"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Le ragioni di molti unionisti non erano così rozze.
La motivazione precipua era che laddove è possibile federare e delegare, creare nuove frontiere è stupido.
Fortunatamente questa posizione di buon senso ha prevalso sul nazionalismo meschino del tipo: “noi siamo nordici come gli scandinavi, siamo migliori, affari vostri se non riuscite a liberarvi dai neoliberisti e dallo strapotere della City” (c’erano ovviamente argomentazioni diverse e più mature, ma la frequenza di questo tipo di “logica” era sorprendente nei forum dei quotidiani).
Il Regno Unito è uno degli stati più centralisti d’Europa, il più centralista tra le grandi nazioni.
Nella piattaforma del partito laburista per le prossime elezioni il decentramento sull’intero territorio e non solo in Scozia o Galles è uno dei punti cardine.
Se Salmond non si fosse messo d’accordo con Cameron nell’escludere l’opzione devo max gli abitanti della Cornovaglia, dell’Irlanda del Nord, del Galles e delle varie regioni inglesi avrebbero potuto coalizzarsi molto prima, sulla scia scozzese, per una riforma federale, dando il buon esempio anche a Spagna, Ucraina, Francia e a noi.
Il cambio di paradigma dev’essere un affare ITALIANO, EUROPEO e MONDIALE, non solo trentino. Il Trentino avrà l’obbligo morale di battersi per l’autonomia di tutti i popoli del mondo. Questa è l’unica vera base morale dell’autonomia: non sono libero se non siamo liberi, non sono prospero se non siamo prosperi.
Il dramma è che, in assenza di un nuovo pensiero, quelli precedenti implodono prendendo le strade più diverse. Da qui la trasversalità sociale e di appartenenza ideologica dei due schieramenti. E’ ovvio che il cambio di paradigma non è un affare trentino, anche se da qui avrebbero potuto venire stimoli interessanti proprio a partire dall’esperienza di esercizio di un’ampia autonomia. Purtroppo il Trentino è sulla strada dell’omologazione politica e del “renzismo”. Peccato.
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3 Comments
Le ragioni di molti unionisti non erano così rozze.
La motivazione precipua era che laddove è possibile federare e delegare, creare nuove frontiere è stupido.
Fortunatamente questa posizione di buon senso ha prevalso sul nazionalismo meschino del tipo: “noi siamo nordici come gli scandinavi, siamo migliori, affari vostri se non riuscite a liberarvi dai neoliberisti e dallo strapotere della City” (c’erano ovviamente argomentazioni diverse e più mature, ma la frequenza di questo tipo di “logica” era sorprendente nei forum dei quotidiani).
Il Regno Unito è uno degli stati più centralisti d’Europa, il più centralista tra le grandi nazioni.
Nella piattaforma del partito laburista per le prossime elezioni il decentramento sull’intero territorio e non solo in Scozia o Galles è uno dei punti cardine.
Se Salmond non si fosse messo d’accordo con Cameron nell’escludere l’opzione devo max gli abitanti della Cornovaglia, dell’Irlanda del Nord, del Galles e delle varie regioni inglesi avrebbero potuto coalizzarsi molto prima, sulla scia scozzese, per una riforma federale, dando il buon esempio anche a Spagna, Ucraina, Francia e a noi.
Il cambio di paradigma dev’essere un affare ITALIANO, EUROPEO e MONDIALE, non solo trentino. Il Trentino avrà l’obbligo morale di battersi per l’autonomia di tutti i popoli del mondo. Questa è l’unica vera base morale dell’autonomia: non sono libero se non siamo liberi, non sono prospero se non siamo prosperi.
Ancora una lucida analisi di Michele Nardelli
Come non condividere?
Il dramma è che, in assenza di un nuovo pensiero, quelli precedenti implodono prendendo le strade più diverse. Da qui la trasversalità sociale e di appartenenza ideologica dei due schieramenti. E’ ovvio che il cambio di paradigma non è un affare trentino, anche se da qui avrebbero potuto venire stimoli interessanti proprio a partire dall’esperienza di esercizio di un’ampia autonomia. Purtroppo il Trentino è sulla strada dell’omologazione politica e del “renzismo”. Peccato.