Buick Riviera
È però anche qualcosa di più. Che scava dentro le narrazioni di una guerra distante nel tempo e nello spazio, ma più che mai presente nel vissuto delle persone, forse ancor più in quelle emigrate che hanno interrotto la loro storia Òvoltando paginaÓ. E nel conflitto non elaborato che si nutre di stereotipi e di fantasmi.
Sotto questo profilo l'incontro fra Vuko, ex miliziano serbo bosniaco, e Hasan, anche lui bosniaco ma mussulmano, negli Stati Uniti per sfuggire al Òpiù bello e più triste posto al mondoÓ, è di una rara forza descrittiva perché capace di indagare la psicologia sociale e la sottile complicità dei due protagonisti comunque diversi da Òquesti stronzi americaniÓ, visto che – in fondo – Òvi era più odio in uno sguardo rivolto da suo suocero al portiere portoricano di tutto quello visto nelle guerre bosniacheÓ.
E basta il semplice racconto (e la reticenza al racconto) dei loro conflitti coniugali in una nevosa notte dell'Oregon per capire come fosse stato possibile che le persone d'improvviso si scannassero: ÒMa certo, voi eravate per la fratellanza e l'unione, ma quel genere di fratellanza e unione per le quali tutti vi sono fratelli, ma voi non lo siete per nessuno. Non va bene così, amico. Né dal punto di vista biologico, né sociale. … Io ti ho raccontato tutto, tu invece non mi hai raccontato niente. E adesso guarda cosa siamo lÕuno per lÕaltroÓ.
Così lÕincontro fra due compaesani diviene l'affresco di un mondo, lÕamore per una vecchia automobile americana la descrizione di quel Òsogno di esteroÓ degli jugovici di cui ci ha narrato Rada Ivekovic nel suo ÒAutopsia dei BalcaniÓ, la pace e il silenzio della locanda balcanica svuotata di vita dopo il passaggio dei riservisti per farci capire come la guerra possa essere festa Òche forse gli aveva dato le migliori soddisfazioniÓ, la campagna e la città nel pane spezzato con le mani o tagliato con il coltello, la differenza fra il basket e il calcio perché in questÕultimo Òci sono pochi goal. E per questo gli americani non amano il calcio. Non riescono ad aspettare tanto a lungo…Ó.
Immagini che ti raccontano della banalità del male e del paradosso di una vicinanza in bilico fra odio e amore, fra tradizione e modernità, fra tristezza e serenità perché Òniente si accompagna meglio di queste dueÓ.
Sì, questa novella di Jergovic è qualcosa che ti fa entrare nellÕintimo di tanti personaggi incontrati in questi anni di frequentazione balcanica e che ti fa capire quanto difficile sia Òvoltar paginaÓ.