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1 Ottobre 2021Cosa c’entra la Settimana dell’Accoglienza in tutto questo? Perché le nostre comunità se ne sentono investite?
Come Cnca, Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, come organizzazioni del terzo settore che vi aderiscono, nasciamo molti anni fa per provare a dare risposte alle persone più fragili, più in difficoltà, più allontanate da una società che non è molto accogliente nei confronti di chi non può produrre e può consumare. Nasciamo con una visione del mondo diversa, divergente, a volte di forte contrasto; non solo per dichiarare una nostra propria visione, ma per praticare, mettere in concretezza, sperimentare nuove strade, nuove prospettive, individuare nuovi modelli. Non vogliamo limitarci a curare le ferite, ad accogliere chi più fatica, ma affermare nuovi modelli sociali, più equi, inclusivi, giusti, capaci di riconoscere e tutelare diritti inalienabili, di restituire visibilità, dignità e futuro a chi ne è stato privato.
Contrastare quindi la cultura dello scarto, scarto di risorse, ma anche scarto di persone, di vite (per citare Bauman e Papa Francesco), significa anche mettere in discussione il nostro rapporto col Pianeta, diminuire la pressione sulle risorse, riavviare cicli virtuosi dove non sia sufficiente riciclare, ma diminuire la spreco, il rifiuto, riequilibrando la distribuzione di beni, opportunità, ricchezze e quindi favorendo la giustizia sociale. Lo scrive in modo netto Papa Francesco nella Laudato si, quando afferma che la cura autentica della nostra vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri. Non esiste ecologia senza giustizia, non esiste giustizia senza ecologia.
Come dice con chiarezza Fabrizio Barca “oggi più che mai, appare evidente che sono i diseredati della terra, le persone che stanno nelle condizioni sociali peggiori a subire l’impatto più forte quando c’è un disastro ambientale, quando arriva un disastro climatico o un disastro pandemico, il quale a sua volta è collegato ad un uso improprio della natura.”
Ma anche noi, privilegiati, siamo direttamente coinvolti dagli effetti di una concezione della natura completamente distorta, di dominio, di consumo, che lascia dietro di sé, cementificazioni, devastazioni, montagne di scarti. L’intreccio tra «gruppi esclusi» e i rischi ambientali è molto più profondo di quel che si pensi: i luoghi dove sono maggiormente presenti i gruppi sociali più vulnerabili (tipicamente immigrati, minoranze etniche, bambini, donne, disabili, poveri, comunità Lgbtq) sono anche quelli dove vengono insediati gli impianti a più alto impatto ambientale, dove dominano precarietà, insicurezza, degrado.
Quindi c’è una evidente interconnessione fra la crisi ambientale e la crisi sociale: cambiamenti climatici e salute delle persone, tutela della biodiversità e accesso all’alimentazione, fonti energetiche rinnovabili e sicurezza energetica, riduzione dell’impronta idrica e diritto a una prosperità sostenibile, sono tutti temi fortemente collegati (Silvano Falocco).
Cosa vogliamo proporre durante la settimana?
Quello che vogliamo fare in questa Settimana è ragionare sulla questione ambientale, sia a livello generale che su scala più ridotta, per arrivare fino a noi, ai nostri comportamenti, al nostro rapporto con l’ambiente, alla relazione che abbiamo con la realtà naturale che ci circonda, avendo ben presente quanto di sociale e quanto di economico ci sia negli approcci alle risorse del Pianeta. E allo stesso tempo quanto un modello produttivo impatta sull’ambiente e nel micro, quanto le scelte individuali di ciascuno di noi abbiamo un impatto a livello globale e non siano mai neutrali.
Una presa in carico per tutti noi, come dice il nostro presidente nazionale Riccardo De Facci: “tutto ciò richiede di riportare la persona e la comunità al centro di una nuova responsabilità sociale, in un diverso rapporto con la natura, con le risorse energetiche e lo sviluppo economico, ispirandoci ai concetti innovativi dell’economia circolare. “
Un invito a tutte le realtà, a tutte le istituzioni, gli enti, i soggetti che a vario titolo si occupano delle tematiche che abbiamo evidenziato per una adesione ed una collaborazione concreta a costruire una Settimana dell’Accoglienza per aiutare il processo verso comunità che siano sempre più sostenibili sul piano della tutela, della giustizia sociale, dell’ambiente, di un’economia attenta al ben-essere e non alla “crescita” a qualunque costo.
* Claudio Bassetti è Presidente CNCA del Trentino Alto Adige