Omaggio alla Catalogna
Vedo in televisione uno speciale sulla strage di Piazza Fontana. Una vita fa. Le immagini che passano sullo schermo sembrano davvero di un altro pianeta eppure in quell'ingorgo ci siamo passati. Le lotte operaie e studentesche, la strategia della tensione, lo stragismo, gli anni di piombo... tutto finisce in un unico tritacarne dal quale esce solo l'immagine della violenza. E' una narrazione che non fa giustizia, non dico delle nostre speranze ma nemmeno della realtà. C'era anche tutto questo, ma soprattutto dell'altro. Descrivere gli anni '70 riducendoli da una parte alle bombe e dall'altra alle chiavi inglesi e alle P38 è una distorsione della storia e una grande sciocchezza. Ma questo è il messaggio che è passato, tant'è vero che nell'immaginario giovanile del 2009 la strage del 12 dicembre di quarant'anni fa è opera delle Brigate Rosse.
Del resto, la verità non esiste e di quel sangue versato per la giustizia italiana non c'è un colpevole. Così come non c'è dell'assassinio di un ferroviere anarchico gettato dalla finestra della questura di Milano, non c'è delle stragi sui treni o nelle piazze, non c'è dell'aereo dell'Itavia inabissatosi in mare senza una ragione. Figuriamoci della memoria e dell'elaborazione di quel passaggio della nostra storia più recente. E non è solo responsabilità di chi ha saputo tutto coprire ma anche di chi, di quel tempo, ne è stato protagonista.
Alla Sala della Regione c'è un convegno del PD del Trentino sullo stato dell'economia trentina. Fosse per me non l'avrei mai impostato in quel modo, come se dalle categorie economiche potesse venirci una qualche progettualità. E questo profilo che non riesco a vedere, e mi rifiuto di pensare che iniziamo da zero. Sarà che sono all'antica, ma per me la politica deve provare ad indicare visioni. Così preferisco andarmene alle Gallerie del Museo Storico dove viene presentato il Premio di architettura "Costruire il Trentino", dove invece qualche visione c'è, eccome. Anche tantissima gente a dispetto delle 11 di un sabato mattina invernale. Molti dei presenti vengono da altre città e rimangono stupiti di come in questa terra persino delle vecchie gallerie dismesse sotto il Doss Trento possano diventare un luogo di elaborazione. Il che ci racconta di qualcosa che vive sulle idee prima ancora che sulle risorse materiali dell'autonomia.
Alle 12.30 ho appuntamento con il gruppo di lavoro che ha lavorato con me alla Legge sulle filiere corte. Ci troviamo all'agritur alle Gorghe, sopra Vigo Meano, per festeggiare l'approvazione della legge, ma quella con Edi, Enzo, Massimiliano, Michele, Nereo e Sergio è una fittissima discussone sulle prossime cose da fare per darvi attuazione, per valorizzarne l'impatto, per ragionare della crisi di interi comparti dell'economia agroalimentare, per andare oltre quell'unanimità che ha solo messo da parte le vere contraddizioni. Escono un sacco di idee, tant'è che finiamo che il pomeriggio volge alla sera.
Un'intervista alla Rai e poi un salto alla festa del volontariato che si è speso (e ancora si sta spendendo) nell'opera di soccorso e ricostruzione in Abruzzo, alla presenza del capo della Protezione civile Bertolaso. Il palasport delle Ghiaie è pieno di persone in divisa, appartenenze che hanno contribuito a fare diverso il Trentino sul piano della coesione sociale. Mentre ascolto le testimonianze mi chiedo perché mai in questi anni i nostri mondi non hanno cercato con queste persone un maggiore corpo a corpo...
E' sera, ci sarebbe a Rovereto la serata cinematografica dedicata all'Albania a cui tenevo partecipare, ma per oggi abbiamo già dato e quando arrivo a casa dopo aver fatto la spesa ho solo voglia di gettarmi sul divano con le gambe all'insù.