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Caro prof Bodei, così mi hai insegnato che la verità è nelle parole

 È con lui che mi sono laureata; è sotto la sua direzione che ho conseguito il mio dottorato di ricerca; è grazie ai suoi consigli che sono stata poi capace di portare avanti la mia carriera accademica. Bodei era d’altronde uno di quei professori che si incontrano raramente: uno di quelli che ti fanno venire voglia di dare sempre il meglio di te, che ti insegnano la passione e il rigore, che ti fanno credere in te stesso.

E poi era un uomo buono: gli potevo parlare di qualunque cosa, anche di quel male di vivere che a un certo punto della mia vita stava per prendere il sopravvento, senza che mai dalla voce o dai suoi sguardi trasparisse la minima critica.

Aveva sempre tantissime cose da fare: un treno da prendere, un aereo da non perdere, una conferenza da tenere, un libro da scrivere. Ricordo di quando – erano i miei primi anni alla Scuola Normale Superiore – chiacchieravamo correndo verso la stazione di Pisa, il trolley alla mano, lo sguardo furtivo all’orologio. Eppure, anche quando di tempo davvero non ne aveva, per me lo trovava sempre, regalandomi ogni volta parole capaci di aprirmi nuovi orizzonti.

È con lui che ho imparato che la filosofia è soprattutto un modo per dare senso all’esistenza, una maniera di raccontare gli ossimori e le contraddizioni del reale, una modalità di stare al mondo. È grazie a lui che ho capito come trasmettere ai miei studenti passione e logica, stupore e ragionamenti. È lui che mi ha insegnato a cercare le risposte non solo nei testi classici della filosofia, ma anche nella romanzi e nelle poesia: “la verità è nelle parole”, mi diceva sempre, “basta farle risuonare al proprio interno”.

Ed è così che faccio ancora oggi, girando, in fondo, sempre e solo intorno a quei concetti su cui lui stesso costruiva le sue lezioni e i suoi libri: l’amore e la paura, la speranza e la follia, l’identità e il tempo. Ciao Remo. Che la terra ti sia lieve. Adesso anche io posso permettermi di darti del tu.

* filosofa, da www.repubblica.it

1 Comments

  1. Alebranz54 ha detto:

    Bellissimo ricordo