giovedì, 4 luglio 2013
6 Giugno 2019venerdì, 14 giugno 2019
14 Giugno 2019sabato 4 luglio 2009
La sveglia che mi porto dentro evita che quella meccanica faccia il suo lavoro. E così, malgrado le poche ore di sonno, di primissimo mattino sono in moto. Alle 9.00 ho appuntamento con il Presidente Dellai in Piazza Dante e alle 9.15 con gli amici della Fondazione Langer di Bolzano che accompagnano Shirin Ebadi, avvocato, attivista diritti umani, premio Nobel per la pace 2003, che successivamente incontrerà la stampa trentina.
Do un’occhiata ai giornali, L’Adige riporta il mio pezzo sulla visita in Regione della signora Ebadi in prima pagina, il Corriere del Trentino un analogo intervento di Fabio Pipinato. Bene, anche se la frase di Kapuściński era così significativa che potevano evitare di tagliarla.
Con Dellai ho una corposa scaletta di cose da vedere e, visto che fra pochi minuti arrivano i nostri ospiti, decidiamo di darci un appuntamento più disteso.
Shirin Ebadi è una donna tenace e ne ha tutto il piglio. Averla con noi a Trento è un onore e per questo ringrazio la Fondazione Langer. Shirin ha ritirato nei giorni scorsi a Bolzano il Premio Langer 2009 per conto di Narges Mohammadi, alla quale nelle scorse settimane è stato ritirato il passaporto.
Il colloquio è tutt’altro che rituale e le domande investono quel che la comunità internazionale ed una piccola comunità come la nostra possono fare per aiutare la primavera di Teheran e di tutto il paese ad affermarsi. La signora Ebadi risponde in maniera chiara, affermando che prima o poi il regime cadrà e la gente del suo paese si ricorderà di chi li ha sostenuti o di chi avrà continuato a fare affari con Ahmadinejad.
Vorrei chiederle quanto sarà lungo questo "prima o poi", perché dalle grandi manifestazioni di opposizione allo Scià Reza Palhavi del 1963 (che costarono al vita a più di diecimila persone nell’indifferenza del mondo) alla sua deposizione nel 1979 passarono sedici anni, ma evito di farlo. Che poi rimanderebbe ad un’altra domanda che riguarda il grado reale del consenso verso il regime da parte dell’Iran profondo. Domanda che invece le faccio ma "a microfoni spenti". Mi risponde che anche nei villaggi il regime ha avuto un crollo di consenso per effetto della situazione economica che mette a dura prova le popolazioni. Spero abbia ragione, ma temo che il regime dell’Ayatollah Khamenei abbia radici ancora molto solide.
La conferenza stampa è affollata di giornalisti, ma i tempi sono strettissimi e tutti vorrebbero poter avere un’intervista. Così dopo la presentazione e alcune domande l’amico e giornalista Marco Pontoni organizza un’intervista collettiva per le televisioni. I rappresentanti della Comunità Baha’i del Trentino consegnano alla signora Ebadi un piccolo omaggio per ringraziarla del sostegno che lei ha sempre avuto verso la Comunità Baha’i, in Iran perseguitata ormai da anni.
Ci salutiamo, il loro tour continuerà a Verona e poi a Firenze. Sono davvero contento per questa opportunità di testimoniare la nostra attenzione verso quel che accade in quella parte del nostro piccolo mondo.
E’ tempo di tirare il fiato. E in questo fine settimana, per fortuna, altri impegni pubblici non ce ne sono. A dirla tutta, semplicemente un po’ di lavoro arretrato, ma questo è la normalità.