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Quel che il referendum in Scozia ci racconta…

“”>di Michele Nardelli

3 Comments

  1. stefano fait ha detto:

    Le ragioni di molti unionisti non erano così rozze.
    La motivazione precipua era che laddove è possibile federare e delegare, creare nuove frontiere è stupido.
    Fortunatamente questa posizione di buon senso ha prevalso sul nazionalismo meschino del tipo: “noi siamo nordici come gli scandinavi, siamo migliori, affari vostri se non riuscite a liberarvi dai neoliberisti e dallo strapotere della City” (c’erano ovviamente argomentazioni diverse e più mature, ma la frequenza di questo tipo di “logica” era sorprendente nei forum dei quotidiani).
    Il Regno Unito è uno degli stati più centralisti d’Europa, il più centralista tra le grandi nazioni.
    Nella piattaforma del partito laburista per le prossime elezioni il decentramento sull’intero territorio e non solo in Scozia o Galles è uno dei punti cardine.
    Se Salmond non si fosse messo d’accordo con Cameron nell’escludere l’opzione devo max gli abitanti della Cornovaglia, dell’Irlanda del Nord, del Galles e delle varie regioni inglesi avrebbero potuto coalizzarsi molto prima, sulla scia scozzese, per una riforma federale, dando il buon esempio anche a Spagna, Ucraina, Francia e a noi.

    Il cambio di paradigma dev’essere un affare ITALIANO, EUROPEO e MONDIALE, non solo trentino. Il Trentino avrà l’obbligo morale di battersi per l’autonomia di tutti i popoli del mondo. Questa è l’unica vera base morale dell’autonomia: non sono libero se non siamo liberi, non sono prospero se non siamo prosperi.

  2. Valeria ha detto:

    Ancora una lucida analisi di Michele Nardelli
    Come non condividere?

  3. Michele ha detto:

    Il dramma è che, in assenza di un nuovo pensiero, quelli precedenti implodono prendendo le strade più diverse. Da qui la trasversalità sociale e di appartenenza ideologica dei due schieramenti. E’ ovvio che il cambio di paradigma non è un affare trentino, anche se da qui avrebbero potuto venire stimoli interessanti proprio a partire dall’esperienza di esercizio di un’ampia autonomia. Purtroppo il Trentino è sulla strada dell’omologazione politica e del “renzismo”. Peccato.