
lunedì, 13 giugno 2011
13 Giugno 2011
venerdì, 17 giugno 2011
17 Giugno 2011Sono indignato. In primo luogo perché la risposta che viene dai leader nazionali del PD (e non solo) all’esito del voto è la richiesta di dimissioni del governo. Ho girato il Trentino in lungo e in largo dicendo che i referendum erano lo strumento per riportare i contenuti al centro del dibattito politico, che per vincere avremmo dovuto portare al voto una quota significativa di elettori del centrodestra essendo tali contenuti trasversali agli schieramenti, che rappresentavano l’occasione per interrogarsi attorno ai nodi di fondo del nostro modello di sviluppo… ed ora anziché incalzare sui contenuti accade l’opposto. E così Massimo D’Alema a Ballarò dice che la privatizzazione della gestione del servizio idrico ci può stare (quasi che il referendum non avesse dato alcuna indicazione) e che la conseguenza del voto dovrebbero essere le dimissioni di Berlsuconi. E’ vero che la legge Ronchi prevedeva l’obbligatorietà dell’affidamento della gestione dei servizi ai privati, ma non cogliere che il mandato che viene dal voto va nella direzione della pubblicizzazione o della ripubblicizzazione testimonia che non si è imparato proprio nulla. Quanto alle dimissioni del governo Berlusconi, persino Di Pietro riesce a capire che è politicamente sbagliato farlo ora.
Sono doppiamente indignato anche per effetto che, a quanto pare leggendo i quotidiani locali, sembra che in Trentino il confronto referendario sia stato la fotocopia di quello nazionale. Ma così non è stato e non è, da almeno due anni. Da quando cioè abbiamo messo in campo tutte le prerogative della nostra autonomia per mettere in protezione l’acqua trentina dalle incursioni del capitale privato, sia nel mantenere il diritto di scelta in capo ai Comuni, quanto nel ri-pubblicizzare il servizio idrico laddove è finito in società miste pubblico-private come Dolomiti Energia. Mozioni, ordini del giorno, articoli di legge hanno portato a presidiare tanto il tema dell’acqua che quello del nucleare e dello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili en prima dei referendum. E nella stessa campagna referendaria, il PD del Trentino ha messo in campo un centinaio di iniziative sul territorio, seppure con qualche esitazione iniziale e con un piccolo dissenso interno ma ingigantito dai giornali.
Avverto una grande distanza fra il vento che spira e la rappresentazione che ne viene. Riemerge un antico vizio della politica (ma anche dei movimenti e della cosiddetta società civile): quello di far rientrare a forza quel che accade con il proprio schema interpretativo. E così sentiamo sui referendum le cose più ideologiche, da parte della politica come da parte dei movimenti. E poco ascolto. Scarsa capacità di stare ad osservare, tanto meno di meravigliarsi. Come se la storia non cambiasse mai. Come se tutto fosse già stato scritto. Come se noi la sapessimo più lunga di tutti. Insopportabile.
Forse qualcuno si accorge anche di questo lavoro, così mi chiamano da TCA e da L’Adige per saperne di più: quando le iniziative istituzionali vennero realizzate a malapena si accorsero del loro valore. Che ti racconta altresì del fatto che ogni tanto la politica non si limita a rincorrere gli avvenimenti, cercando magari di anticiparne gli esiti.
In questi giorni di maratona consiliare e di lavoro sui referendum ho giocoforza trascurato diverse altri impegni: così oggi recupero un po’ di cose lasciate lì. Ecco dunque che ci troviamo con i rappresentanti della comunità sarda e con il direttore del Museo storico del Trentino per preparare l’iniziativa sul pensiero di Emilio Lussu prevista per sabato prossimo a Lavarone. Nel primo pomeriggio l’incontro in assessorato dell’agricoltura per preparare la visita della delegazione palestinese che sarà in Trentino a fine mese. A seguire passo dal Forum e poi sono al Centro di Formazione alla Solidarietà Internazionale per un’intervista sul percorso del Progetto Prijedor. Mi fa piacere che quest’esperienza venga studiata, perché effettivamente il suo percorso originale ci permette di riflettere a fondo sull’idea che abbiamo di cooperazione. Vedo nelle due persone che mi intervistano e nelle loro domande una bella curiosità, che vorrei riuscissero a non perdere.
E’ ormai sera. Dovrei fare un salto all’incontro sul Mediterraneo previsto in Regione, ma sono stanco e vorrei passare finalmente una sera con Gabriella. Ci fermiamo qualche minuto su Ballarò, il tempo per perdere la pazienza.