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Oltre il profilo di quelle montagne…

Tutto questo, non dimentichiamolo, è avvenuto a fronte di un contesto di contrazione delle risorse finanziarie disponibili per effetto in primo luogo della nostra assunzione di responsabilità verso il debito del paese. Anche in questo caso cercando di fare di necessità virtù, assumendo nuove competenze e dunque ambiti di maggiore autogoverno in settori strategici come l’Università e la tutela del reddito (la delega sugli ammortizzatori sociali), rispondendo in maniera intelligente e responsabile agli stessi attacchi che venivano portati alla nostra autonomia.

Di queste scelte dovremmo essere orgogliosi, tanto che questa terra è riconosciuta da tempo ai primissimi posti nelle graduatorie sulla qualità della vita nelle regioni italiane. Fondo strategico, reddito di garanzia, filiere corte, riqualificazione urbana e blocco delle seconde case, investimenti sulla conoscenza… sono lì a testimoniare una
politica virtuosa. Questo ovviamente non significa nascondere le criticità che in un passaggio tanto difficile ci portiamo appresso dal passato e da approcci che appaiono superati. Fare "meglio con meno", ci siamo detti e questo ha significato anche mettere mano ad interessi particolari, a corporativismi che si sono visti tarpare le ali, indicando nuovi assetti istituzionali che hanno trovato resistenze proprio in vecchi apparati e poteri consolidati.

Appare dunque singolare che il Gruppo consiliare del Partito Democratico del Trentino, che pure rappresenta il soggetto politico di maggioranza relativa in Consiglio Provinciale ed ossatura della coalizione che governa il Trentino, non rivendichi con forza questa azione amministrativa e politica. Per questo non mi sono riconosciuto nel diverso racconto che il capogruppo del PD in Consiglio Provinciale Luca Zeni ha proposto in occasione di quest’ultima legge finanziaria. E’ un bilancio di legislatura che non corrisponde al lavoro svolto da tutta la coalizione e all’impegno che il PD del Trentino ha portato sul piano delle idee e dell’azione di governo.

Il futuro ci appare in tutta la sua incertezza. Richiede necessariamente prudenza, sobrietà, attenzione ai soggetti più deboli, ma anche capacità di sguardo diverso dal passato e molta fantasia. Nel saper valorizzare appieno l’unicità dei territori, nel costruire coesione sociale, nel dare risposte innovative alle domande che un contesto in rapido cambiamento ci pone. Di uno sguardo diverso, tanto sul piano della sperimentazione sociale come su quella politica.

Proprio durante la discussione sulla legge finanziaria come consiglieri del centrosinistra autonomista abbiamo presentato una proposta di legge regionale che indica un metodo nuovo (la Convenzione) e i contenuti (una Regione come spazio politico sovranazionale) di un futuro assetto istituzionale che guarda alla regione dolomitica oltre gli attuali confini, immaginando così nuove relazioni territoriali ed europee. E anche su questo piano, come osservavano i nostri amici bellunesi del Bard (Belluno Autonoma Regione Dolomiti), dal Trentino arriva un contributo di buona politica. Quel profilo che l’architetto Renzo Piano ha disegnato per il Muse forse va oltre quello delle montagne di questa terra.

Ecco, di questo sguardo che affonda le sue radici nel sogno di Ventotene ma proiettato nel futuro di una visione territoriale ed europea abbiamo bisogno. E di processi collettivi e partecipati.

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