Un auditorium. La rinascita de L’Aquila parte dalla cultura!
7 Ottobre 2012Forum cooperazione. Chiaroscuri
9 Ottobre 2012"Formarsi ad un Ethos interculturale", questo il titolo del Convegno internazionale di venerdì e sabato 12-13 ottobre 2012 presso l’Auditorium Melotti Mart Rovereto, organizzato dal Centro Formazione Insegnanti in collaborazione con il Ministero Istruzione Università e Ricerca (MIUR), la Facoltà di Scienze cognitive dell’Università di Trento ed il Centro Interculturale Millevoci.
Stamattina la presentazione, in Sala Stampa della Provincia, con Marta Dalmaso, assessore provinciale all’istruzione, Luciano Covi, direttore Centro Formazione Insegnanti, Massimiliano Tarozzi (Università di Trento), Lauta Bampi (Centro Millevoci) e tre dirigenti scolastici che parleranno rispettivamente in altrettante sezioni parallele all’interno del convegno: Daniela Simoncelli (Istituto Don Milani di Rovereto), Elia Perini (Istituto Comprensivo di Mori), Sandra Boccher (Istituto d’istruzione superiore
Curie di Pergine).
Non si tratta di un convegno qualunque – hanno sottolineato quasi tutti i relatori – anche se molto qualificato e con la presenza di esperti internazionali di alto livello, ma del punto d’approdo e nel contempo di ripartenza di un percorso di conoscenza e approfondimento delle buone pratiche e della riflessione sull’integrazione interculturale in una scuola e in una società completamente mutata negli utlimi tempi.
La stessa presenza degli studenti stranieri nella scuola italiana e in quella trentina va
studiata nella sua nuova articolazione, guardando, per esempio, ai risultati d’apprendimento molto differenti non solo tra studenti trentini e studenti stranieri, ma anche tra studenti di prima generazione e quelli di seconda generazione, nati in Italia da coppie ormai stabili nel nostro paese. Una realtà, quest’ultima, che è in crescita notevole.
Gli ultimi dati Invalsi, ha ricordato il direttore del Centro Luciano Covi, ci devono far riflettere su una nuova presenza di ragazzi stranieri che fanno registrare risultati
d’apprendimento migliori rispetto ai primi stranieri giunti nella nostra scuola, ma ancora inferiori rispetto quelli degli studenti trentini. E non bisogna pensare che si tratti di bambini "analfabeti" o che la "colpa" sia della carenza linguistica, perché spesso si tratta di ragazzi bilingui o trilingui e che, comuqnue, parlano italiano e bene. Il problema, allora, è più complesso e proprio per questo il Centro di Rovereto ha attivato un percorso di formazione che ha portato 16 presidi dei nostri istituti (11 degli istituti comprensivi, 2 di quelli superiori e 3 della formazione professionale) a trasformarsi in "dirigenti esploratori in contesti multiculturali", in giro per realtà scolastiche di altre regioni, ma significative per le "buone pratiche" in questo ambito.
E nelle due giornate di Rovereto ci saranno molti partecipanti provenienti da altre regioni, assieme ad esperti dall’Italia e dall’estero fino a Jagdish Gundara, punto di riferimento a livello internazionale sulla formazione degli insegnanti e sull’educazione interculturale, che dialogherà con Massimiliano Tarozzi, docente della Facoltà di Scienze Cognitive e riferimento nella nostra provincia di molte iniziative di ricerca e formazione proprio sull’approccio interculturale nella scuola.
"Per fare il salto verso una scuola davvero mutliculturale non basta più parlare di accoglienza e di supporti linguistici e disciplinari – ha concluso proprio Tarozzi -, dobbiamo lavorare sui cuori e sulle pance, perché da qui si parte per affrontare la gestione della dimensione multiculturale" (mc)