voti). Mai un candidato dell’opposizione era arrivato così vicino al successo: in passato, infatti, Chávez aveva surclassato l’avversario del 16% nel 1998, del 22% nel 2000 e addirittura del 26% nel 2006. Da quando è salito al potere, l’ex colonnello dei paracadutisti ha vinto tutte le 4 elezioni presidenziali e 4 referendum (tranne quello del 2007 di revisione costituzionale) e il suo partito il Partido Socialista Unificado de Venezuela, PSUV, ha vinto tutte le elezioni parlamentari.

Il successo del 7 ottobre ha trovato conferma lo scorso 16 dicembre. Con Chávez a L’Avana, convalescente della quarta operazione, i suoi candidati avevano conquistato i governi di 20 delle 23 regioni del paese, "un regalo di amore a Chávez" così lo aveva definito Nicolas Maduro. L’opposizione aveva perso 4 dei 7 stati in cui governava, confermandosi tuttavia vittoriosa nello stato di Miranda, dove il candidato sconfitto alle presidenziali Henrique Capriles superava l’ex vicepresidente della Repubblica Elias Jaua, in Amazonas e a Lara e perdendo, tuttavia, nello strategico stato petrolifero di Zulia.

A livello parlamentare, invece, la composizione dell’Assemblea nazionale aveva subito un radicale rinnovamento due anni prima, nel settembre del 2010: il ritorno alla competizione elettorale dell’opposizione riunita nella MUD aveva segnato un arresto della marcia trionfale del partito di governo che si era fermato a poco meno di cinque milioni e mezzo di consensi (solo 100 mila voti in più dell’opposizione riunita) e per la prima volta il PSUV non era risultato maggioranza assoluta. In questa situazione di grande fluidità e pluralismo a livello partitico e di contendibilità della leadership a livello governativo si gioca il futuro del Venezuela dopo il 10 gennaio. Chiunque governerà dovrà fare i conti con un’opposizione forte all’Assemblea nazionale e con governi regionali a predominanza chavista.

A livello economico, la situazione è difficile ma in recupero. Dopo anni di finanza allegra e d’inflazione fuori controllo, nel 2012 c’è stato un recupero sostanzioso del Pil: la crescita dovrebbe attestarsi a un + 5,3%, sostenuta soprattutto dal settore immobiliare e da quello petrolifero. Grazie ai massici investimenti nei programmi sociali (che nei dieci anni precedenti a Chávez erano di circa il 37% del Pil e che con il Presidente sono arrivati al 62%) si è dimezzato il livello della disuguaglianza, endemica in tutto il continente. Poco è cambiato, tuttavia, nella struttura produttiva del Paese in questi 14 anni di governo Chávez: il Venezuela resta un "petro-stato" dipendente per il 90% del Pil dall’export di petrolio e dove la politica economica e gli investimenti risentono enormemente della volatilità del prezzo dell’oro nero. A causa proprio dei prezzi record degli ultimi dieci anni e del tasso d’inflazione reale più alto dell’America latina, il Paese ha cessato di produrre: s’importa tutto, anche i prodotti agricoli, per l’80% dei consumi interni. La situazione non è sostenibile nel medio-lungo periodo e lo stesso Presidente aveva lanciato un grido di allarme, questa estate, invocando un ripensamento nella politica economica e nelle strategie di crescita. Il risorgere della malattia ha bloccato tutto.

Con la data del 10 gennaio ormai alle porte, quel che la comunità internazionale si augura e augura ai venezuelani è che il paese trovi finalmente quello spirito di unità nazionale che è sembrato mancare negli ultimi anni. Le polarizzazioni, le divisioni e le frammentazioni sociali mal si conciliano con una fase di potenziale incertezza e instabilità istituzionale. Il richiamo all’unità nazionale e il senso di responsabilità nelle scelte politiche da parte della classe dirigente venezuelana, maggioranza e opposizione, ci paiono oggi il migliore auspicio da rivolgere a un Paese e a un popolo amico.

Gli articoli chiave della Costituzione:
Artículo 231 – El candidato elegido o candidata elegida tomará posesión del cargo de Presidente o Presidenta de la República el diez de enero del primer año de su período constitucional, mediante juramento ante la Asamblea Nacional. Si por cualquier motivo sobrevenido el Presidente o Presidenta de la República no pudiese tomar posesión ante la Asamblea Nacional, lo hará ante el Tribunal Supremo de Justicia.

Artículo 233 – Serán faltas absolutas del Presidente o Presidenta de la República: su muerte, su renuncia, o su destitución decretada por sentencia del Tribunal Supremo de Justicia, su incapacidad física o mental permanente certificada por una junta médica designada por el Tribunal Supremo de Justicia y con aprobación de la Asamblea Nacional, el abandono del cargo, declarado como tal por la Asamblea Nacional, así como la revocación popular de su mandato. Cuando se produzca la falta absoluta del Presidente electo o Presidenta electa antes de tomar posesión, se procederá a una nueva elección universal, directa y secreta dentro de los treinta días consecutivos siguientes. Mientras se elige y toma posesión el nuevo Presidente o la nueva Presidenta, se encargará de la Presidencia de la República el Presidente o Presidenta de la Asamblea Nacional. Si la falta absoluta del Presidente o Presidenta de la República se produce durante los primeros cuatro años del período constitucional, se procederá a una nueva elección universal, directa y secreta dentro de los treinta días consecutivos siguientes. Mientras se elige y toma posesión el nuevo Presidente o la nueva Presidenta, se encargará de la Presidencia de la República el Vicepresidente Ejecutivo o la Vicepresidenta Ejecutiva. En los casos anteriores, el nuevo Presidente o Presidenta completará el período constitucional correspondiente. Si la falta absoluta se produce durante los últimos dos años del período constitucional, el Vicepresidente Ejecutivo o Vicepresidenta Ejecutiva asumirá la Presidencia de la República hasta completar dicho período.

Artículo 234 – Las faltas temporales del Presidente o Presidenta de la República serán suplidas por el Vicepresidente Ejecutivo o Vicepresidenta Ejecutiva hasta por noventa días, prorrogables por decisión de la Asamblea Nacional por noventa días más.
Si una falta temporal se prolonga por más de noventa días consecutivos, la Asamblea Nacional decidirá por mayoría de sus integrantes si debe considerarse que hay falta absoluta

Artículo 235 – La ausencia del territorio nacional.por parte del Presidente o Presidenta de la República requiere autorización de la Asamblea Nacional o de la Comisión Delegada, cuando se prolongue por un lapso superior a cinco días consecutivos.

Tratto da www.unita.it

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