Beirut

Samir Kassir

Beirut

Storia di una città

Einaudi, 2009 

Di fronte alle tragiche imamgini di queste ore, un piccolo omaggio alla città di Beirut raccontata magistralmente da Samir Kassir, uno degli intellettuali più prestigiosi del mondo arabo che della sua primavera fu protagonista e vittima.

«Da sempre Beirut, tra i bagliori di una città aperta - al tempo stesso orientale e occidentalizzata, cristiana e musulmana, moderna ma profondamente radicata in una storia che ha visto passare Pompeo, Saladino, i Pascià Jazzar e Ibrahim - e gli incubi di un luogo esposto di continuo alla guerra, con i suoi abitanti di svariata provenienza, i suoi scrittori e artisti, i suoi contrasti ed eccessi, continua ad alimentare limmaginario piú variegato.

Restituendo alla città i mille volti della sua storia, Samir Kassir ci racconta le grandi contraddizioni della prima metropoli del mondo arabo. Spesso idealizzata in passato per lo scenario felice e la natura lussureggiante, nella seconda metà del Novecento Beirut vive la sua età delloro, ponendosi al centro di interessi economici che superano i confini della piccola Repubblica Libanese.

Al proprio potere di attrazione la città sottomette anzitutto i vicini arabi, che vi affluiscono in massa: Beirut con la sua dolce vita rappresenta lOccidente piú vicino, Svizzera dOriente e Piccola Parigi. Ed è allo stesso tempo luogo di ritrovo di esuli e intellettuali, fucina di idee e crogiolo di lingue e di culture.

Tutto questo subirà una prima battuta darresto nel 1967 con la guerra dei sei giorni, per spegnersi del tutto nel 1975, quando il nome Beirut diventa sinonimo di guerra civile. Quindici anni di bombe e sangue che squarciano i muri e gli animi e riempiono i giornali, orfani della guerra del Vietnam.

Estroversa e cosmopolita nella prosperità, la città lo sarà anche nella rovina, diventando il teatro della prima guerra evento televisivo.

Dalle ceneri del tragico conflitto Beirut tenterà di rinascere e affronterà con coraggio la ricostruzione, senza tuttavia risolvere definitivamente le sue lacerazioni».