un’immagine di piazza Duomo durante il festival 2011
venerdì, 3 giugno 2011
3 Giugno 2011
Reportage Chernobyl
giovedì, 9 giugno 2011
9 Giugno 2011
un’immagine di piazza Duomo durante il festival 2011
venerdì, 3 giugno 2011
3 Giugno 2011
Reportage Chernobyl
giovedì, 9 giugno 2011
9 Giugno 2011

martedì, 7 giugno 2011

Oggi dovrebbe riprendere la seduta del Consiglio Provinciale sospesa quindici giorni fa, entrando nel vivo del dibattito sul DDL relativo alla Protezione Civile. E in effetti il Consiglio riprende i suoi lavori, ma per una breve celebrazione del centocinquantenario dell’unità d’Italia. L’inno alla gioia, un bell’intervento del presidente del Consiglio provinciale, un breve saluto del Commissario del Governo seguito dall’inno al Trentino e da quello di Mameli. Poi riprende la bagarre, non c’è alcun accordo con le minoranze e dunque i lavori vengono di nuovo sospesi. Sarà così per l’intera giornata, nella speranza di raggiungere una soluzione accettabile. Le minoranze si sono infilate in un cul de sac, hanno imbastito un ostruzionismo difficile da motivare e hanno bisogno di uscire in maniera onorevole. Ma intanto ci tengono bloccati e il risultato è la paralisi dei lavori consiliari. In gioco, come dirò nel mio intervento, è una visione del Trentino, di una realtà che proprio grazie alla rete di diffusa partecipazione non è diventata preda dello spaesamento che nel nord ha fatto il successo della Lega.

Nel primo pomeriggio ci incontriamo per organizzare la visita della delegazione palestinese a fine giugno. Si tratta della naturale evoluzione degli incontri avuti in Palestina in direzione di costruire un accordo quadro su agricoltura e credito: così arriveranno in Trentino i rappresentanti dei mondi vitali del microcredito, della frutticoltura, della viticoltura, del vivaismo e della formazione professionale con i quali abbiamo lavorato a Ramallah.

Sospeso il Consiglio, la sera sono a Lasino per l’ennesima serata sui referendum. E’ davvero doloroso leggere sul Trentino di oggi che il PD del Trentino sarebbe incerto sui referendum semplicemente perché Giorgio Tonini ha espresso una posizione che rispecchia l’orientamento che fu dei DS piuttosto che la posizione del PD sui referendum. In questi mesi ho presidiato in ogni sede il tema dell’acqua come bene comune, gli ordini del giorno e gli emendamenti sulla finanziaria inerenti il servizio idrico avevano la mia come prima firma, abbiamo cercato di attivare le prerogative dell’autonomia speciale per metterci al riparo dalle logiche di privatizzazione, mia è la mozione che fa del Trentino un territorio denuclearizzato, per arrivare alla campagna referendaria nella quale avrò partecipato personalmente a non meno di venti serate sul territorio.

La rappresentazione giornalistica della realtà è forse più importante della realtà? Eppure vedo i circoli territoriali decisamente impegnati in questa scadenza, la consapevolezza che ne può venire un nuovo capitolo della primavera che questo tempo ci sta regalando.

Anche la serata in Valle dei Laghi si rivela partecipata, nonostante la concomitanza con altri appuntamenti. E posso dire anche proficua, vista l’attenzione, le domande e le considerazioni che vengono dal pubblico. Anche qui viene apprezzato il taglio per nulla elettorale che propongo, laddove in discussione non c’è solo l’esito dei quattro referendum ma soprattutto la necessità di interrogarsi sul futuro, sulla nostra impronta ecologica, sulla sostenibilità delle nostre scelte.

1 Comment

  1. daniele ha detto:

    In prima sul Corriere, oggi Massimo Mucchetti ricorda che l’acqua è un bene pubblico e tale resta anche con l’approvazione del decreto Ronchi che il referendum vuole abrogare. “Un Paese senza pregiudizi farebbe gare aperte a tutte le imprese di accertatata solidità e competenza senza badare alla natura pubblia, privata o mista della proprietà. L’articolo 23 bis del decreto e i successivi aggiornamenti, invece, tendono a privilegiare la mano privata. Con una certa confusione. Essi infatti dispongono l’affidamento dei servizi idrici a soggetti privati a soggetti privati attraverso gara europea o affidamento a società a cpitale misto nelle quali un socio privato, scelto attraverso gara, abbia almeno il 40 per cento”. E tuttavia Mucchetti evidenzia il rischio ’demagogia’ di questo quesito, anche perché “per fermare le dispersioni, assicurare acqua corrente a 10 milioni di cittadini che l’hanno a intermittenza, collegare alle fogne e ai depuratori il 20-30% che ne è isolato, servono investimenti dai 65 ai 120 miliardi di euro”.