Il Trentino in Palestina
29 Aprile 2011Social network per cosa?
3 Maggio 2011La Provincia autonoma di Trento ha avviato da tempo proficui rapporti sia con lo Stato di Israele, dove sono in corso collaborazioni nel settore della ricerca che coinvolgono l’Università degli Studi di Trento e le Fondazioni Fbk e Mach, sia con la Palestina, dove sta si sta portando avanti il Progetto Cremisan.
Nel commentare gli incontri, il presidente Lorenzo Dellai, ha sottolineato la valenza dei percorsi orientati alla costruzione di una pace duratura puntando su progetti che sappiano contrastare un’economia basata sulla guerra. La delegazione trentina si trova in Palestina per restituire la visita istituzionale del ministro all’agricoltura Ismail Daiq, che era stato accolto lo scorso mese di ottobre, in Provincia, dal presidente Dellai, presso la sede della Cooperazione Trentina, e da Diego Schelfi.
Durante i colloqui con il primo ministro Salam Fayyad e il responsabile del Dicastero dell’agricoltura Ismail Daiq sono state gettate le base di un progetto che si possa ispirare al nostro modello cooperativo, sia per il settore agricolo che per quello del credito.
In Palestina, infatti, non esiste un sistema bancario come quello Trentino dove si è sviluppato un settore per molti aspetti ancora inedito nel resto d’Italia, quello delle casse rurali e del credito cooperativo. Un’esperienza che ha suscitato il vivo interesse da parte dei vertici palestinesi.
Un altro importante terreno di collaborazione comune è quello che riguarda le produzione agricole. In Palestina la Provincia autonoma di Trento sta sostenendo il Progetto Cremisan per far rinascere il vino di Cana, portato avanti dai Salesiani di Betlemme. Il centro di Cremisan è stato visitato ieri dalla delegazione trentina, che oggi ha condotto un sopralluogo anche in alcune aziende agricole dove si coltivano palme, viti, melograni e altre dedicate all’allevamento del bestiame.
L’auspicio è quello di far diventare Cremisan un polo di riferimento per altre esperienze vinicole della zona. In questo territorio dal clima mediterraneo vi sono i presupposti per intensificare la coltivazione vinicola che, già adesso, ha raggiunto un buon livello ed è caratterizzata da un tipico paesaggio a terrazzamenti.
Nella storica cantina vinicola sono in corso lavori di miglioramento e si stanno pian piano rafforzando la conoscenza enologica e lo sviluppo delle tecnologie, grazie alla collaborazione dei tecnici della Fondazione FBK. L’Istituto Agrario di San Michele ha già analizzato i vitigni autoctoni e trovato alcune uve considerate da tavola ma adatte anche alla vinificazione, vi è inoltre una buona produzione di Cabernet Sauvignon, ma non c’è solo il vino a costituire un possibile filone di sviluppo. La Palestina rappresenta infatti un importante produttore di melograno e l’idea è quella di sviluppare un processo di tipo commerciale moderno che percorra tutta la filiera agricola di questo frutto, molto richiesto per le sue particolari proprietà. Il melograno è infatti ricco di sali minerali ed è caratterizzato dalla presenza di sostanze benevole per l’organismo fra cui gli antiossidanti e altri acidi come l’ellagico, che ha un ruolo importante contro diverse patologie.
La missione in Palestina si è concretizzata con l’istituzione di un gruppo di lavoro incaricato di definire il percorso per la firma di un vero e proprio protocollo di intesa orientato a sviluppare le potenziali del comparto agricolo e del settore finanziario.