Nel nome di Neda
4 Luglio 2009Se non fossi nato zingaro
7 Luglio 2009Come ha denunciato il Wall Street Journal, le due multinazionali hanno fornito al regime iraniano le tecnologie per permettergli di "controllare e censurare internet ed esaminare il contenuto delle comunicazioni online su ampia scala". Sulla brochure che presenta le tecnologie Nokia-Siemens vendute all’Iran era scritto: "Consente di controllare e intercettare ogni tipo di comunicazione voce e dati su tutte le reti. Si tratta della ‘Deep Packet Inspection’ (DPI). E’ la stessa tecnologia di controllo e di spionaggio di cui trattano i difensori dei diritti degli utenti quando puntano il dito contro le norme europee volte a combattere la "pirateria". L’associazione PeaceLink denuncia l’immoralità di ogni censura su internet e, a riguardo, sostiene i diritti del cyberattivisti iraniani.
E "tra coloro che hanno fornito gingilli elettronici all’Iran c’è anche l’Italia" – come ha affermato Il Corriere della Sera: "dopo il 2001, gli iraniani hanno fatto di tutto per acquisire materiale sofisticato necessario per tenere d’occhio dissidenti ed eventuali agenti stranieri: microspie, apparati per le intercettazioni telefoniche e radio, know how per la bonifica di ambienti sono stati i principali prodotti sulla lista della spesa".
Il Bel Paese è infatti il primo partner commerciale di Teheran in Europa. Lo ha affermato il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante la sua visita al Presidente Usa, Barak Obama, specificò che "il nostro Paese è cruciale per i progetti petroliferi di esplorazione ed esportazione da Teheran". "Nel 2008 i nostri scambi commerciali con l’Iran sono stati valutati attorno ai 6,1 miliardi di euro, raddoppiandosi rispetto al 2003".
Unimondo conferma il business. Da una ricerca sul database del commercio estero dell’Istat, nel solo 2008 l’Italia ha esportato in Iran merci per un valore doppio rispetto a quanto dichiarato da Berlusconi: si tratta infatti di oltre 13,6 miliardi di euro. La progressione è crescente: si passa dai poco meno di 200 milioni di euro del gennaio 2008 a quasi 2,2 miliardi di dicembre dello stesso anno. La bilancia commerciale è comunque a favore di Teheran: nel 2008 L’Italia ha infatti importato merci – e soprattutto petrolio – per un valore di oltre 25 miliardi di euro. La quota principale di export verso Teheran, dopo quella europea, spetta agli Emirati Arabi Uniti e alla Cina, entrambi con appena l’8,3% cadauno. La Russia ha una quota del 4,8%, l’India del 3,6%, il Giappone del 3,4% mentre gli Stati Uniti non hanno rapporti commerciali. Ecco perché il Nobel si trova più qui che oltreoceano. Insomma, sta dicendo al Vecchio Continente di smetterla con le "raccomandazioni" per passare ad "azioni" più incisive. Anche sul piano economico. Senza per questo perdere la pazienza e la cura dei rapporti che sono propri della diplomazia.