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Alzare lo sguardo

Nel caso specifico del Caf de la Paix, che rappresenta un unicum cittadino e non  rappresentabile come un bar "qualunque", ciò che va sottolineato a mio parere  che non ci si sta battendo esclusivamente per un orario di apertura più consono o per lÕutilizzo del giardino e nemmeno per aprire una campagna – che sarebbe minoritaria e di parte – per la libera espressione della "Trento notturna". Credo che lÕobiettivo debba essere piú ambizioso e lungimirante, capace di farsi carico della riqualificazione urbana e sociale dellÕintero centro storico di Trento. Questo  stato lÕeffetto che almeno in parte ha sviluppato la presenza del Caf in Passaggio Teatro Osele e la linea di continuitˆ che va mantenuta anche in questo momento contingente di difficoltˆ.

Non credo che la contrapposizione a muso duro – legittima e in qualche maniera giustificata – allÕamministrazione comunale intesa come vessatrice possa essere lÕunica strada da percorrere. Serve, ed è una proposta che avanzo da tempo, offrire uno spazio di confronto che permetta a tutte le parti in causa di esprimersi. Un momento di dialogo – o più di uno – nel quale la politica torni centrale nella definizione delle prospettive di governo e sviluppo della cittˆ e la comunitˆ tutta possa assumersi la responsabilitˆ di essere compartecipe a questo disegno globale. Mi rendo conto che è uno sforzo per tutti, ma è necessario affinch ognuno degli attori in campo (Sindaco, abitanti della via, soci del Caf) siano costretti ad alzare lo sguardo oltre le reciproche diffidenze e differenze identitarie. Solo cosí tutti si sentiranno chiamati in causa nella trasformazione del luogo che abitano e non solo nella rivendicazione di un proprio diritto percepito come superiore agli altri.

Sarebbe un esercizio utile non solo per questa situazione. Propongo di mettere cento sedie in circolo e di parlarne apertamente. Gli inviti li inoltra il Caf de la Paix.

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