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2 Luglio 2012Da quell’esperienza è nato un film documentario che racconta, dal punto di vista di Ahang e attraverso la testimonianza di giornalisti, rappresentati della società civile, portavoce e politici, tra cui Hilary Clinton, Hamid Karzai, Ban-Ki-Moon, cosa pensano e dicono la comunità internazionale e il popolo afghano riguardo al futuro del Paese.
Afghanistan 2014, questo il titolo del film, sarà proiettato in anteprima martedì prossimo alle 21 al cinema Astra di Trento, alla presenza del regista e della produzione. Diretto dai due registi afghani Razi e Soheila Mohebi, rifugiati politici e residenti in Trentino dal 2007, è stato prodotto da Filmwork in collaborazione con l’associazione Afghanistan 2012 – Sociocinema, la Provincia di Trento e il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Il film rappresenta il primo capitolo di una trilogia che si propone di raccontare il Paese in questi tre anni che lo dividono dalla data fatidica. Il progetto Afghanistan 2014, elaborato dall’associazione Sociocinema di cui fa parte la coppia di registi Mohebi, intende monitorare ciò che accadrà in Afghanistan in questo lasso di tempo e dare voce alla società civile, residente ed emigrata, attraverso la realizzazione di tre documentari, di un osservatorio permanente, di un sito internet e la stesura di una Carta per l’Afghanistan.
"Il 2014 è una data preoccupante per noi afghani – spiega Soheila Mohebi – per il fatto che abbiamo paura che si ripeta la situazione vissuta dopo il 1989 quando i russi lasciarono il Paese, il quale sprofondò presto nella guerra civile. Vediamo reale il pericolo di una nuova guerra civile in quanto non è stato a oggi realizzato nessun fondamento economico e politico in Afghanistan. Per questo abbiamo pensato al progetto Afghanistan 2014 già nel 2010, insieme al Forum trentino per la Pace, e anche perché ci siamo resi conto che l’opinione pubblica europea ha un’idea diversa in merito a ciò che succede rispetto alla realtà dei fatti, soprattutto per quanto riguarda la missione di pace: l’Afghanistan è un Paese in guerra, dove scorre molto sangue. Vogliamo pertanto creare un ponte tre intellettuali, giornalisti, attivisti, europei e afghani, al fine di guardare al Paese in modo diverso, al di là dei cliché, in termini di un futuro possibile".
Anche i messaggi che emergono dal film che sarà proiettato la prossima settimana appaiono contraddittori e intrisi di cliché, come precisa Mohebi: "A livello di alta politica, i discorsi trattano solo il tema della guerra, della transizione, del fatto che l’Afghanistan è un Paese che ha bisogno di aiuto. Tutto sembra una sceneggiatura già scritta. Anche ascoltando i politici afghani, non solo gli esponenti internazionali, tutti dicono le stesse cose, usano lo stesso vocabolario. Ci sarebbe un’alternativa per il Paese e la sua rappresentazione, se non si parlasse solo dell’opzione militare. Il discorso va spostato sulla dimensione politica, civile, culturale: fino al 2014 c’è un tempo prezioso per capire e fare qualcosa". Proprio capire è ciò che il progetto triennale si propone: "Noi e il Forum per la pace siamo in contatto con un’università privata insieme alla quale organizzeremo un’importante conferenza a Trento nel mese di settembre – conclude la regista – Siamo orgogliosi di quanto sta facendo Trento per l’Afghanistan: è la prima città in Italia che si è aperta ad iniziative per pensare in modo diverso al Paese e per pensare un Paese diverso"