Le Province sono davvero inutili o è la retorica dell’ antipolitica?
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30 Luglio 2011Perché non firmo il vostro appello
di Silvano Bert
Quando voto un partito a rappresentarmi nelle istituzioni la domanda che oggi mi pongo, in questa fase della storia umana, è il suo atteggiamento verso gli immigrati. Se è serio lo sforzo dell’accoglienza. Questa discriminante esprime, per me, la concezione complessiva di società e di Stato. Comprende i principi di libertà, di eguaglianza, di fraternità. In tutti gli ambiti, dal lavoro al fisco, dalla scuola al tribunale, dall’ospedale alla laicità, dal rapporto fra i sessi all’ambiente, dall’Unione Europea all’Onu. Parla della nuova moschea, della vecchia sinagoga, della chiesa di sempre. Il politico che eleggo lo penso in un conflitto continuo, democratico, con il collega che invece ha in mente i respingimenti. E anch’io, fra un’elezione e l’altra, sono in un conflitto continuo con altri cittadini che sono dominati dalla paura e dall’ostilità verso gli stranieri.
So bene che i miei politici hanno una bocca, un cervello e un cuore come i politici avversi. Alzano la stessa mano per votare leggi e mozioni, dopo la discussione. Godono, a fine mese, dello stesso sostanzioso, eccessivo, stipendio. Però io non firmo la protesta di cui il "Trentino" va fiero. Perché gli scritti di Alberto Faustini, di Ubaldo Cordellini, anche di Chiara Bert, di altri giornalisti e collaboratori, tendono a farmi credere che lo scontro vero è fra i politici tutti, la casta in alto, e noi in basso che tiriamo la cinghia. Quella è la causa dei mali, da cui dipendono le sorti del Trentino e dell’Italia intera.
Io invece continuo a pensare che il conflitto decisivo rimane fra accoglienza e respingimento. Titoli in prima pagina come "I consiglieri ci costano otto milioni", e "I politici in vacanza a spese nostre", suscitano indignazione non verso gli abusi, ma contro la politica, la sua stessa esistenza. Cadono su una società già ammalata di antistatalismo, di individualismo, di odio verso una democrazia dei partiti. Per questo alle invettive contro la casta, terreno di cultura del berlusconismo, si possono associare serenamente "Libero" e "il Giornale", fino a Francesca Gerosa e Angelo Lorenzetti. Non ha forse detto una volta Silvio Berlusconi che le commissioni, il parlamento, lo stesso Consiglio dei ministri sono un impaccio al suo governare? Prima ancora dei magistrati e del presidente della Repubblica.
Io non mi associo. Nell’eleggere un politico so di farne un cittadino privilegiato, che visita a Madrid il museo del Prado a spese mie, per organizzare bene i mostri musei. Spero ne abbia consapevolezza anche lui. Per questo è importante che scegliamo i politici dotandoci di regole oculate, che gli teniamo il fiato sul collo, che i giornali ci informino sul loro lavoro e sugli abusi. La democrazia è un metodo di governo molto esigente. Anch’io mi aspetto leggi (non autoriduzioni) che riducano i costi della politica. Affinché il conflitto fra i politici, e i cittadini, sostenitori dell’accoglienza e del respingimento diventi sempre più trasparente ed efficace.
Ad ogni indignato, cominciando da Faustini, Cordellini, e Chiara Bert chiederei anche: qual è per te lo stipendio giusto da attribuire a Froner e Fugatti, Civico e Borga, Andreatta e Miorandi?