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Srebrenica e Karadžić

I giudici hanno ribadito questo orientamento pochi giorni fa al processo Karadžić, in corso all’Aja, dove è da poco terminata la fase della presentazione delle prove da parte della Procura. Secondo le regole del Tribunale, prima che inizi la parte dedicata alla difesa, i giudici possono decidere il proscioglimento dell’imputato da uno o più capi d’accusa, se ritengono che le prove presentate non siano sufficienti per arrivare ad una condanna.

Nessuna eccezione è stata sollevata rispetto all’accusa di genocidio per Srebrenica. La Corte ha invece dichiarato di non ritenere sufficienti le prove sin qui presentate relativamente al carattere genocidario di altre stragi, delle quali l’ex leader dei serbi di Bosnia è accusato: quelle del 1992 a Bratunac, Foča, Ključ, Prijedor, Sanski Most, Vlasenica e Zvornik.

La decisione, che non è definitiva, ha creato scalpore nei media e nell’opinione pubblica bosniaca, in particolare tra le associazioni delle vittime, e martedì l’accusa ha presentato ricorso. L’inizio della presentazione delle prove, e dei testimoni, da parte della difesa, è previsto per il prossimo ottobre.

Nei mesi successivi al luglio del 1995, il crimine di Srebrenica è proseguito con l’occultamento di migliaia di corpi in fosse comuni secondarie e terziarie. Questo ha reso estremamente difficile il recupero e il riconoscimento delle vittime, tanto che ancora oggi gli scomparsi di Srebrenica rappresentano la parte più consistente di tutti gli scomparsi delle guerre in ex Jugoslavia. La Commissione Internazionale per le Persone Scomparse (ICMP) ha finora identificato oltre 16.000 vittime di quei conflitti (su un totale di circa 40.000 desaparecidos), ma in Bosnia Erzegovina ne mancano ancora molte migliaia (tra gli 8 e i 10.000 secondo lo stesso ICMP), e la maggior parte sono quelli di Srebrenica.

Ogni anno, l’11 luglio, vengono sepolti a Poto&#269

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