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Non solo teroldego. Per una migliore gestione della risorsa idrica nella Piana Rotaliana

Di lì a poco, però, grazie all’azione di qualche Comune evidentemente conscio delle conseguenze del referendum sull’acqua celebrato nel 2011, è iniziata una serie di telefonate ed incontri mirati alla gestione sovra comunale degli acquedotti della Rotaliana.

Infatti, anche a causa del (futuro) forzato disimpegno di Dolomiti Energia che ha in gestione quattro degli otto acquedotti della zona, alcuni amministratori hanno iniziato ad interrogarsi. Che fare? Muoversi verso l’ipotesi di un’entità unica che veda uniti tutti i 17 territori i cui acquedotti ad oggi sono ancora gestiti da Dolomiti Energia? O verificare se si può agire partendo da un territorio più ristretto ed omogeneo ma in ogni caso ben più esteso e popolato (quasi 30 mila i residenti nella Comunità di Valle) rispetto alle attuali gestioni?

I dati sulle tariffe 2010 che dimostrano la maggior economicità ed efficienza dei servizi idrici gestiti in rete nei comuni di Mezzolombardo, Mezzocorona e San Michele rispetto ad altre situazioni hanno spinto verso una riflessione. E quindi, ad AIR, l’azienda rotaliana appunto, è stato affidato il compito di valutare la situazione e di proporre un piano industriale diretto al coinvolgimento, a tappe, di tutti i comuni della zona. Tra l’altro, i lavori attualmente in corso per l’ampliamento del bacino di accumulo di Air (una galleria che attraversando il Monte Corno, collega la frazione di Maurina di Spormaggiore ai Piani di Mezzolombardo) permettono di osservare l’abbondanza di acqua che sgorga dalla falda e che potrebbe fornire il prezioso liquido a tutto il territorio. Ora, invece, alcuni paesi della CdV della Rotaliana sono costretti a pompare l’acqua dai pozzi (addirittura da Trento!) o a temere le annate più secche.

La realizzazione di un grande collettore per la distribuzione dell’acqua in tutto il territorio della Comunità garantirebbe a tutti i cittadini della Rotaliana la stessa qualità, a costi probabilmente inferiori e con un risparmio economico e ambientale rappresentato dal mancato consumo dell’energia elettrica ora "sprecata" nel pompaggio dai pozzi o verso le colline. Il grande tubo rappresenterebbe poi, anche plasticamente, l’intento unitario di Comuni che, salvo lodevoli eccezioni, contando su una dimensione media elevata (Faedo escluso) rispetto ad altre zone, si sono spesso mossi con una visione autarchica ora sempre meno sostenibile.

I timori di alcuni di vedersi aumentare le tariffe a causa dell’ingresso di nuovi Comuni (e quindi di nuovi costi), potrebbero essere fugati pensando ad una prima fase di semplice affido, in convenzione, ad Air; in tal modo, le tariffe rimarrebbero separate ma la gestione unitaria, in prospettiva, potrebbe avvicinare i parametri fino alla loro completa (o quasi) sovrapposizione.

Infine, nessuna conferma delle voci che annunciavano il boicottaggio del referendum da parte del decreto sulle liberalizzazioni. Infatti, l’unica norma che nel decreto coinvolge l’acqua è quella che dovrebbe fissare la dimensione della gestione a livello provinciale (ovviamente per presunte ragioni di efficienza ed economicità). Tuttavia, in forza della nostra autonomia è ben possibile che vengano stabilite dimensioni minori (magari partendo dalla dimensione della Comunità di Valle).

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