Palestina
martedì, 17 maggio 2011
17 Maggio 2011
Chaplin, il grande dittatore
venerdì, 20 maggio 2011
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mercoledì, 18 maggio 2011

Siamo nel cuore di una settimana dedicata ai temi della pace. Nel primo mattino al liceo Galilei di Trento si riuniscono duecento ragazzi provenienti da diverse scuole superiori del Trentino e di altre regioni italiane per la giornata tematica dedicata alla "nonviolenza" nell’ambito della preparazione dell’edizione del cinquantenario della marcia Perugia Assisi. Non vedo da tempo Mao Valpiana, da sempre portavoce del Movimento Nonviolento. Non gli sembra vero che in Trentino, a pochi chilometri dal leghismo profondo della sua terra, ci sia una situazione tanto diversa: basta guardare questa scuola – mi dice – per rendersi conto di essere in un altro mondo. Lui è di Verona e mi racconta che anche in quest’ultima tornata elettorale amministrativa nel voto dei piccoli comuni della provincia non è cambiato nulla. Parla ai ragazzi del messaggio gandhiano del satyagraha, la forza della verità. E mi chiedo quanto le sue parole (o le mie…) riescano ad entrare in comunicazione con la vita di queste giovani persone. O se invece non dovremmo parlare loro dicendo proprio la verità nuda e cruda di quel che gli aspetta, dei tratti di questo tempo, della precarietà e della paura, dell’aggressività che ne viene, della violenza dei rapporti di potere.

Vado in piazza Fiera dove si riuniscono i bambini delle scuole elementari della città nell’ottava edizione di "Trento città per la Pace", un grandissimo arcobaleno realizzato con i colori di ogni scuola, musica, canzoni, testimonianze dei bambini sulla pace. Ne ho seguito da vicino la preparazione perché la mia compagna fa parte del tavolo "Tuttopace" e quanto lavoro tutto questo richieda. Non so se qualcosa resterà nel loro sentire di adulti, ma intanto sui loro volti c’è il sorriso. Danzare e cantare aiuta questi ragazzi a crescere migliori. Vorrebbero che anch’io salissi sul palco con le autorità, ma preferisco girovagare per la piazza, lasciando che sia il sindaco a comunicare con i suoi piccoli concittadini.

Avrò modo nel pomeriggio di parlare fin troppo a lungo. Prima con chi mi intervista sulla storia dei tavoli di cooperazione con i Balcani (mi stupisce che se ne parli già al passato) e poi con gli iscritti al corso di formazione "Si parte… dai territori", promosso nell’ambito delle attività del Centro di formazione alla solidarietà internazionale. Sono una ventina di persone, prevalentemente giovani e donne, ma ormai è sempre così. E’ come se gli uomini con i temi della cooperazione e della mondialità non centrassero nulla. Come se il "farsi carico" venisse avvertito solo da una metà del cielo.

Parlo loro di Europa come una diversa chiave per guardare al presente. Di un Mediterraneo come attraversamento di saperi e di conoscenza. Di una contemporaneità che fatichiamo ad interpretare per effetto di strumenti spuntati. Di una cooperazione come modo di stare al mondo. L’incontro dovrebbe durare un paio d’ore che invece diventano tre e proprio nessuna (devo usare il femminile) fa cenno di andarsene. Attente, quaderno in mano, curiose e intelligenti nelle domande.

La riunione del gruppo consiliare che contavo di raggiungere verso le venti alla Malga Brigolina è ormai andata su per il camino. E a questo punto mi spremuto come un limone. Nel vecchio convento degli Agostiniani che ospita il Centro di formazione c’è un’effervescenza di incontri e vedo Jenni, la direttrice, stanchissima ma soddisfatta del lavoro che si sta facendo, tanto che mi accompagna di aula in aula affinché possa rendermene conto. Non so quanta gente conosca questo luogo, o altri analoghi, dove in Trentino s’investe in conoscenza, ma questo è un tratto di diversità straordinario di questa terra, anche se talvolta l’informazione nemmeno se ne accorge. Anche la politica, che pure queste scelte le compie, nel suo svolgersi rituale fatica a sintonizzarsi con questo prezioso lavoro, presa com’è nel rincorrere gli avvenimenti o le proprie autoreferenzialità.

Al "Trentino Folk Festival" che si svolge l’indomani nello stupendo scenario di Castel Beseno ne parlo con Vincenzo Barba che passa la sua esistenza a far danzare la gente, piccoli o grandi  che siano. Ho come l’impressione di essere fra i pochi che lo prendono sul serio, ma non ho dubbi che il linguaggio del corpo rappresenti una pratica formativa contro l’aggressività. E mi sembra che ce ne sia davvero un gran bisogno.

In tarda serata arriva la notizia del discorso di Barack Obama al mondo arabo. Come già due anni e mezzo fa al Cairo, le sue parole sembrano tutt’altro che insignificanti. E quel che dice a proposito della questione palestinese sul diritto ai territori del 1967 come condizione per la pace potrebbe costargli caro. 

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