
giovedì, 9 giugno 2011
9 Giugno 2011
lunedì, 13 giugno 2011
13 Giugno 2011Mentre prosegue la sessione del Consiglio Provinciale dedicata alla riforma della Protezione Civile con gli orari imposti dall’ostruzionismo di una parte delle minoranze, una boccata d’ossigeno è rappresentata dalla celebrazione del ventennale della legge istitutiva del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Al forte di Cadine da poco restaurato ma non ancora aperto al pubblico, si svolge una prova d’orchestra. E non è quella degli Abies Alba, che pure allietano con le loro parole e la loro musica antica l’incontro del Forum. Parlo invece dell’idea di trasformare questo luogo in un laboratorio permanente sull’elaborazione dei conflitti. Dove indagare le guerra, le nuove guerre che si accaniscono contro la cultura e la storia. Dove comprendere non solo la follia della guerra, ma anche la follia del suo amore.
Vent’anni nei quali è cambiato il mondo, sono cambiati i contesti e le geografie, le speranze che la caduta del muro di Berlino avevano suscitato hanno lasciato il posto alla guerra ritornata la forma normale di risoluzione dei conflitti e ai campi di concentramento nel cuore dell’Europa.
In realtà quella che si svolge oggi non è affatto una celebrazione, bensì un’occasione di riflessione, interrogandosi su quanto il percorso di vent’anni del Forum abbia lasciato nella comunità e nelle istituzioni trentine. Ne viene un confronto interessante, per niente rituale e scontato, dove si alternano al microfono gli attori attuali e quelli di un tempo, le associazioni e chi mi ha preceduto nella carica di presidente, dove la domanda riguarda l’efficacia dell’azione del Forum come quella del movimento per la pace. Insomma, il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?
Una risposta, in buona sostanza non c’è. La realtà trentina ci viene da tutti invidiata, non c’è dubbio, ma al tempo stesso non possiamo non vedere come siamo ancora lontani da un minimo comune denominatore rispetto al valore delle istituzioni della nostra autonomia, che il Consiglio provinciale approvò a larghissima maggioranza nell’ormai lontano giugno del 1991. Le istituzioni sono la nostra piccola costituzione, dovremmo tutti prenderle sul serio. Tant’è vero che per l’ufficio di presidenza del Consiglio investire maggiore risorse nel Forum è tabù.
E’ davvero importante che siano qui con noi oggi i presidenti che si sono alternati alla guida del Forum, sguardi diversi ma profondi sul senso stesso di questa istituzione il cui ruolo viene da tutti riconosciuto nella sua continuità di impegno come nella modalità di interpretazione del suo mandato. Insieme a loro non meno di sessanta rappresentanti di associazioni e istituzioni, nonché l’assessore alla cultura Panizza che fra l’altro in questa occasione fa da padrone di casa.
Con noi anche Paolo Ghezzi che ci accompagna lungo l’itinerario di vent’anni, le sue trasformazioni, i suoi passaggi: percorrerli sarà l’oggetto di una pubblicazione che, attraverso un’immagine e un racconto, racconterà la storia del Forum, anno dopo anno.
Fuori dalle spesse mura del vecchio forte austroungarico c’è un caldo sole primaverile che ci mette in simbolica comunicazione con altre primavere che accompagnano pensieri e nuove speranze lungo le sponde del mediterraneo.
Ritornare in Consiglio ad ascoltare interventi privi di capo e di coda è davvero la morte dell’anima. Mi auguro che chi assiste a questa pantomima si possa rendere conto del triste spettacolo cui stiamo assistendo e di come una minoranza priva di responsabilità possa paralizzare oltre all’iter legislativo in questione anche il più importante organo legislativo della nostra autonomia. Alle 21.00 siamo ancora nell’insalubre emiciclo ovattato di vecchia moquettes della Regione. Riprenderemo domenica, nella speranza che le aperture della maggioranza possano portare consiglio. Ma così non sarà.