“Norme per l’orientamento dei consumi, l’educazione alimentare e il sostegno al consumo dei prodotti agroalimentari trentini”
20 Giugno 2009Interessi italiani in Iran
6 Luglio 2009I tragici avvenimenti che hanno segnato e segnano il suo paese hanno impedito che questo avvenisse, anche perché il regime di Ahamadinejad le ha tolto il passaporto e incarcerato il marito (scarcerato solo dopo quindici giorni).
Così a ritirare il Premio Langer è stata un’altra figura di straordinario valore, Shirin Ebadi, attivista iraniana dei diritti umani, Nobel per la Pace nel 2003, che ha condiviso nel corso degli anni con Narges una comune testimonianza.
Shirin Ebadi è stamane a Trento per un incontro con la stampa per raccontare dell’impegno di Narges Mohammadi e di quel che sta avvenendo nel suo paese.
Tenere forte l’attenzione su questo paese è infatti quel che ci chiedono le migliaia di persone che sono scese in piazza in forma nonviolenta nel denunciare i brogli del regime e per chiedere un cambiamento politico alla guida di quel paese già segnato lungo il ‘900 da una delle più spaventose dittature che la storia moderna abbia conosciuto.
Mi vengono alla memoria le pagine di "Shah-in-Shah" di Ryszard Kapuściński, mirabile reportage dall’Iran nei mesi successivi alla rivoluzione del 1979, quando descriveva la forza di un popolo che, nonostante l’appoggio internazionale di cui godeva il regime dello scià Reza Pahlavi, era riuscito a rialzarsi e a riprendere nelle sue mani il proprio destino. E di come nel liberarsi dalla dittatura potessero ritrovare cittadinanza quegli stessi meccanismi di potere dei quali ci si voleva liberare.
In questo saper guardare oltre gli avvenimenti, Kapuściński individuava nei villaggi "la chiave della modernità". Un messaggio di straordinaria attualità. Tant’è che nei giorni delle grandi manifestazioni di protesta dei giovani iraniani cercavo nelle cronache giornalistiche di sapere quel che accadeva non solo a Teheran ma anche nelle altre città e villaggi iraniani, in quell’Iran profondo dal quale viene ancora, come già in altre latitudini, il consenso alla conservazione.
"Ci vogliono generazioni…" scriveva il celebre giornalista scomparso due anni e mezzo fa. Quel che abbiamo visto dalle immagini dei telefonini è un nuovo Iran, migliaia di giovani che hanno voglia di uscire dall’isolamento e connettersi col mondo pur nel rispetto della propria identità. Era così Neda, la ragazza uccisa da un miliziano mentre manifestava insieme al padre nelle vie di Teheran, diventata il simbolo della rivolta dell’opposizione iraniana.
Penso così che il Premio Langer sia dedicato anche a lei.