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Tornare indietro sulle Comunità è stato un grave errore

“”>Bocciata la nascita dei nuovi comuni di Borgo Chiese e Altanaunia. Avrebbero unificato rispettivamente i comuni di Brione, Condino, Cimego e Castel Condino (Borgo Chiese) e Cavareno, Romeno, Malosco Sarnonico e Ronzone (Altaanaunia). Ne viene un motivo di riflessione.

6 Comments

  1. Franz ha detto:

    Vedi Michele la questione é una sola: le Comunità sono una emanazione della PAT, non sono state condivise, non sono “una libera scelta dei Comuni”, spettava alla stessa PAT crederci, ma non ha “mollato” nulla chiedendo invece che mollassero i Comuni. Non ci ha mai creduto nessuno, o quasi, di quelli che l’hanno voluta. Perché avrebbero dovuto crederci i Comuni? Tu hai perfettamente ragione, ma la tua opinione mi sembra molto isolata anche dentro il PD
    Franz

  2. e.b. ha detto:

    A proposito del PD e delle comunità di valle, posso ricordare il programma delle elezioni provinciali 2013:
    – Brochure,p.3, “Riformare la Provincia valorizzando le autonomie locali, trasferendo poteri e personale alle Comunità di valle e rinnovando il ruolo dei Comuni”
    – Programma, p.31, ” Siamo convinti che le Comunità siano, assime ai Comuni, uno strumento per rafforzare il ruolo dei territori …
    Le nostre proposte operative sono:
    1. aumento delle competenze trasferite dalla Provincia,anche in maniera differenziata…
    2. rafforzare il ruolo delle Comunità nella definizi8one di politiche di sviluppo, di animazione territoriale, di programmazione socio-economica e sviluppo locale
    3. attuare il trasferimento di personale anche dirigenziale alle comunità sulla base delle competenze trasferite…
    Le proposte continuano, fino al punto 11.Forse erano troppe.
    ciao.

  3. Michele Nardelli ha detto:

    Caro Franz, dici che toccava alla PAT crederci ed è stato così, visto che nel 2006 ha emanato la riforma. Poi attorno alle Comunità è cresciuto il pantano, da dentro la struttura, da quella parte della politica che non ci ha mai creduto, dai comuni e così via. I Comuni avrebbero dovuto crederci per effetto dell’eliminazione dei Comprensori e immaginando che le competenze di programmazione strategica delle valli non avrebbero potuto essere il risultato della frammentazione locale. Solo che per questo occorreva una forte autorevolezza da parte delle Comunità e non l’elezione di secondo grado (come era per i Comprensori e come di fatto è ora per le Comunità emendate). Ci credeva almeno formalmente anche il PD, come ci ricorda Edoardo riferendosi al programma del 2013. Poi le cose hanno preso una piega diversa. Avevamo immaginato ad un luogo che potesse essere funzionale ad una sintesi originale fra culture diverse. Ci abbiamo provato, in Trentino abbiamo presidiato idee e progettualità che altrimenti non avrebbero avuto cittadinanza, abbiamo contribuito a rendere possibile un’anomalia politica lunga quindici anni, che ha fatto di questa terra l’unica regione dell’arco alpino non preda del leghismo e del berlusconismo. E ne sono fiero. Ma in molti (dentro e fuori il PD) non se ne sono nemmeno accorti, occupati ad occupare posizioni di potere o a fare le pulci piuttosto che guardare all’insieme di una sperimentazione politica guardata soprattutto da fuori provincia con ammirazione. Alla fine hanno vinto (anche dentro il PD) i chierici, è prevalsa l’idea dell’autosufficienza e dell’omologazione al partito nazionale. Ora ne paghiamo le conseguenze.
    Michele

  4. Lorenzino ha detto:

    Ho letto il tuo “fondo” sull’accorpamento comunale e le comunità di valle. Vivendo sei mesi l’anno da voi e seguendo la stampa anche quando non ci sono, mi sono fatto un’idea di come viene governato il territorio. Concordo pienamente con te. Un caro saluto.

  5. roberto devigili ha detto:

    caro Michele, leggo con ritardo la tua riflessione (ero occupato nel tentativo di contrastare una brutta manovra sul piano commerciale della “mia comunità”); dichiaro subito che in gran parte condivido la tua analisi. Aggiungo che la questione delle fusioni rappresenta una forma di “benaltrismo” cioè quel modo di aggirare i problemi (la ricerca di maggior efficienza, di miglioramento dei servizi erogati, di razionalizzazione della macchina amministrativa…) tipicamente italiano. L’operazione è semplice, anzichè affrontare il “toro” dei problemi per le corna si dice che il problema è “ben altro”, nel ns caso, appunto, le fusioni e così, intanto, si rinvia e si fa finta di riformare. Avrai sicuramente notato che dopo la “riforma” sembra che le cdv non esistanto per la cosiddetta opinione pubblica, invece seppur profondamente mutate (a mio modo di vedere in peggio) nella governance, le cdv rimangono. Misteri della comunicazione!
    Buon Natale

  6. Michele ha detto:

    Le comunità di valle rimangono, certo, ma si fa finta che non esistano, riconsegnando a Provincia e Comuni quelle prerogative che la riforma istituzionale del 2006 aveva previsto in capo alle Comunità stesse. Prima non attuando la riforma, poi cancellando l’elezione diretta, poi nemmeno prendendole in considerazione (vedi relazione Rossi alla finanziaria): è vero che le Comunità ancora ci sono, Roberto, ma temo che il prossimo passaggio della controriforma (e del nuovo corso) sia lasciarle nel limbo per poi, fra un anno o due, toglierle definitivamente di mezzo. Tutto questo che cosa ha a che fare con il programma con il quale ci siamo presentati alle elezioni? Ma tant’è!
    Giorni lieti e che il prossimo anno sia sul piano politico più rispettoso del percorso di governo che ha fatto del Trentino una positiva anomalia politica.