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Acciaieria Valsugana: diossina, nei terreni valori triplicati

Ma segnali allarmanti sulla presenza di diossina sono stati raccolti dagli investigatori anche grazie alle decine di testimonianze raccolte tra gli abitanti di Borgo Valsugana e, in particolare, tra colore che vivono o svolgono un’attività vicino allo stabilimento industriale. Il quadro raccolto dagli agenti del Corpo forestale dello Stato di Vicenza, coordinati dai pm Alessandra Liverani e Salvatore Ferraro, presenta uno scenario piuttosto allarmante. Sul parabrezza di un’automobile parcheggiata da lungo tempo in una carrozzeria, infatti, è stato trovato un cumulo di polveri con una concentrazione molto elevata di diossina. In un’altra carrozzeria, invece, il titolare è costretto a non lasciare i veicoli parcheggiati nel piazzale durante le ore notturne, per evitare che le automobili si ricoprano di uno strato di polvere. Le conseguenze delle emissioni sprigionate dall’attività di dell’impianto si vedrebbero anche sulle gomme delle automobili, che a quanto pare tendono a «corrodersi», e persino sui fili di metallo utilizzati nei vigneti, letteralmente erosi nel giro di un paio di anni. Ma gli inquinanti, oltre a depositarsi nel terreno o sugli immobili, finiscono inevitabilmente anche nei polmoni degli abitanti. Tanto più – hanno rilevato gli inquirenti – che la conformazione «chiusa» della valle rende ancora più limitato il cambio di aria e la conseguente dispersione delle emissioni. Con rischi facilmente immaginabili per la salute. Proprio sul nostro giornale, Marco Rigo e Roberto Cappelletti, dell’Associazione medici per l’ambiente, Isde Italia, due mesi fa scrivevano: «Dai calcoli teorici delle emissioni, la sola Acciaieria Valsugana produrrebbe 4 o 5 grammi di diossine (dose equivalente) all’anno: può sembrare poco ma rappresenta la dose massima tollerabile per oltre 100 milioni (!) di persone. Sapendo che si tratta di molecole relativamente pesanti e che quindi tendono ad adagiarsi sul suolo e che, oltretutto, hanno tempi di dimezzamento di decine/centinaia di anni e che quindi ogni nuova dose si aggiunge alla precedente, come la mettiamo?». E proprio la continua dispersione di fumi è alla base del provvedimento di sequestro preventivo firmato dal gip Marco La Ganga: emissioni provenienti non solo dai camini, ma anche da vari punti della copertura (emissioni secondarie non autorizzate), contenenti concentrazioni di inquinanti superiori ai limiti.

L’articolo è tratto da www.ladige.it

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